Il culto del milite ignoto
La guerra fu un’esperienza drammatica, che costrinse i soldati (e non solo) a un contatto quotidiano con la sofferenza e la morte. Per permettere alle popolazioni di affrontare e superare questo trauma, si cercò di dare un significato ai lutti e ai sacrifici sopportati, celebrando l’eroismo dei soldati e la pietà per chi era scomparso. Nel dopoguerra, in tutte le nazioni europee si tennero cerimonie e commemorazioni; ovunque, sui campi di battaglia, sorsero cimiteri militari e monumenti con incisi, in lunghi elenchi, i nomi dei caduti.
Si diffuse inoltre, prima in Gran Bretagna e in Francia, poi in tutte le altre nazioni europee, il culto del “milite ignoto”. Nelle battaglie i soldati classificati come “dispersi” furono tantissimi, perché l’artiglieria smembrava i corpi e rendeva difficili i riconoscimenti. Nacque così l’idea di far scegliere alla madre di un soldato disperso il corpo di un combattente ritrovato sui campi di battaglia ma di cui non si conosceva l’identità: la sua salma sarebbe stata onorata come simbolo di tutti i soldati caduti.
La cura dedicata alla scelta del soldato e la partecipazione di massa alla sua sepoltura testimoniano quanta importanza diedero le popolazioni a questo rito.