Palestra di scrittura

Prove sul modello INVALSI 40 45 50 55 60 65 70 75 80 368 Nelle scienze cognitive questo fenomeno la mancanza di parole, e dunque di idee e modelli di interpretazione della realtà, esteriore e interiore è chiamato ipocognizione. Si tratta di un concetto elaborato a seguito degli studi condotti negli anni Cinquanta dall antropologo Bob Levy. Nel tentativo di individuare la ragione dell altissimo numero di suicidi registrati a Tahiti, Levy scoprì che i tahitiani avevano le parole per indicare il dolore fisico ma non quello psichico. Non possedevano il concetto di dolore spirituale, e pertanto quando lo provavano non erano in grado di identificarlo. La conseguenza di questa incapacità, nei casi di sofferenze intense e (per loro) incomprensibili, era spesso il drammatico cortocircuito che portava al suicidio. I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo ha scritto Ludwig Wittgenstein: la caduta del linguaggio si può arrivare a dire è la caduta dell uomo. Nella Città di vetro di Paul Auster, Daniel Quinn va nella biblioteca della Columbia University e legge il libro di Peter Stillman padre, Il Giardino e la Torre: Nel paradiso terrestre il solo compito di Adamo era stato inventare il linguaggio, dare il proprio nome a ogni oggetto e creatura. In tale condizione d innocenza, la lingua era penetrata direttamente nel vivo del mondo. Le parole non si erano semplicemente applicate alle cose che vedeva: ne avevano svelato le essenze, le avevano letteralmente vivificate. La cosa e il nome erano intercambiabili. Dopo la caduta, questo non valeva più. I nomi cominciarono a staccarsi dalle cose; le parole degenerarono in un ammasso di segni arbitrari; il linguaggio era disgiunto da Dio. Dunque la storia del Giardino non ricorda soltanto la caduta dell uomo, ma quella del linguaggio. [ ] Se la caduta dell uomo implicava anche una caduta del linguaggio, non era logico presumere che si sarebbe potuta ribaltare la caduta stessa, e capovolgerne gli effetti, se si ribaltava la caduta del linguaggio, impegnandosi a ricreare quello parlato nell Eden? Se l uomo fosse riuscito ad apprendere la lingua originale dell innocenza, non ne conseguiva che in quel modo, dentro di sé, si sarebbe riappropriato di tutta una condizione d innocenza? L abbondanza, la ricchezza delle parole è dunque una condizione del dominio sul reale: e diventa, inevitabilmente, strumento del potere politico. Per questo argomenta Zagrebelsky è necessario che la conoscenza, il possesso delle parole siano esenti da discriminazioni, e garantiti da una scuola eguale per tutti. Ma il numero delle parole conosciute non ne esaurisce lo straordinario potere sugli uomini e sulle cose. Un ulteriore segnale del grado di sviluppo di una democrazia e, in generale, della qualità della vita pubblica si può desumere dalla qualità delle parole: dal loro stato di salute, da come sono utilizzate, da quello che riescono a significare. Tutti possiamo verificare, ogni giorno, che lo stato di salute delle parole è quanto meno preoccupante, la loro capacità di indicare con precisione cose e idee gravemente menomata. Le parole devono dovrebbero aderire alle cose, rispettarne la natura. Scrive T.S. Eliot nel quinto tempo dell ultimo dei Quattro quartetti: [ ] E ogni frase e sentenza che sia giusta (dove ogni parola è a casa, e prende il suo posto per sorreggere le altre, la parola non diffidente né ostentante, agevolmente partecipe del vecchio e del nuovo, la comune parola esatta senza volgarità, la formale parola precisa ma non pedante perfetta consorte unita in una danza) [...]

Palestra di scrittura
Palestra di scrittura