Il magnifico viaggio - volume 5

120 125 130 135 140 145 Era lui, marito mio, il malcapitato fanciullo. Da quel momento non ci vidi più. Ecco il momento, pensavo, adesso mi trascinano all inferno. giusto, è giusto, pensavo, perché io vivevo senza amore del prossimo e non ho ascoltato il grido di chi moriva. Eppure sentivo una forza straordinaria; mentre, continuando a ballare, sfioravamo la porta, riuscii a torcere fra le mie le mani dei due fantasmi e mi liberai e fuggii; ma Anghelu Pinna mi rincorse fino alla porta e tentò di afferrarmi ancora: egli però non poteva metter piedi fuori del limitare, mentre io l avevo già varcato. Il lembo della mia tunica gli era rimasto in mano; per liberarmi io slacciai la tunica, gliela lasciai e fuggii. Marito mio bello, io muoio io muoio Quando sarò morta ricordati di far celebrare tre messe per me e tre per il povero Anghelu Pinna E va a guardare se trovi la mia tunica, prima che i morti me l abbiano ridotta in lana scardassata .12 Sì, uccellini, concluse il vecchio zio Taneddu mia moglie delirava; aveva la febbre, e non stette più bene e morì dopo qualche mese, convinta di aver ballato coi morti, come spesso si sente a raccontare: e, cosa curiosa, un giorno un pastore trovò davanti alla porta di San Cosimo un mucchio di lana scardassata, e molte donne credono ancora che quella fosse la lana della tunica di mia moglie, ridotta così dai morti. Sì, ragazzini, che state lì ad ascoltarmi con occhi come lanterne accese, il fatto è stato questo: e quel che è più curioso, sì, ve lo voglio dire, è che il grido lo feci io davvero, quella notte, per provare se mia moglie era indifferente com essa affermava. Quando essa fu morta feci dire le messe, ma pensavo anch io: se non gridavo, quella notte malaugurata, mia moglie non moriva. E mi maledicevo, e gridavo a me stesso: che la giustizia t incanti,13 che i corvi ti pilucchino14 gli occhi come due acini d uva, va alla forca, Sebastiano Pintore, tu hai fatto morir tua moglie Ma poi tutto passò: dovevo morire anch io? Eh, fratelli miei, ragazzini miei, e tu, occhi di lucciola, Grassiedd Elè, che ne dite? Non ero una donnicciuola, io, e d altronde morrò lo stesso, quando zio Cristo Signore Nostro comanda 12 scardassata: cardata (la cardatura è l operazione con cui vengono tolte le impurità dalle fibre della lana). 13 che la giustizia t incanti: espressione fraseologica sarda che significa letteralmente che la giustizia ti inebetisca . La giustizia è quella umana, in questa società arcaica talora più temuta di quella divina. 14 pilucchino: becchino. DENTRO IL TESTO Delirio o realtà? Tra intento bozzettistico e atmosfera magica I contenuti tematici La moglie di ziu Taneddu, Franzisca, sembra essere impazzita a causa del senso di colpa: se avesse risposto al grido di Anghelu Pinna, accorrendo in suo aiuto, forse il ragazzo non sarebbe morto dissanguato (io vivevo senza amore del prossimo e non ho ascoltato il grido di chi moriva, rr. 121-122). La sua visione dei morti che ballano dentro la chiesa e che la costringono a partecipare alla macabra danza viene appunto interpretata da Taneddu, in modo rassicurante, come un delirio (Sì, uccellini, [ ] mia moglie delirava, r. 131). Tuttavia, il ritrovamento di un mucchio di lana scardassata (r. 134) davanti alla porta della chiesa rappresenta un particolare inquietante, interpretabile come una prova della veridicità dell esperienza riferita dalla donna. Le scelte stilistiche Nella novella è possibile cogliere i tratti peculiari dell ispirazione artistica della Deledda: da una parte una rappresentazione dai contorni realistici, erede della tradizione regionalistica verista; dall altra il senso di inquietudine che attraversa la narrazione, più vicino alla sensibilità decadente. In realtà, come si è detto, il Verismo deleddiano è più formale 660 / IL SECONDO OTTOCENTO

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento