Il magnifico viaggio - volume 5

75 80 85 90 95 100 105 110 Basta, questo non c importa: quello che c importa è che la perizia provò essere il malcapitato morto per emorragia: aiutato a tempo, fasciata la ferita, si sarebbe salvato. Ebbene, fratelli miei, questo terribile avvenimento distrusse la mia pace. Mia moglie diventò triste, dimagrì, parve un altra, come se l avessero stregata, e giorno e notte ripeteva: «se io uscivo e guardavo e alle voci che domandavano rispondevo, il grido è stato dietro il nostro cortile, il ragazzo si salvava . Diventò un altra, sì! Non più feste, non più allegria; ella sognava il morto, e alla notte udiva grida disperate e correva fuori e cercava tremando. Invano io le dicevo: «Franzisca, ascoltami: sono stato io quella notte a gridare, per provare se ti spaventavi. Un caso disgraziato ha voluto che nella stessa notte accadesse il delitto: ma l infelice non ha gridato e tu non hai da rimproverarti nulla . Ma ella s era fissata in mente quell idea, e deperiva, sebbene per farmi piacere fingesse di credere alle mie parole, e non parlasse più del morto. Così passò un anno; ero io adesso a volerla condurre alle feste e a divagarla.10 Una volta, due anni circa dopo la notte del grido, la condussi alla festa dei santi Cosimu e Damianu, dove una famiglia amica ci invitò a passare qualche giornata assieme. La sera della festa ci trovavamo tutti nello spiazzo davanti alla chiesetta. Era agli ultimi di settembre ma sembrava d estate, la luna illuminava i boschi e le montagne, e la gente ballava e cantava attorno ai fuochi accesi in segno d allegria. A un tratto mia moglie sparì ed io credetti ch ella fosse andata a coricarsi, quando la vidi uscir correndo di chiesa, spaventata come una sonnambula che si sia svegliata durante una delle sue escursioni notturne. «Franzisca, agnello mio, che è stato, che è stato? . Ella tremava, appoggiata al mio petto, e volgeva il viso indietro, guardando verso la porta della chiesa. La trascinai dentro la capanna, l adagiai sul giaciglio, e solo allora ella mi raccontò che era entrata nella chiesetta per pregare pace all anima del povero Anghelu Pinna quando a un tratto, uscite di chiesa alcune donnicciuole di Mamojada, si trovò sola, inginocchiata sui gradini ai piedi dell altare. «Rimasi sola , ella raccontava con voce ansante, aggrappandosi a me come una bambina colta da spavento. «Continuai a pregare, ma all improvviso sentii un sussurro come di vento e un fruscio di passi. Mi volsi, e nella penombra, in mezzo alla chiesa, vidi un cerchio di persone che ballavano tenendosi per mano, senza canti, senza rumore; erano quasi tutti vestiti in costume, uomini e donne, ma non avevano testa. Erano i morti, maritino mio, i morti che ballavano! Mi alzai per fuggire, ma fui presa in mezzo, due mani magre e fredde strinsero le mie ed io dovetti ballare, maritino mio, ballare con loro. Invano pregavo e mormoravo: Santu Cosimu abbocadu, ogademinche dae mesu 11 115 quelli continuavano a trascinarmi ed io continuavo a ballare. A un tratto il mio ballerino di destra si curvò su di me, e sebbene egli non avesse testa, io sentii distintamente queste parole: «Lo vedi, Franzì? Anche tu non hai badato al mio grido! . 10 divagarla: distrarla dai pensieri. 11 Santu mesu: San Cosimo avvocato, levatemi di mezzo . Il termine avvocato è un epiteto attribuito ai santi, in quanto mediatori tra gli esseri umani e Dio. L AUTRICE / GRAZIA DELEDDA / 659

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento