T8 - Maroncelli subisce l’amputazione della gamba

Maroncelli subisce l amputazione della gamba / T8 / Silvio Pellico, Le mie prigioni, capp. 86-87 L episodio che riportiamo ha per protagonista il patriota Piero Maroncelli (17951846) che, condannato insieme a Pellico, deve subire in carcere, con i mezzi rudimentali della chirurgia del tempo, l amputazione di una gamba. L autore mostra qui tutto il coraggio con cui il prigioniero sopporta la dolorosissima operazione. / L eroismo di un patriota / 5 10 15 20 25 Tutti i termini calcolabili passarono, e grazia non rifulse.1 Intanto, già prima dell uscita di Solera e Fortini,2 era venuto al mio povero Maroncelli un tumore al ginocchio sinistro. In principio il dolore era mite, e lo costringea soltanto a zoppicare. Poi stentava a trascinare i ferri,3 e di rado usciva a passeggio. Un mattino d autunno, gli piacque di uscir meco4 per respirare un poco d aria: v era già neve; ed in un fatale momento ch io nol sosteneva, inciampò e cadde. La percossa5 fece immantinente6 divenire acuto il dolore del ginocchio. Lo portammo sul suo letto; ei non era più in grado di reggersi. Quando il medico lo vide, si decise finalmente a fargli levare i ferri. Il tumore peggiorò di giorno in giorno, e divenne enorme e sempre più doloroso. Tali erano i martirii7 del povero infermo, che non potea aver requie8 né in letto, né fuor di letto. Quando gli era necessità muoversi, alzarsi, porsi a giacere, io dovea prendere colla maggior delicatezza possibile la gamba malata, e trasportarla lentissimamente nella guisa che occorreva.9 Talvolta, per fare il più piccolo passaggio da una posizione all altra, ci volevano quarti d ora di spasimo.10 Sanguisughe,11 fontanelle,12 pietre caustiche,13 fomenti14 or asciutti, or umidi, tutto fu tentato dal medico. Erano accrescimenti di strazio, e niente più. Dopo i bruciamenti colle pietre si formava la suppurazione.15 Quel tumore era tutto piaghe; ma non mai diminuiva, non mai lo sfogo delle piaghe16 recava alcun lenimento al dolore. Maroncelli era mille volte più infelice di me; nondimeno, oh quanto io pativa17 con lui! Le cure d infermiere mi erano dolci, perché usate a sì degno amico. Ma vederlo così deperire, fra sì lunghi atroci tormenti, e non potergli recar salute! E presagire che quel ginocchio non sarebbe mai più risanato! E scorgere che l infermo tenea più verisimile18 la morte che la guarigione! E doverlo continuamente ammirare pel suo coraggio e per la sua serenità! ah, ciò m angosciava in modo indicibile! In quel deplorabile stato, ei19 poetava ancora, ei cantava, ei discorreva; ei tutto facea per illudermi, per nascondermi una parte de suoi mali. Non potea più di- 1 grazia non rifulse: i prigionieri aveva- no sperato che l imperatore concedesse la grazia, che invece non arrivò (non rifulse). 2 Solera e Fortini: altri due prigionieri. 3 i ferri: le catene che i prigionieri erano costretti a portare per esserne impediti in caso di fuga. 4 meco: con me. 5 La percossa: l urto. 6 immantinente: immediatamente. 7 martirii: sofferenze. 480 / IL PRIMO OTTOCENTO 8 requie: pace. 9 nella guisa che occorreva: nel modo opportuno. 10 spasimo: dolore atroce. 11 Sanguisughe: tradizionali rimedi della medicina del tempo. 12 fontanelle: ferite aperte per permettere lo sbocco del sangue. 13 pietre caustiche: pietre incandescenti per cauterizzare le piaghe. 14 fomenti: impacchi. 15 suppurazione: processo infiammato- rio caratterizzato dalla formazione di pus. 16 lo sfogo delle piaghe: la fuoriuscita del pus. 17 pativa: pativo, soffrivo. La prima persona singolare in -a dell indicativo imperfetto era ancora comune nell italiano ottocentesco. 18 tenea più verisimile: considerava più probabile. 19 ei: egli.

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento