INTRECCI CINEMA - La terra trema

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La terra trema

Luchino Visconti narra I Malavoglia

Nei primi anni Quaranta Luchino Visconti (1906-1976) pensa a un adattamento dei Malavoglia; attirato dal mondo arcaico e dalla tragedia degli umili del romanzo di Verga, il cineasta milanese in un primo momento vuole farne un film realista. Poi il progetto muta in un documentario in tre parti sulla condizione dei lavoratori in Sicilia: pescatori in rivolta contro i grossisti di pesce, minatori che gestiscono una miniera abbandonata, contadini che occupano le terre incolte. Titolo della trilogia è La terra trema, che allude ai cavalli al galoppo attraverso le terre sottratte ai latifondisti dopo la vittoria dei braccianti sostenuti dagli altri lavoratori. Per ragioni finanziarie, tuttavia, il regista gira solo l’«Episodio del mare» (1948), trasformandolo in un film liberamente ispirato ai Malavoglia.
La “questione meridionale” da Verga a Visconti

Ribellatosi ai soprusi dei grossisti di pesce, il giovane pescatore ’Ntoni Valastro convince la famiglia a ipotecare la casa per mettersi in proprio. Ma una violenta tempesta distrugge la barca dei Valastro, che a causa dei debiti perdono anche la casa; la famiglia si disgrega e ’Ntoni è costretto a tornare a lavorare per i grossisti.

Visconti rilegge il soggetto verghiano in chiave marxista, analizzando basi storiche e conflitti economico-so­ciali: la sconfitta di ’Ntoni è un passo verso l’acqui­si­zione di una coscienza sociale da parte dei «vinti». Se in Verga i Malavoglia si battono contro il fato, in La terra tre­ma la lotta dei Valastro è quella degli sfruttati contro gli sfruttatori. L’«ideale dell’ostrica» è stravolto: l’ambiente di nascita è il campo di battaglia di una classe so­cia­le per migliorare le condizioni di tutti (’Ntoni Valastro non emigra, ma resta per combattere immobilismo e ingiustizie). Il pessimismo di Verga è superato dalla visione progressista di Visconti: ’Ntoni fallisce perché la sua è un’azione individuale, ma un’azione collettiva – sorretta da una comune coscienza di classe – rinnoverà lo stato del­le cose.

Le suggestioni del dialetto assente in Verga

Una voce fuori campo in italiano commenta le se­quenze ma, diversamente da Verga, Visconti fa parlare i personaggi (interpretati da attori non professionisti) in dialetto autentico, perché «la lingua italiana non è in Sicilia la lingua dei poveri», come spiega la didascalia introduttiva del film.

Il magnifico viaggio - volume 5
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento