Pagine di realtà - Il paesaggio come luogo di comunità

Educazione CIVICA – Pagine di realtà

Il paesaggio come luogo di comunità

Forse a tutti è capitata la stessa esperienza vissuta e descritta da Carducci: tornare in un luogo importante per la propria vita e rivisitare nella propria mente ricordi mai sopiti, associati a quel paesaggio. Attenzione, però: come ci insegna in questo brano la filosofa Luisa Bonesio (n. 1950), il termine “paesaggio” ha una valenza più complessa e profonda del termine “ambiente”, che è un suo sinonimo solo a prima vista. Sul paesaggio infatti insistono memorie individuali (come quelle del poeta, alla vista dei cipressi maremmani) ma anche collettive: ogni territorio possiede una propria inconfondibile peculiarità, in cui si riconosce la comunità che lo abita o l’ha abitato.

“In questi anni si è disegnato un importante movimento di consapevolezza e riflessione volto a riscoprire l’esistenza di un nomos1 intrinseco ai luoghi, che rimettesse in discussione modalità ed effetti di una pianificazione orientata da criteri quantitativi e meramente funzionalistici, responsabile del diffuso degrado (geologico, ambientale e culturale) dei territori: quell’insieme individuabile di invarianti che gli urbanisti chiamano lo “statuto del luogo”; una griglia di caratteristiche che definiscono l’irriducibile singolarità, la fisionomia propria di un territorio, la sua specificità differenziale, la sua cifra espressiva.

Si tratta di caratteri non interamente identificabili nella pura sembianza estetica, che ne è, casomai, la modalità in cui ne leggiamo l’attuazione culturale e storica. Non va dimenticato, infatti, che uno stesso “territorio”, medesimo quanto a morfologia, dati climatici, vegetazione, struttura geologica, ecc. può essere attualizzato in paesaggi diversi da culture differenti: i “dati oggettivi” del territorio geografico costituiscono delle condizioni di possibilità che possono venire, entro certi limiti, interpretate, selezionate, realizzate o sottolineate diversamente a seconda della cultura che le assume come proprio “paesaggio materno”.

Il che ricorda opportunamente come termini (e concetti) come “territorio”, “ambiente”, “paesaggio” non siano affatto sinonimi; in particolare, come vada evitata la riduzione del “paesaggio”, che è sempre una costruzione culturale, all’“ambiente”, che ne è la condizione di possibilità naturale ed ecologica. Il che comporta anche la parzialità di ogni riduzione alla pura dimensione ambientale o ecologica della conservazione e/o valorizzazione del paesaggio.

Questo indirizzo teorico si trova finalmente recepito, oltre che nel testo della Convenzione sul paesaggio, anche nel recente Nuovo codice dei beni culturali e paesaggistici varato nel gennaio del 2004, sulla base della delega prevista dall’art. 10 della legge n. 137, 6 luglio 2002, in cui beni culturali e paesaggio sono concepiti come “patrimonio identitario dell’intera collettività nazionale”. Nella fattispecie, alla Parte Terza del testo, dedicata ai “Beni paesaggistici”, l’art. 131, 2 recita: “La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime quali manifestazioni identitarie percepibili”. L’art. 138, riprendendo gli intenti già presenti nella Convenzione europea, si riferisce alle “caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche proprie degli immobili o delle aree che abbiano significato e valore identitario del territorio in cui ricadono o che siano percepite come tali dalle popolazioni”.

Se tutti i luoghi esprimono, in misura e riconoscibilità diverse, un’identità, allora il concetto di paesaggio non può che ampliarsi da un’accezione estetica ristretta e alta, che identifica salienze2 eccezionali, alla designazione di ogni realtà territoriale, riconoscendone la specificità. Se non tutti i luoghi posseggono, evidentemente, le stesse qualità estetiche, tutti, almeno in linea di principio, esprimevano identità culturali locali, meritevoli di essere conservate e trasmesse. Paesaggi di diversa consistenza simbolica, identitaria ed estetica, ma tutti “teatro” di comunità degne di potere continuare a riconoscersi nella fisionomia, impressa lungo il tempo, nel proprio luogo.”


(Luisa Bonesio, Paesaggio, identità e comunità tra locale e globale, Diabasis, Parma 2007)

LEGGI E COMPRENDI

1 Dopo aver letto il testo, dai una definizione coerente all’espressione “statuto del luogo”.


2 Che cosa distingue, secondo l’autrice, un paesaggio da un ambiente?

RIFLETTI, SCRIVI, SOSTIENI

3 Le osservazioni di Luisa Bonesio non si limitano a sottolineare l’importanza dei luoghi da un punto di vista ecologico, come invece accade solitamente nell’odierno dibattito pubblico sul tema. Il cardine del suo approccio sta nella valorizzazione del carattere culturale del paesaggio e dell’intreccio storico tra “uomo” e “ambiente”, che in tal modo conserva specifiche funzioni simboliche e plasma l’identità di chi lo vive. Sei d’accordo con questa visione? Ritieni anche tu che il senso di un luogo non risieda solo nei suoi aspetti naturali ma si mantenga vitale solo se rimane a contatto con le tradizioni e con i costumi delle popolazioni? Esponi il tuo punto di vista in un testo argomentativo.

Per fare ricerca

L’autrice fa riferimento alla “Convenzione sul paesaggio” che il Consiglio d’Europa ha ratificato nel 2000. Si tratta di un documento di grande importanza, perché definisce il paesaggio ben oltre il suo aspetto estetico, facendone un elemento-chiave dell’identità culturale dei popoli. Documentati sulla Convenzione e sintetizza i suoi aspetti salienti.

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