T1 ITA - Roma madre degli uomini!

Appendice La letteratura tra V e VIII secolo: l alba del Medioevo T1 Roma madre degli uomini! tratto da De reditu suo I, 43-64 italiano Prima di abbandonare definitivamente Roma, Rutilio rivolge alla città delle accorate laudes cui si sovrappo ne un profondo sentimento di dolente distacco. 5 10 Molti baci posiamo sulle porte della città, lasciandola e controvoglia, ecco, i piedi superano la soglia sacra. Ne chiediamo perdono con lacrime e offrendo in sacrificio lodi, per quanto lascia fluire parole il pianto: «Prestami ascolto, bellissima regina del mondo interamente tuo accolta fra le celesti, Roma, volte stellate, prestami ascolto, tu madre degli uomini, madre degli dèi: grazie ai tuoi templi non siamo lontani dal cielo. Te cantiamo e canteremo, sempre, finché lo concedano i fati, nessuno può essere in vita e dimentico di te. Potrà piuttosto scellerato oblio affondare il sole prima che il tuo splendore svanisca dal nostro cuore, perché diffondi grazie pari ai raggi del sole per ogni terra, fino all Oceano che ci fluttua intorno. Per te si volge lo stesso Febo che tutto abbraccia e i suoi cavalli, sorti da te, in te ripone;1 non ti fermò, sabbia di fuoco, la Libia, né ti respinse, armata dal suo gelo, l Orsa: quanto si estese fra i poli, propizia alla vita, la natura tanto si aprì la terra al tuo valore. Hai fatto di genti diverse una sola patria, la tua conquista ha giovato a chi viveva senza leggi offrendo ai vinti l unione nel tuo diritto, hai reso l orbe diviso unica Urbe . (trad. A. Fo) 1. lo stesso ripone: perifrasi* per indicare l estensione delle terre di Roma da Oriente a Occidente. La peri frasi, di uso epico, è costruita inserendo il riferimento al percorso del Sole (per metonimia* Febo Apollo), cui il poeta allude con l immagine dei cavalli che trainano il carro del Sole. Analisi del testo La vicinanza con Ovidio In questi versi sono evi denti i punti di contatto a livello testuale con il model lo ovidiano, la cui presenza si rintraccia nella prima parte del passo scelto. La scena della partenza con l addio ai cari e alla città e l immagine del piede che non osa varcare la soglia è frutto di suggestione e rie laborazione, in particolare, di reminiscenze dai Tristia e dalle Epistulae ex Ponto: alle rr. 1-2 (corrispondenti ai vv. 43-44) vi è infatti un richiamo al passo I, 3, 5560 dei Tristia («Tre volte toccai la soglia, tre volte fui richiamato indietro, e anche / il passo, assecondando il mio animo, era riluttante. / Più volte, dopo aver detto addio, ripresi a parlare lungamente, / e detti l ultimo bacio come sul punto di andare. / Più volte, ingannan do me stesso, ripetei le stesse disposizioni, / mentre tornavo a posare lo sguardo sui miei cari , trad. F. Le chi), mentre alla r. 3 (v. 47) inizia un lungo e accorato elogio alla dea Roma, nel quale Rutilio combina il mo tivo dell addio alla patria ideale (cioè la città di Roma, che per un cittadino romano rappresenta il tutto), la personale preghiera a Roma (dalla quale traspare il dolore per la partenza e il desiderio di poter tornare) e l esaltazione della grandezza passata e della capacità dell impero di riunire sotto di sé come una grande genetrix terre, popoli, culture. L elogio di Roma al momento dell addio La di mensione ecumenica e lo splendore passato di Roma si estendono nella seconda parte dell inno nell elogio della maestosità, persino architettonica, della città, che ormai si profila lontana a Rutilio che prende il lar go iniziando il suo viaggio. In questo passo, in parti 801

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale