Il magnifico viaggio - volume 5

155 160 165 170 175 180 185 190 195 ma inquieto; finalmente ella sedette accanto all uscio a cucire silenziosa, e quando arrivò don Predu scostò la sedia, tirando in là la tela per lasciarlo passare, ma sollevò appena il viso per guardarlo e rispose con un lieve cenno dei capo al saluto di lui. Ed ecco subito donna Ester scese giù le scale annodandosi il fazzoletto, pronta a servire da interprete9 ai due fidanzati fra i quali spesso nascevano malintesi, perché Noemi si offendeva di tutto e capiva tutto alla rovescia nonostante la buona volontà di don Predu.[ ] E fra il ridere un poco forzato di donna Ester e le proteste di Noemi, che egli teneva ferma per le spalle, si udì lo scoccare forte di un bacio. Come sono contento! Adesso posso morire pensava Efix sotto il panno; ma aveva come l impressione di non potersene andare, di non poter uscire da quel cerchio di muri che lo serrava. Don Predu rimase tutto il giorno lì, invitato a pranzo dalle cugine: parlava, rideva, si beffava nuovamente del prossimo; ogni tanto però taceva, anche perché Noemi pareva curarsi poco di lui. Un silenzio grave circondava allora Efix, ed egli capiva d esser d ingombro, di dar peso e soggezione alle donne e allo stesso don Predu. Bisognava andarsene, lasciare liberi i fidanzati di amarsi e scherzare senza quell immagine della morte davanti a loro. E d un tratto, lì sotto al buio, sotto il panno, gli parve di capire perché non poteva andarsene. Era qualcosa che lo tratteneva ancora nella casa dei padroni, come un conto non aggiustato, che bisognava aggiustare. E quando donna Ester si chinò su lui, credendolo addormentato, e sollevò lievemente il lembo del panno, lo vide con gli occhi spalancati, col viso rosso, le labbra tremanti. «Ebbene, Efix, che hai? Egli le accennò con le palpebre di accostarsi di più, le mormorò sul viso con un filo di voce: «Donna Ester mia, di grazia, se vuole mi chiami prete Paskale . Dopo la confessione non parlò più, non si lamentò più. Stava col capo coperto, ma donna Ester ogni volta che sollevava il panno vedeva il povero viso sempre più piccolo, violaceo, raggrinzito come una prugna secca. Una sera egli aprì gli occhi fissandola con quel suo sguardo di spavento che le destava tanta pietà, e mormorò senza più voce: « lunga, donna Ester mia! Abbiano pazienza . «Che cosa è lunga, Efix? «La strada Non s arriva mai! Gli sembrava infatti di camminare sempre. Saliva un monte, attraversava una tanca; ma arrivato al confine di questa ecco un altro monte, un altra pianura; e in fondo il mare. Adesso però camminava tranquillo, e solo gli dispiaceva di non arrivar mai per sgombrare del suo corpo la casa delle sue padrone: ma un giorno, o una notte non capiva più che tempo era gli parve d esser giunto al muricciuolo del poderetto, su in alto sul ciglione delle canne, e di sdraiarsi pesantemente sulle pietre. Le canne frusciavano, piegandosi fino a lui per toccarlo, per lambirlo con le foglie che avevano qualche cosa di vivo, come dita, come lingue. E gli parlavano, e una gli pungeva l orecchio perché sentisse meglio: era un mormorio misterioso che ripeteva il sussurro dei fantasmi della valle, la voce del fiume, il salmodiare 9 interprete: mediatrice. L AUTRICE / GRAZIA DELEDDA / 645

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento