Tua vivit imago - volume 3

L autore Seneca in breve imprevisti, oppure rovesciano una prospettiva ben nota in una completamente inaspettata. Alcuni esempi dalle Epistulae: «Chi si sa adattare alla povertà è ricco (4, 11); «Nessuno è infelice solo per i mali presenti (5, 9), «Alcuni smettono di vivere prima ancora di cominciare (23, 9); «Per non temere mai la morte, pensala sempre (30, 18). L antitesi, ossia la contrapposizione fra due concetti di significato opposto, non solo è la struttura fondante di molte sentenze, ma è una sorta di forma mentale per Seneca. Dal momento che quella stoica è una filosofia fondata su opposizioni nette (saggio e stolti, bene e male, virtù e vizi) che non ammettono quasi mai gradi intermedi, l antitesi è il mezzo stilistico più adatto a esprimere questo pensiero. Tale figura è particolarmente funzionale per sottolineare la differenza fra apparenza esteriore e realtà autentica: quello che a prima vista sembra un bene, nasconde nella sua vera essenza un male: «la gente proclamava Vazia, tu solo sai vivere! : ma lui sapeva stare nascosto, non vivere. C è una grande differenza fra la vita contemplativa e quella oziosa (Epistulae 55, 3-4); «Quanto ci sono nocivi i voti a nostro favore dei parenti! Tanto più nocivi quanto più si sono realizzati (Epistulae 60, 1 à T14). L antitesi sfocia spesso nel paradosso (concetto contrario al senso comune: «Puoi incidere il loro nome sulla soglia di casa: hanno precorso la loro morte , Epistulae 60, 4) e nell ossimoro* (accostamento di due concetti l uno contrario all altro: quies inquieta, 56, 8). Sono molto frequenti in Seneca anche le ripetizioni in variatio*: le argomentazioni, cioè, sono strutturate attraverso triplici riprese di un concetto (a volte espresso da verbi, altre da intere proposizioni), che ne mettono in luce le diverse sfaccettature (à p. 85). A questi tratti formali si può aggiungere, tra le figure di pensiero, la metafora*: Seneca ne fa un uso fittissimo in prosa, e questo dà vivacità e immediatezza ai concetti di cui parla. L esempio più celebre è quello riferito al tempo: poiché non si vede, dobbiamo utilizzare le metafore per far capire quanto importante sia (De brevitate vitae 8, 1). In non pochi casi, alla metafora Seneca affianca la personificazione*: entità astratte come la morte o i vizi, descritte come fossero personaggi, diventano così i veri attori; questo aggiunge drammaticità al discorso e lo rende coinvolgente, perché rappresenta il conflitto interiore come un combattimento vero e proprio. Anche se numerose sue opere possono definirsi filosofiche, Seneca fa un uso parco delle forme proprie dello stile argomentativo, come il sillogismo o l inferenza (cioè una deduzione tesa a sottolineare una conseguenza logica, del tipo se... allora ). Stili diversi per generi diversi Data la problematicità della ricostruzione cronologica della sua produzione letteraria, non è possibile delineare un evoluzione stilistica di Seneca, ma è opportuno saper riconoscere alcuni tratti propri di ciascun genere letterario; inoltre, ciascuna opera è sempre modellata sulla cultura, sull estrazione sociale e sugli interessi personali del destinatario. Nei Dialoghi, lo stile è relativamente piano e talvolta ricorrono le forme argomentative proprie del testo filosofico; nei trattati, secondo la tradizione, è semplice ed essenziale, ma si innalza fino a vertici quasi poetici laddove Seneca mostra le ricadute etiche di un ragionamento scientifico (à T10): il De clementia è senza dubbio più ricercato degli altri due, sia in considerazione della levatura sociale del destinatario, sia per il fatto che l argomento esula dal tema tecnico-scientifico, considerato basso sul piano formale; nelle lettere, un genere meno definito formalmente e che non rifugge dai colloquialismi, Seneca si sente libero di sperimentare vari registri stilistici e modalità scrittorie: e quest opera è il massimo esempio dello stile senecano. I tratti stilistici sopra elencati tornano, amplificati, anche nella produzione poetica tragica, che presenta tutte le caratteristiche anticlassiche proprie dell età neroniana: in certi casi l equilibrio fra argomentazione e ricerca espressiva cede il passo al gusto dell effetto retorico (e/o del dettaglio macabro) in quanto tale. Lo stile di Seneca si differenzia a seconda del genere letterario e del destinatario dell opera: nei dialoghi e nei trattati lo stile è piano e argomentativo, nelle lettere più libero e vario; le tragedie risentono del gusto per l effetto retorico e per i dettagli macabri. 79

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Età imperiale