L’approdo al Verismo: Vita dei campi
Dopo la pubblicazione di Primavera e altri racconti (1876), una silloge di testi narrativi sul modello scapigliato, la raccolta Vita dei campi, edita nel 1880, rappresenta l’inizio della stagione verista: si compone di 8 novelle, alcune delle quali già pubblicate su rivista nel biennio precedente (Fantasticheria, Cavalleria rusticana, L’amante di Gramigna, Jeli il pastore, La Lupa, Rosso Malpelo, Guerra di Santi, Pentolaccia), per lo più ambientate nella campagna siciliana e incentrate su passioni elementari e incontrollabili, destinate a un approdo tragico. I temi principali dell’opera sono l’amore, vissuto come sentimento lacerante e trasgressivo; l’interesse economico, che rappresenta spesso la molla delle azioni umane; il carattere viscerale e primitivo dei protagonisti, condannati alla solitudine sullo sfondo di un mondo immobile e arcaico.
Con disincantato pessimismo e mediante l’applicazione delle tecniche espressive veriste (in primo luogo, l’impersonalità), Verga individua le leggi che regolano i rapporti umani, a partire dai princìpi dell’utile economico. Tuttavia resiste una residua valorizzazione del mondo degli umili, ancorati a valori salvifici come la famiglia e l’onore: in particolare, nella novella Fantasticheria, si delinea uno degli assi portanti dell’ideologia verghiana, quell’«ideale dell’ostrica» che garantisce l’appartenenza individuale a una comunità non ancora falsata dalle convenzioni sociali.
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Un “manifesto” del Verismo verghiano
Vita dei campi, Prefazione a L’amante di Gramigna
Il brano che proponiamo è la lettera dedicatoria indirizzata allo scrittore e giornalista Salvatore Farina (1846-1918) che funge da prefazione alla novella L’amante di Gramigna. Il testo, pubblicato per la prima volta nel 1880 sulla “Rivista minima”, di cui era direttore lo stesso Farina, riveste un’importanza fondamentale nella produzione di Verga, in quanto chiarisce princìpi e scelte alla base della sua adesione al Verismo.
Caro Farina, eccoti non un racconto ma l’abbozzo di un racconto. Esso almeno
avrà il merito di esser brevissimo, e di esser storico – un documento umano, come
dicono oggi;1 interessante forse per te, e per tutti coloro che studiano nel gran libro
del cuore. Io te lo ripeterò così come l’ho raccolto pei viottoli dei campi, press’a
5 poco colle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare, e tu
veramente preferirai di trovarti faccia a faccia col fatto nudo e ▶ schietto, senza stare
a cercarlo fra le linee del libro, attraverso la lente2 dello scrittore. Il semplice fatto
umano farà pensare sempre; avrà sempre l’efficacia dell’essere stato, delle lagrime
vere, delle febbri3 e delle sensazioni che sono passate per la carne; il misterioso
10 processo per cui le passioni si annodano, si intrecciano, maturano, si svolgono nel
loro cammino sotterraneo nei loro andirivieni che spesso sembrano contradditori,
costituirà per lungo tempo ancora la possente attrattiva di quel fenomeno
psicologico che dicesi4 l’argomento di un racconto, e che l’analisi moderna si studia5 di
seguire con scrupolo scientifico. Di questo che ti narro oggi ti dirò soltanto il punto
15 di partenza e quello d’arrivo, e per te basterà, e un giorno forse basterà per tutti.
Noi rifacciamo il processo artistico al quale dobbiamo tanti monumenti6 gloriosi,
con metodo diverso, più minuzioso e più intimo; sacrifichiamo volentieri
l’effetto della catastrofe, del risultato psicologico, intravvisto con intuizione quasi
divina dai grandi artisti del passato, allo sviluppo logico, necessario di esso, ridotto7
20 meno imprevisto, meno drammatico, ma non meno fatale; siamo più modesti,
se non più umili; ma le conquiste che facciamo delle verità psicologiche non
saranno un fatto meno utile all’arte dell’avvenire. Si arriverà mai a tal perfezionamento
nello studio delle passioni, che diventerà inutile il proseguire in cotesto
studio dell’uomo interiore? La scienza del cuore umano, che sarà il frutto della
25 nuova arte, svilupperà talmente e così generalmente tutte le risorse dell’immaginazione
che nell’avvenire i soli romanzi che si scriveranno saranno i fatti diversi?
Intanto io credo che il trionfo del romanzo, la più completa e la più umana
delle opere d’arte, si raggiungerà allorché l’affinità e la coesione di ogni sua parte
sarà così completa che il processo della creazione rimarrà un mistero, come lo
30 svolgersi delle passioni umane; e che l’armonia delle sue forme sarà così perfetta,
la sincerità della sua realtà così evidente, il suo modo e la sua ragione di essere così
necessarie, che la mano dell’artista rimarrà assolutamente invisibile, e il romanzo
avrà l’impronta dell’avvenimento reale, e l’opera d’arte sembrerà essersi fatta da
sé, aver maturato ed esser sorta spontanea come un fatto naturale, senza serbare
35 alcun punto di contatto col suo autore; che essa non serbi nelle sue forme viventi
alcuna impronta della mente in cui germogliò, alcuna ombra dell’occhio che la
intravvide, alcuna traccia delle labbra che ne mormorarono le prime parole come
il fiat creatore;8 ch’essa stia per ragion propria, pel solo fatto che è come dev’essere,
ed è necessario che sia, palpitante di vita ed immutabile al pari di una statua di
40 bronzo, di cui l’autore abbia avuto il coraggio divino di eclissarsi e sparire nella
sua opera immortale.
DENTRO IL TESTO
I contenuti tematici
In questa introduzione sotto forma di lettera, Verga espone all’amico Salvatore Farina i fondamenti della propria poetica e le opzioni stilistiche che segnano la sua adesione al Verismo. Si tratta, in realtà, di spiegazioni offerte al proprio pubblico di lettori, presumibilmente disorientati dal cambiamento di registro dell’autore, ora consacratosi al “vero” dopo una corposa produzione letteraria all’insegna della ridondanza e della finzione romantica e sentimentale.
Secondo il nuovo Verga verista, la narrativa (il documento umano, r. 2), in quanto espressione di una nuova scienza (la scienza del cuore umano, r. 24), dovrà basarsi sulla rappresentazione di fatti realmente accaduti (i fatti diversi, r. 26), ricostruirli con scrupolo scientifico (r. 14) e riportarli sulla pagina usando il linguaggio popolare. L’autore rinuncerà a ogni invenzione e abbellimento estetico per perseguire unicamente uno scopo documentario: a tal fine egli si eclisserà, in modo da eliminare ogni intrusione interpretativa nella vicenda e far sì che l’arte parli da sola, senza filtri e mediazioni (l’opera sembrerà in tal modo essersi fatta da sé, rr. 33-34).
Una tale poetica comporta la rinuncia agli ingredienti essenziali del “romanzesco” per concentrarsi solo sul fatto nudo e schietto, anche a costo di sacrificare l’effetto della catastrofe (r. 18), vale a dire la conclusione a effetto delle vicende, il cui epilogo starà invece al lettore intuire. È un principio teorico, questo, a cui Verga si atterrà nella pratica, come vedremo nei finali “sottintesi” e non esplicitati apertamente delle novelle Rosso Malpelo (▶ T2, p. 209) e La Lupa (▶ T3, p. 225).
Le scelte stilistiche
Nel testo Verga delinea una prospettiva futura, nella quale il perfezionamento dell’impersonalità potrà permettere una totale coincidenza tra realtà e romanzo, fatto e narrazione. Ma come rendere possibile tale effetto? Verga utilizza l’espressione eclissarsi e sparire (r. 40): con il primo verbo, egli indica la necessità che l’autore elimini ogni traccia di sé e del suo lavoro, servendosi delle medesime parole semplici e pittoresche della narrazione popolare (r. 5); con il secondo, si chiarisce il risultato di tale invisibilità sul lettore, che potrà cogliere autonomamente i rapporti di causa ed effetto delle situazioni e delle passioni umane (r. 30), senza percepire la presenza della mano dell’artista (r. 32).
VERSO LE COMPETENZE
Comprendere
1 Dopo aver letto i presupposti teorici presentati in questo brano da Verga, segna con una crocetta quali di questi caratteri sono essenziali in un racconto verista:
- la ricchezza degli accadimenti;
- la brevità;
- il lieto fine;
- la conclusione a sorpresa;
- l’essenzialità;
- l’analisi psicologica dei personaggi;
- lo studio scientifico delle passioni.
ANALIZZARE
2 La prefazione presenta tre capoversi. Dai un titolo a ciascuno di essi.
3 Per mettere in risalto il carattere antiletterario dello stile adottato per la novella Verga si serve, all’inizio della prefazione, di un’immagine metaforica. Quale?
4 L’impronta positivista del testo traspare anche dalla terminologia scientifica usata dall’autore. Elenca parole ed espressioni che richiamano tale impostazione.
INTERPRETARE
5 Perché, secondo te, il romanzo viene definito la più completa e la più umana delle opere d’arte (rr. 27-28)?
Il magnifico viaggio - volume 5
Dal secondo Ottocento al primo Novecento