9. Lo stile

L ET IMPERIALE in breve Da queste categorie, e in particolare da quella del desiderio, derivano tutte le altre: l ira è il desiderio di vendicarsi, la superbia quello di essere superiori agli altri ecc. Una passione è originata da un giudizio e da un azione conseguente errati a fronte di uno stimolo esterno: per esempio, reagire con violenza a un offesa che si reputi lesiva del proprio onore significa sprofondare nell ira. Andrea Mantegna, Minerva scaccia i Vizi dal giardino delle Virtù, 1502. Parigi, Museo del Louvre. Seneca dedica la sua I vizi della Roma di Seneca Nonostante la letteratura latina sia molto ricca di consideraopera all analisi delle zioni moralistiche (si pensi alle digressioni del De Catilinae coniuratione di Sallustio, o alle passioni e passa in tirate di Cicerone contro Clodio o Antonio), Seneca è il primo autore latino a dedicare la rassegna i vizi del maggior parte della sua opera all analisi delle passioni, assegnando ai vizi della società del suo tempo: l amore per il lusso, l avidità, suo tempo un rilievo eccezionale. l ambizione, l ira e Prima per numero di ricorrenze e aneddoti è sicuramente la luxuria, vale a dire l amore l accidia. per il lusso in tutte le sue manifestazioni, dai banchetti straordinari alle vesti sontuose, dai gioielli sfarzosi alle conquiste amorose; ogni aspetto legato all esibizione e alla messa in mostra di sé rientra in questo vizio, che dunque può declinarsi anche come gola, lussuria (libido), prodigalità. Seguono l avaritia, l avidità , cioè il desiderio di accumulare quante più ricchezze possibili, e l ambitio, l ambizione , che esaspera il desiderio di essere utile alla patria nella pretesa di ottenere un posto sempre più rilevante nella società, a scapito degli altri. L ira, il vizio tipico del tiranno, è oggetto di grande attenzione da parte del filosofo fino al 55 circa (De constantia sapientis, De ira, De clementia), ma scompare poi quasi del tutto dai suoi testi, forse per evitare di irritare Nerone, dando l impressione di formulare un giudizio negativo sul suo operato; d altra parte nei suoi ultimi anni Seneca bersaglia vizi che, a leggere gli storiografi (per esempio Svetonio), caratterizzavano proprio il principe, oltre alla sua corte. Il filosofo sposta dunque il bersaglio polemico dal piano politico, direttamente implicato nel caso dell ira, a quello moralistico. Altra passione peculiare è l inertia ( accidia ), definita come inattività o ritiro dalla vita politica: questo viene giustificato solo se dedicato interamente alla speculazione filosofico-morale, che in questo caso viene definita otium (à T12); in tutti gli altri casi, questa scelta di vita, connotata come tipicamente epicurea, viene criticata come fuga dalla vita civile, ripiego verso un esistenza animalesca e soggetta solo ai piaceri del ventre. importante sottolineare come tutti i vizi bersagliati da Seneca siano vizi sociali : la loro gravità, cioè, viene valutata non tanto in sé, quanto per le sue ricadute sul tessuto sociale e per le sue conseguenze sugli altri. 9. Lo stile Lo stile di Seneca Uno stile decostruito Sabbia senza calce è la definizione che l imperatore Caligola dà è caratterizzato dello stile senecano: rispetto al periodare di Cicerone, basato su parallelismi e bilanciate dalle sentenze, corrispondenze, quello di Seneca si frantuma in sentenze, chiasmi, antitesi, paradossi, ricerca conclusioni a sorpresa continuamente la sorpresa, l inaspettato, anche a costo di qualche asprezza sintattica. dell argomentazione, e dalle antitesi, I tratti salienti del suo stile sono la sentenza e l antitesi*. espressione delle La sentenza (à p. 160) è la chiusa a sorpresa di un ragionamento, una frase breve e paopposizioni nette della radossale nel significato, in genere posta a conclusione di un discorso, formalmente giocata filosofia stoica. su espedienti retorici che fanno assumere a un termine di uso comune significati nuovi e 78

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale