Il magnifico viaggio - volume 4

Non a tutte le sue creature, però, Manzoni concede questa opportunità. Il punto di vista dei malvagi, in atto di meditare o compiere cattive azioni, è radicalmente escluso dal romanzo. Non a caso l unica, straordinaria scena in cui al lettore si apre l universo mentale di don Rodrigo cade giusto nel momento in cui il signorotto, aggredito dalla peste, scopre nel delirio il bubbone e intravede alla porta il Griso, suo servitore, che lo tradisce. Un «composto indigesto Dalla ventisettana alla quarantana Frontespizio dell edizione del 1827, con il visto della censura austriaca. LE SCELTE LINGUISTICHE Postosi al lavoro sul romanzo, Manzoni si trovò dinanzi a difficoltà innanzitutto linguistiche. Non esisteva un modello di riferimento, nella scarna tradizione narrativa italiana, e non esisteva del resto neppure una lingua universalmente adottata nella penisola. Nella vita quotidiana egli sentiva usare quasi soltanto il dialetto o tutt al più il parlar finito , ovvero un milanese aggiustato alla bell e meglio con desinenze toscane. Come regolarsi, dunque? Come restituire la freschezza della conversazione orale? La soluzione non arriva subito. L eclettismo della prima stesura lo lascia profondamente insoddisfatto: «Scrivo male a mio dispetto , sbotta nell introduzione al Fermo e Lucia, biasimando in una spietata autocritica quello che gli pare un «composto indigesto di frasi un po lombarde, un po toscane, un po francesi, un po anche latine; di frasi che non appartengono a nessuna di queste categorie, ma sono cavate per analogia e per estensione o dall una o dall altra di esse . Nel riscrivere il romanzo Manzoni cerca dunque più saldi appigli nel toscano usato in ambito letterario, consultando e postillando vari repertori, a cominciare dal Vocabolario milanese-italiano di Francesco Cherubini. A lungo l autore crede nell opportunità di valorizzare le convergenze fra italiano e dialetto locale, poi si rende conto che resta alla pagina un sapore in qualche misura artificiale, di una lingua ricavata dai libri e non dal parlato vivo di una comunità. Il soggiorno a Firenze, subito dopo l uscita della ventisettana , lo convince ad adottare la lingua effettivamente usata in città in contesti civili. Avvalendosi dei suggerimenti di Emilia Luti istitutrice delle figlie, nativa del capoluogo toscano nella quarantana Manzoni elimina i lombardismi, sfronda le forme auliche (scrivendo aria al posto di aere, materasso al posto di coltrice, paura al posto di tema, e così via), sostituisce nell imperfetto indicativo la prima persona in -o a quella in -a (io facevo invece di io faceva), accresce la presenza di interiezioni e altri fenomeni tipici dell oralità, come i pleonasmi («La peste l ho avuta ) e gli anacoluti («il coraggio, chi non ce l ha non se lo può dare ), in modo da conferire al romanzo maggiore vivacità. Francesco Gonin, Frontespizio dell edizione del 1840. Milano, Biblioteca Braidense. 322 / IL PRIMO OTTOCENTO

Il magnifico viaggio - volume 4
Il magnifico viaggio - volume 4
Il primo Ottocento