Il magnifico viaggio - volume 4

110 115 120 125 130 135 prevedere i patimenti e i falli50 di questi undici anni51 di vita! A Bastia ci fermammo tre giorni. Volli, di nascosto di mio zio, visitare la casa dov eravam dimorati: ci stava un francese, che mi mandò via. [ ] Mia zia m accolse con quell amorevolezza semplice che sul primo non sollecita le tenerezze, ma ogni momento più rassicura, e adagia l anima nostra nella conoscenza e nella fede dell anima altrui.52 Cominciavo a trovarmi tranquilla: quando venne in Aiaccio la vedova d un cugino di mio padre, la qual viveva in Parigi, e si spacciava per ricca: donna sotto la quarantina,53 ma giovereccia54 ancora, e, se non galante, vispa.55 Saputo di me, profferse menarmi seco:56 e che la provvederebbe a raffinare57 la mia educazione, e che a Parigi potevo fare la mia felicità, e che in Aiaccio sarei stata infelice. E qui molte massime sui bisogni del cuore, di molte lodi, di molte carezze; e compiangermi,58 e poi consolarmi, e dipingermi Parigi come il luogo di tutte le beatitudini. M ero già affezionata a mia zia; e a quella vita beata di chiesa e casa, e di solitudine laboriosa e mestamente serena. Ma il tanto dire della Francese, il pensiero che la sorella di mio padre, vecchia, potrebbe da un giorno all altro mancare, e il desiderio secreto di cose nuove, mi vinsero. La mia povera zia non voleva: ma, vistomi ferma, si rassegnò con dolore represso come s essa ci perdesse, non io.59 Volle ch io non partissi senza qualche franco di mio (dicev ella): vende l vezzo60 delle sue nozze, la tabacchiera del suo marito, e altri argenti in casa. E perch io ricusavo:61 Maria, mi disse, non mi date questo dolore, Maria. Vo siete la figliuola del povero mio fratello. Maria, ricordatevi di vostra madre: raccomandatevi al vostr Angelo che vi custodisca. E in ogni occorrenza pensate che vo avete ancora una madre. Se intanto venissi a mancare, raccomando l anima mia alla vostra memoria. Oh sia benedetta la sua memoria! Ell ebbe virtù di destare in me, ne momenti più crudeli, una tenerezza consolata62 che mi fece meno angosciosi la vergogna e i rimorsi. A Parigi, disposta già dall esempio di mia zia di Pisa,63 pigliai subito il far del paese.64 Mia cugina (così chiamavo io madama Blandin)65 teneva presso la piazza Vend me parecchi begli appartamenti, e dava a dozzina66 a gente ricca: la sera, musica o ballo in casa o fuori, o al teatro. Gli ammaestramenti di galanteria 50 falli: errori, traviamenti. 51 undici anni: quelli che vanno dalla par- tenza di Maria (allora sedicenne) da Pisa, nel 1825, al suo incontro, nel 1836, con Giovanni, al quale ora (all età di ventisette anni) sta raccontando la propria vita. 52 nella fede dell anima altrui: nella fiducia nei confronti dell anima dell altra persona. 53 sotto la quarantina: prossima ai quarant anni (ma, in base a quanto si legge oltre, più vicina che lontana a questa età). 54 giovereccia: piacente. 55 se non galante, vispa: se non civetta, quanto meno vivace. L aggettivo vispa va inteso come un eufemismo reticente, che lascia immaginare al lettore ciò che il narratore preferisce tacere. 56 profferse menarmi seco: si offrì di portarmi con sé. 57 raffinare: l uso del corsivo (come per i successivi felicità, infelice, bisogni del cuore) indica la ripresa, nella narrazione di Maria, di termini evidentemente pronunciati dalla donna parigina. 58 compiangermi: è un infinito storico (o narrativo), che sta al posto di un indicativo imperfetto o passato remoto (lo stesso dicasi per consolarmi e dipingermi). 59 come s essa non io: come se a essere danneggiata dalla mia partenza fosse la zia, non io. 60 vezzo: qui nel senso di collana . 61 ricusavo: non volevo accettare. 62 consolata: fonte di consolazione. 63 disposta già di Pisa: l esempio della zia pisana non era stato positivo per un carattere irrequieto come quello di Maria. 64 il far del paese: le abitudini immorali tipiche dei francesi. Emerge anche qui il pregiudizio antifrancese di Tommaseo. 65 madama Blandin: questo il nome del- la vedova del cugino del padre di Maria. 66 dava a dozzina: li affittava. Le parole valgono vezzo Vezzo (la radice è la stessa del sostantivo vizio, dal latino vitium, vizio , difetto ) è un abitudine, un modo abituale: «fare una cosa per vezzo . Spesso la parola è utilizzata nel senso di abitudine cattiva o sconveniente : «avere il vezzo di mangiarsi le unghie, di grattarsi la testa, d imprecare ecc. . Ma può voler dire anche una cosa completamente diversa, carezza , atto di amorevole e tenero affetto : «fare un vezzo al bambino . In senso materiale la parola vezzo viene usata per indicare una collana di perle o di coralli, o anche un monile di gemme, da portare al collo. Vezzi, al plurale, ha spesso un significato peggiorativo. «Gli faceva mille vezzi per farsi perdonare : quali sinonimi potremmo usare in una frase come questa? IL GENERE / IL ROMANZO IN EUROPA E IN ITALIA / 489

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento