Il magnifico viaggio - volume 5

345 350 355 360 365 Chiuse gli occhi e si tirò il panno sulla testa. Ed ecco si trovò di nuovo sul muricciuolo del poderetto: le canne mormoravano, Lia e Giacinto stavano seduti silenziosi davanti alla capanna e guardavano verso il mare. Gli parve di addormentarsi. Ma d improvviso sussultò, ebbe come l impressione di precipitare dal muricciuolo. Era caduto di là, nella valle della morte. Donna Ester lo trovò così, quieto, immobile sotto il panno: fermo fermo. Lo scosse, lo chiamò, e accorgendosi ch era morto e che lo avevano lasciato morire solo, si mise a piangere forte, con un gemito rauco che la spaventò. Cercò di calmarsi, ma non poteva; era come un anima che piangeva entro di lei contro sua volontà: allora andò e chiuse il portone perché qualcuno non la sorprendesse a disperarsi così sul servo morto e la gente non s accorgesse che l avevano lasciato morire solo, mentre per la famiglia era un gran giorno di festa. In attesa che le ore passassero rimosse il cadavere, secco e leggero come quello d un bambino, lo lavò, lo rivestì, parlandogli sottovoce, fra una preghiera e l altra per raccontargli come s era svolta la cerimonia nuziale, come Noemi piangeva entrando nella sua ricca nuova dimora piangeva tanto era felice, s intende come la casa era piena di regali, come la gente buttava grano e fiori fin dentro il cortile degli sposi, per augurar loro buona fortuna, come tutti insomma erano contenti. «E tu hai fatto questo di andartene così, di nascosto senza dir nulla come l altra volta Ah, Efix, questo non lo dovevi fare oggi, proprio oggi! Egli pareva ascoltasse, con gli occhi vitrei socchiusi, tranquillo ma deciso a non rispondere da buon servo rispettoso. Donna Ester, ricordandosi che gli piacevano i fiori, spiccò un geranio dal pozzo e glielo mise fra le dita sul crocefisso: in ultimo ricoprì il cadavere con un tappeto di seta verde che avevano tirato fuori per le nozze. Ma il tappeto era corto, e i piedi rimasero scoperti, rivolti come d uso alla porta; e pareva che il servo dormisse un ultima volta nella nobile casa riposandosi prima d intraprendere il viaggio verso l eternità. DENTRO IL TESTO Il destino di servire I contenuti tematici L ultimo capitolo di Canne al vento mette a fuoco molto efficacemente la visione fatalistica della scrittrice, qui incarnata nel personaggio di Efix. Questi si identifica completamente con il proprio destino di servo . Tale vocabolo che compariva nella prima frase del romanzo, in cui Efix veniva definito «il servo delle dame Pintor non ha nel linguaggio deleddiano alcuna connotazione negativa, essendo, nella Sardegna rurale, termine d uso comune per qualificare chi, alle dipendenze di un datore di lavoro ( padrone ), fosse a lui legato da antichi rapporti di consuetudine e fedeltà. Tale è stato per tutta la sua vita Efix nei confronti della famiglia Pintor: prima ha servito don Zame e, dopo la sua morte, le tre figlie. Per lunghi anni egli ha coltivato i terreni dell unico podere rimasto alle donne dopo il tracollo economico della famiglia, finché, strette dai debiti contratti dal nipote Giacinto, esse si sono trovate costrette a vendere quanto era sopravvissuto dei vasti possedimenti di un tempo. Efix, allora, se n era andato via, per non essere di peso alle donne, vivendo di elemosine. Ma ora che si sente prossimo alla fine, il suo destino lo porta a tornare presso le Pintor, per morire là dove era vissuto per la maggior parte della sua esistenza. L AUTRICE / GRAZIA DELEDDA / 649

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento