Zibaldone
Il termine “zibaldone” è un alterato di “zabaione” e indica una vivanda composta da una mescolanza di ingredienti diversi. Tale significato ci fa capire la natura apparentemente confusa di questo libro unico nel suo genere, una specie di immenso scartafaccio in cui Leopardi annota, senza ordine e in uno stile vario e immediato, notizie, riflessioni, estratti di letture, schemi, abbozzi. Come in un diario personale, nello Zibaldone il poeta riversa e condensa i segmenti del suo pensiero, mai cristallizzato ma rivelato in un continuo, spesso contraddittorio, divenire. Gli appunti che vi possiamo leggere spaziano attraverso tutto l’universo leopardiano: note di grammatica, critica letteraria, filologia, politica, filosofia e riflessione autobiografica vengono accolte in questi fogli, che ospitano tutta l’enorme e variegata officina dell’intellettuale e uomo Leopardi.
Al di là della presenza delle date e dei continui rimandi interni che associano i diversi pensieri per argomento, l’opera non ha una precisa struttura organizzativa: l’autore butta già le proprie intuizioni e le proprie idee a seconda delle circostanze o delle occasioni di lettura che le hanno stimolate. Il carattere frammentario dello Zibaldone, del resto, sottolinea anche l’asistematicità di tutto il suo pensiero: è come se il poeta, nel rifiutare ogni schema fisso e ordinato, avesse scelto di presentare proprio in questa forma singolarissima la molteplicità delle sue esperienze e la natura aperta e problematica del suo universo intellettuale.
Pensieri
Oltre allo Zibaldone, Leopardi scrive anche – soprattutto negli ultimi anni della sua vita, tra il 1831 e il 1835 – un cospicuo gruppo di pensieri, incentrati su temi filosofici e politici. In tutto si tratta di 111 brevi prose, pubblicate postume da Antonio Ranieri nel 1845.
T2
L’indefinito e la rimembranza
Zibaldone, [1744-1747]; [1987-1988]; [4426]
Leopardi ritiene che le suggestioni più belle ed evocative siano alimentate da percezioni rese vaghe e indefinite dalla lontananza nello spazio (che suggerisce l’idea dell’infinito) e nel tempo (che alimenta il ricordo) o anche dalla scarsa possibilità di vedere (come accade nell’intrecciarsi di luci e ombre) le cose nella loro amara realtà.
Dentro il TESTO
I contenuti tematici
Nel primo passo Leopardi spiega come si producano le idee indefinite (r. 2) capaci di dare piacere. Egli inizia con l’osservare come la luce del sole e quella della luna piacciano di più quando sono contrastate e incerte, quando se ne vede l’effetto ma non la fonte, che resta nascosta; elenca luoghi dove la luce si mescola con l’ombra, in bilico tra il dentro e il fuori (logge, portici, valli ecc.); collega il modo di diffondersi della luce agli “esiti materiali” che ne derivano, cioè alle percezioni che creano e che la poesia può riprodurre. Come vedremo, nei Canti Leopardi offre numerose applicazioni pratiche di tale teoria nei suoi componimenti, tutte le volte in cui il suo sguardo spazia sul cielo notturno o contempla l’orizzonte che sfuma in lontananza.
Leopardi si sofferma qui principalmente sugli effetti prodotti dalla vista, ma in altri passi dello Zibaldone parla anche di quelli determinati dall’udito: i suoni che si espandono o che si allontanano suggeriscono anch’essi una sensazione di indefinito o di infinito.
Oltre all’indefinito, infatti, anche l’infinito desta piacere: altrove nello Zibaldone il poeta stesso cita la sua poesia L’infinito (▶ T9, p. 68) a titolo di esempio. I due termini – indefinito e infinito – esprimono concetti contigui ma distinti: indefinito è ciò che non si vede distintamente, anche se vicino o di dimensioni limitate (come accade quando i contorni di un oggetto o di un paesaggio sono poco netti oppure svaniscono nel buio o nel ricordo); infinito è invece ciò che è creato dall’immaginazione e dal desiderio in quanto puro prodotto della mente: esso esprime uno slancio o una tensione illimitata verso un orizzonte ideale collocato in una estrema lontananza (spaziale o anche temporale) e che perciò si può solo sognare poiché sovrasta i limiti fisici della natura umana, caratterizzata da una insuperabile finitezza.
Nella ricerca di tutto ciò che esprime appieno la bellezza dell’arte, Leopardi si sofferma – nel secondo e nel terzo passo – su come agiscono le rimembranze e riconosce come molto poetiche quelle parole, frasi, poesie, pitture, imitazioni o realtà (rr. 49-50) che riportano ai ricordi della fanciullezza, quell’età che ci rende simili agli antichi, poiché i fanciulli, come i poeti di un tempo (non a caso è citato Omero), aderiscono pienamente ai sentimenti, non avendo ancora vissuto l’esperienza della disillusione, non avendo cioè ancora conosciuto l’«arido vero».
Se «tutto il vero è brutto», come è detto in un altro passo dello Zibaldone (1521-1522), il ricordo è sempre migliore, più bello di ciò che si è vissuto: tutto ciò che è sfuggente e non concretamente presente risulta affascinante. Paradossalmente, è piacevole anche ricordare ciò che ha causato dolore, poiché la memoria ci riporta al passato, ma rendendolo vago, indefinito, in una parola “poetico”, in quanto esso viene depurato degli aspetti negativi, ormai distanziati e così resi innocui. In tal modo «all’uomo sensibile e immaginoso… il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi» (Zibaldone 4418), ovvero hanno due facce: quella arida impoetica del vero e quella dell’immaginazione poetica, che aggiunge alla nuda realtà significati ulteriori, abbellendola e determinando piacere. Leopardi giunge così ad affermare che una cosa pure in sé bella (per esempio un luogo, un sito, una campagna, r. 58) non è affatto poetica se non viene filtrata dalla memoria: solo allora lo diventa, in quanto attraverso il ricordo essa sfuma nel lontano, nell’indefinito, nel vago (rr. 63-64): che sono – appunto – le caratteristiche della poesia.
Le scelte stilistiche
Spesso le pagine dello Zibaldone hanno l’andamento frammentario di appunti, abbozzi, note, pensieri incompleti fissati sulla carta in attesa di essere successivamente ripresi (significativo, in questo senso, è il ricorso agli ec.). Talvolta, tuttavia, esse contengono anche esempi e argomentazioni sviluppati più a fondo. Nei passi che abbiamo qui riportato (in particolare nel primo, più articolato) troviamo un ampio respiro argomentativo, caratterizzato dalla chiarezza delle tesi proposte e improntato a rigore di ragionamento. Le osservazioni via via si accumulano confermandosi a vicenda, anche a distanza di anni, come si vede nella conclusione del terzo passo (del 1828) che richiama il nucleo tematico fondamentale del primo (datato 1821).
Verso le COMPETENZE
Comprendere
1 Nei testi sono presenti espressioni particolarmente dense di significato. Spiega le seguenti, cercando di esplicitarne tutti gli aspetti.
• È piacevolissima e sentimentalissima la stessa luce veduta nelle città (rr. 22-23).
• spaziare coll’immaginazione, riguardo a ciò che non si vede (r. 27).
• tutte le imagini che tengono del fanciullesco (r. 49).
• La rimembranza è essenziale e principale nel sentimento poetico (rr. 61-62).
Analizzare
2 Individua e sottolinea i verbi e i connettivi logici che segnano il procedere del ragionamento, completando la seguente tabella.
Verbi |
Connettivi logici |
mostra |
per lo contrario |
spiega |
siccome |
derivano |
e per la stessa ragione |
3 Analizza la sintassi dei brani, evidenziando le strutture scelte da Leopardi e spiegandone le ragioni espressive.
Interpretare
4 Il piacere della varietà e dell’incertezza prevale a quello dell’apparente infinità, e dell’immensa uniformità (rr. 33-34). In questa frase si condensa il significato dell’insieme dei passi proposti: spiegala e commentala.
sviluppare il lessico
5 Quali registri linguistici utilizza Leopardi? Di ciascun registro indica qualche parola o espressione che ritieni particolarmente significativa.
Registro linguistico |
Parole o espressioni |
scrivere per...
argomentARE
6 Leopardi sostiene che il poetico, in uno o in altro modo, si trova sempre consistere nel lontano, nell’indefinito, nel vago (rr. 63-64). Sei d’accordo? Rifletti sull’argomento con un testo argomentativo di circa 30 righe, portando a esempio poesie o canzoni che conosci.
T3
La felicità non esiste
Zibaldone, [165-167]
Dentro il TESTO
I contenuti tematici
Dalla cultura illuministica e dai filosofi sensisti Leopardi ha ereditato la concezione della vita come ricerca della felicità, raggiungibile attraverso il piacere materiale, legato cioè alla percezione dei sensi. Purtroppo tale ricerca si rivela poi frustrata, irrisolta, negata: il piacere infatti rimane un’aspirazione, una chimera irraggiungibile e non diventa mai realtà. Quando sembra che esso sia realizzabile (come nel caso dell’agognato possesso di un cavallo, rr. 21-25), l’uomo va incontro presto all’assuefazione (r. 31) e alla delusione, poiché sperimenta il contrasto insuperabile tra l’infinità del desiderio e la finitezza del mondo.
Nell’aspirazione a una felicità infinita, che non si appaga della soddisfazione concreta e materiale ma anela a una tensione sconfinata, è possibile cogliere invece un’influenza del pensiero romantico. Quest’aspirazione, che non può essere né eliminata né gratificata, si tramuta così in frustrazione e in un vuoto nell’anima (r. 24), destinato a non essere colmato mai.
Le scelte stilistiche
Il brano presenta una forma argomentativa che evita inutili ornamenti retorici o abbellimenti letterari: del resto, al pari di tutte le altre note dello Zibaldone, anche questa non nasce per essere pubblicata, ma come spunto personale di riflessione. Nella logica del ragionamento filosofico rientra, oltre a una certa tendenza schematica (si veda il ricorso, per due volte, all’enumerazione, rr. 9-11), la presenza costante dei connettivi logici e sintattici (Quindi, Ora, Se anche, E perciò).
Verso le COMPETENZE
Comprendere
1 Perché il desiderio di felicità dell’uomo non può essere mai del tutto soddisfatto?
2 Spiega il significato dell’esempio del cavallo.
Analizzare
3 Il ragionamento filosofico si avvale di un lessico e una sintassi appropriati per tale funzione espressiva: trova qualche esempio nel testo.
Interpretare
4 Nel testo prevalgono i termini astratti o quelli concreti? perché?
SVILUPPARE IL LESSICO
5 Nel passo che hai letto, numerosissimi termini afferiscono al campo semantico della misura e della misurazione: individuali e dividili per categorie grammaticali, poi indica quali di essi hanno una morfologia differente da quella odierna.
scrivere per...
RACCONTARE
6 Rileggi attentamente le righe 31-34. Il piacere di cui parla Leopardi sembrerebbe essere il motore anche della nostra moderna società dei consumi, una società “desiderante” in cui tutto va ricercato e ottenuto subito, e la sensazione di inappagamento va colmata con un nuovo desiderio da soddisfare, procedendo così di piacere effimero in piacere effimero. Alla luce della riflessione di Leopardi, basandoti sulle tue esperienze personali e sulle tue conoscenze, come giudichi tutto ciò? Rifletti in un testo argomentativo di circa 40 righe.
T4
Il giardino del dolore
Zibaldone, [4174-4175]
Il brano appartiene alla fase più acuta del “pessimismo cosmico” leopardiano: tutti gli esseri viventi, senza eccezioni, sono condannati al dolore e all’infelicità, condizione permanente che lega l’uomo a qualsiasi altro essere vivente.
Dentro il TESTO
I contenuti tematici
Il brano è scritto nel 1826, in uno dei momenti più cupi della vita e della riflessione del poeta, quando il suo pessimismo ha assunto dimensioni “cosmiche” e la natura gli si è rivelata come un freddo sistema regolato da leggi meccaniche del tutto disinteressate al dolore degli esseri viventi.
Per dimostrare la vera realtà dell’esistenza umana (tutto ciò che esiste è male e l’unico bene è il non essere, rr. 1-5) e condensarla in un’immagine chiara ed esemplificativa, Leopardi ricorre alla descrizione di un giardino. Il tema sembra abusato: quello della natura come locus amoenus è infatti tra i più ricorrenti motivi letterari. Ma in questo caso l’autore ne rovescia del tutto il significato. Se a prima vista si manifesta come un «soggiorno di gioia», pieno di piante rigogliose e fiori bellissimi, il giardino, visto da dentro, rivela la sofferenza di ogni essere che lo popola. Come ha scritto il critico Walter Binni, il male insito nella condizione umana viene colto e rappresentato proprio nell’«immagine più tradizionalmente emblematica […] della vitalità lieta e rassicurante: quella di un giardino primaverile con tutte le sue presenze più idilliche e distensive, rievocate e capovolte in operazioni e condizioni di ferocia inconsapevole e di patimento totale».
Le scelte stilistiche
Una serie di frasi taglienti e lapidarie, brevi e categoriche inaugura il brano, riassumendo con efficace stringatezza i princìpi della visione del mondo leopardiana. Il ritmo è martellante: la parola male è ripetuta ben nove volte, a significare la sua assillante presenza nella vita umana. Successivamente, a fronte della drammaticità del discorso, Leopardi introduce una nota lirica, che tuttavia accentua il contrasto tra la bellezza delle immagini e l’esistenza cosmica del dolore. Il poeta ricorre all’enumerazione dei fiori e delle piante, per dimostrare la comune sorte dei vegetali in quel regno di sofferenza. Infine, un climax angosciante prova come tutti gli esseri siano sottoposti, impietosamente, alla violenza della vita (Intanto tu strazi le erbe co’ tuoi passi; le stritoli, le ammacchi, ne spremi il sangue, le rompi, le uccidi, rr. 30-31).
Verso le COMPETENZE
Comprendere
1 Da quali dettagli si può cogliere la sofferenza del giardino?
2 In che cosa consiste la contraddizione della natura?
Analizzare
3 Nel testo l’aggettivazione svolge una funzione stilistica fondamentale: descrivila fornendo opportuni esempi.
4 Individua i nomi alterati e spiegane lo scopo espressivo.
5 Leopardi rappresenta le piante come esseri sensibili, capaci di provare sofferenza. Ricerca nel testo le espressioni con cui egli le descrive: che cosa noti nella scelta lessicale?
Interpretare
6 Molte parole ed espressioni vengono ripetute più volte: per quale motivo, secondo te?
7 Perché, a tuo giudizio, Leopardi ricorre al termine francese souffrance (r. 14) anziché al corrispondente italiano “sofferenza”?
scrivere per...
CONFRONTARE
8 Hai conosciuto altri giardini letterari, per esempio quello ariostesco di Alcina e quello tassiano di Armida. Confrontali con quello leopardiano, evidenziando analogie e differenze sul piano tematico e stilistico in un testo argomentativo di circa 40 righe.