T2 ANALISI ATTIVA - Le ansie di un uomo avido

L avaro Commedia in cinque atti scritta nel 1668, L avaro è in parte ispirata all Aulularia del commediografo latino Plauto. Protagonista è Arpagone, un vecchio avido, che decide di combinare matrimoni di convenienza ai propri figli, Elisa e Cleante: in questo modo può non corrispondere loro alcuna dote, ma anzi accrescere la propria ricchezza. Nello stesso tempo vuole sposare Mariana, una bella ragazza di origini umili, innamorata però del figlio Cleante, che la ama a sua volta. Anche la figlia Elisa è già segretamente innamorata di Valerio (che la ricambia), un giovane che presta servizio come maggiordomo presso Arpagone, fingendo di assecondarlo nella sua folle avarizia pur di poter stare vicino all amata. Ma il progetto di Arpagone per la figlia è un altro: farle sposare il signor Anselmo, un uomo facoltoso che accetterebbe di prendere la giovane anche senza dote. Per il figlio, invece, ha in mente una ricca vedova. Cleante decide così di far rubare dal suo servo, Saetta, la cassetta, sotterrata dal padre in giardino, nella quale lo stizzoso Arpagone tiene il suo tesoro di diecimila scudi d oro, pensando di usarla come merce di scambio con il padre per avere Marianna. Ma il padre accuserà di furto Valerio. Dopo una serie di disavventure, equivoci e malintesi, tutto s aggiusta con l arrivo del ricco Anselmo, il quale, invece di chiedere ufficialmente la mano di Elisa, riconosce in Marianna e in Valerio i suoi figli, che credeva da tempo morti. Il classico colpo di scena finale permette così alle due giovani coppie di sposarsi senza l aiuto economico di Arpagone. Arpagone ritroverà il suo tanto bramato e adorato tesoro, e, fermo nella sua testardaggine, preferirà rimanere solo con il proprio denaro. Le ansie di un uomo avido / T2 / Molière, L avaro, atto I, scena IV; atto IV, scene VI-VII / Denaro e disperazione / Nella vita di Arpagone sembra non esserci spazio che per il denaro. Anche i figli vengono visti come strumenti per arricchirsi ulteriormente, tramite matrimoni combinati. A complicare il quadro, giunge, del tutto inatteso, il furto della cassetta contenente i suoi soldi. Elisa, Cleante, Arpagone 5 10 172 / IL SEICENTO ATTO I, scena quarta arpagone Certo, non è una preoccupazione di poco conto dover nascondere in casa propria una grossa somma di danaro. Beato chi ha tutti i suoi averi ben collocati, e serba solo quel che gli è necessario per la spesa. Non è cosa da poco escogitare in casa un nascondiglio sicuro, poiché a me le casseforti sono invise e ne diffido assai. Mi pare che siano una vera e propria esca per i ladri, la prima cosa che viene cercata. Non so, tuttavia, se ho fatto bene a seppellire in giardino i diecimila scudi che mi hanno restituito ieri. Diecimila scudi d oro nascosti in casa, sono una somma abbastanza (Fratello e sorella arrivano parlando sotto voce) Oh Cielo! Non mi sarò tradito io stesso? Trascinato dalla veemenza, credo di aver parlato ad alta voce, mentre riflettevo tra me e me. Che cosa c è? cleante Niente, padre. arpagone da molto che siete lì, voi due? elisa Siamo appena arrivati.

Il magnifico viaggio - volume 3
Il magnifico viaggio - volume 3
Il Seicento e il Settecento