La Grammatica Treccani - La palestra

TIPOLOGIA B + C Il bianchetto Audio LETTURA 5 10 15 20 25 30 35 La prima cosa che ti colpisce è l odore. Entri in una classe qualsiasi e ti arriva potentissimo alle narici un odore chimico, come di vernice fresca. Davvero, è strabiliante. Con la destra scrivono, e nella sinistra tengono quel coso. O lo mettono appoggiato lì, in piedi, pronto all uso. Ogni cinque secondi qualcuno lo stappa ed ecco, magia, l odore di vernice si diffonde. Sbagliano una lettera: bianchetto. Tirano una linea un po storta: bianchetto. Fanno tutto giusto, però poi lo guardano e, chissà perché, non gli piace: bianchetto. Certo, che c è di male? Magari lo fanno perché così il quaderno è più ordinato. Così non ci sono segnacci brutti, correzioni, sgorbi. Apri il quaderno e ti sembra lindo, pulito, senza errori. Da un certo punto di vista verrebbe quasi da dire che il bianchetto è sinonimo di diligenza, di impegno, di ambizione a fare il meglio che si può. Ma non è così. Forse il problema è tutto lì, in quelle spennellate di bianco sotto cui cominciamo a nascondere i nostri errori fin da quando siamo piccoli. Perché ce ne vergogniamo, perché non ci piacciono, perché abbiamo paura: i motivi possono essere tantissimi, ma alla fine quel che facciamo spesso è coprire gli sbagli con una passata di vernice, lasciarci cadere sopra un paio di gocce, spalmare bene, aspettare che si asciughi e poi, come se niente fosse, scriverci sopra. Il punto è che l errore, col bianchetto non è che scompaia: è sempre lì sotto. Fa solo finta di non esserci. un trucco, apparenza, bella facciata. Lui è lì, siamo noi che facciamo di tutto per non vederlo. Il punto è che continui a sbagliare all infinito, se il tuo pensiero è tanto c è il bianchetto . Non impari niente dai tuoi errori, se pensi che con un paio di gocce li farai sparire. Non ti parlano, non ti insegnano. Non ti riguardano. Il punto è che là fuori non c è il bianchetto. E ai nostri ragazzi capiterà di sbagliare, di farla grossa magari, e di non riuscire ad accettarlo, di vivere l errore come se fossero loro l errore: pensare non di fare qualcosa di sbagliato ma di essere qualcosa di sbagliato. E quando hai quella sensazione, poi non c è bianchetto che tenga. Nessuno ti aggiusta, quando pensi di essere un giocattolo difettoso. Il punto è che gli errori, quando li vedi, poi ti sembrano sempre molto più orribili di quello che sono, perché la tua idea di bellezza è un idea fatta di candore e perfezione, non di cancellature e correzioni. Ma quell idea di bellezza è una truffa. Un bluff. Una favola, e per di più con un pessimo finale. Parliamoci chiaro. Sbagliare non è bello. A volte crea ferite, crepe e dolori che ci mettono anni a mettersi a posto. E alcuni errori, semplicemente, non si mettono a posto mai. No, sbagliare non è bello: però è necessario. Necessario se si vuole sapere davvero chi siamo, perché errori e difetti ci parlano di noi, molto più dei pregi e dei punti di forza. Se si vuole davvero essere, occorre qualche volta sbagliare. E. Galiano, L arte di sbagliare alla grande, 2020 PROVA STRUTTURATA 395

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Per la scuola secondaria di primo grado