Le scelte stilistiche
Il testo si basa su una struttura bipartita, che contrappone la prima strofa alle successive. Attraverso i particolari del paesaggio – la luce del sole, i colori (il bianco degli albicocchi e del prunalbo), il profumo amarognolo dei biancospini in fiore (l’odorino amaro, v. 3) – la prima strofa sembra delineare un quadro primaverile e lieto. La sensazione di serenità è percepita attraverso i sensi: l’espressione ambigua ricerchi (v. 2) e senti nel cuore (v. 4) attesta la trasfigurazione della realtà naturale operata dalla memoria e dall’immaginazione, preparando lo svelamento dell’illusione.
Infatti il quadro positivo viene smentito subito dopo dall’avversativa, in posizione di forte rilievo, all’inizio della seconda strofa (Ma, v. 5), che comincia così all’insegna di un brusco stacco. Qui il colore nero (nere trame, v. 6) si contrappone alle “macchie di bianco” della prima strofa; l’aria gemmea (v. 1) viene sostituita da un cielo vuoto (v. 7); il cupo rumore del terreno percosso rimanda un’eco lugubre.
La terza strofa, infine, è tutta incentrata su notazioni uditive: un unico, profondo silenzio (sono assenti i rumori della natura primaverile), interrotto soltanto dal fruscio delle foglie cadenti. L’ultima frase del componimento (È l’estate, / fredda, dei morti, vv. 11-12) suggella, attraverso un ossimoro (estate fredda), la sua tematica funebre: al di là delle apparenze iniziali, la sostanza del paesaggio è di freddo e di morte. “Estate dei morti” è espressione popolare per indicare l’estate di San Martino, ma il poeta la carica dei risvolti legati alla propria luttuosa esperienza familiare.