Fino a noi - La fortuna di Seneca

L ET IMPERIALE Fino a noi La fortuna di Seneca Seneca: maestro di vita o autore ricco di contraddizioni? La fortuna di Seneca nei secoli è spesso imperniata sulla risposta a una questione cruciale: Seneca era o no un ipocrita? Ricchissimo, ma amante della sobrietà; potentissimo, ma difensore della vita ritirata; banditore della coerenza fra parole e vita, ma capace di bieca adulazione... Tali contraddizioni si ripercuotono non solo nella ricezione letteraria, ma anche nelle raffigurazioni artistiche (à pp. 58-59). In molti, nel II e nel III secolo (Quintiliano e Frontone) e poi durante l Illuminismo, lo condannano per questo, non meno che per il suo stile, più adatto alla declamazione che alla filosofia; al contrario, con altrettanta veemenza, in altre epoche come i primi secoli del cristianesimo, il Seicento e buona parte del Novecento Seneca è celebrato come eroico oppositore e martire della tirannide, e soprattutto come insuperabile maestro di vita. Questo si deve anche alla reticenza di Seneca sulle sue vicende personali, che consente al lettore di mettere in secondo piano la vita privata dell autore. Essenziali, per la fortuna di Seneca, sono poi il suo modo personalissimo di diffondere e interpretare la filosofia stoica, nonché l efficacia del suo stile. Le tragedie Dopo i primi riadattamenti in età rinascimentale, le tragedie vengono apprezzate dal teatro elisabettiano: in particolare William Shakespeare (1564-1616) ne riprende tratti caratteristici come i toni macabri, l apparizione delle ombre dei morti sulla scena, i deliri, le sentenze (le parole «nessun fiume potrà lavare queste mani , pronunciate da Lady Macbeth dopo aver portato a termine, insieme al marito, il delitto di re Duncan, sono tratte dalla Phaedra di Seneca) e intere scene (nel Tito Andronico Shakespeare riprende il Thyestes). Seneca tragico vive poi un periodo di massima gloria nel Seicento francese, con Pierre Corneille (Medea, dipo) e Jean Racine (La Tebaide o i fratelli nemici, Fedra), e in Italia fra Sette e Ottocento, con Alfieri e Foscolo (quest ultimo autore di un Tieste). 80 In anni più recenti, le tragedie senecane più celebri e strettamente legate a Euripide, in particolare dipo e Medea, hanno subito numerose riscritture in chiave psicoanalitica e femminista: celebre il romanzo Medea. Voci della scrittrice tedesca Christa Wolf (1996). A fronte di questa notorietà, va rilevato che la critica, in particolare a partire dall età romantica, ha considerato Seneca nettamente inferiore rispetto ai suoi modelli greci, perché stilisticamente ridondante ed eccessivamente interessato ai dettagli macabri, al contrario di Euripide, molto più elegante e sobrio. I Dialoghi e le epistole Grazie al rilievo dato al concetto di provvidenza e alla valorizzazione dell anima rispetto al corpo, i Dialoghi e le epistole di Seneca hanno inizialmente grande successo in ambiente cristiano, a cominciare da Tertulliano (II secolo) e Agostino (IV secolo), per proseguire in tutto il Medioevo, più nordico (Francia e Inghilterra) che italiano: Dante per esempio cita «Seneca morale nel Limbo (Inferno IV, 141), ma non mostra di conoscerlo bene come altri autori; notevole l interesse per questi testi del teologo e filosofo Erasmo da Rotterdam (1467-1536). Per le opere in prosa, il periodo d oro si colloca fra Cinquecento e Seicento, con numerosissime edizioni, soprattutto a opera del grande studioso fiammingo Giusto Lipsio (1547-1606) e una vera e propria corrente filosofica, il neostoicismo, Peter Paul Rubens, che si ispira a esse: Ritratto di Giusto Lipsio, 1612-1616. Anversa, Museo Plantin-Moretus. fra gli esponenti

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale