De civitate Dei

L autore Agostino De civitate Dei T8 La città di Dio e i suoi nemici tratto da De civitate Dei I, 1 italiano Nel primo capitolo del De civitate Dei, che riportiamo quasi per intero, Agostino attacca i pagani, rinfacciando loro, in particolare, l ingratitudine nei confronti dei cristiani, che li avevano accolti nelle basiliche al tempo del sacco di Roma (410 d.C.), salvando così loro la vita. La condanna dei nemici non esclude, d altra parte, la possibilità dell accoglienza per coloro che hanno, invece, «cancellata la loro empietà . 5 10 15 20 25 1. Dalla città terrena sorgono i nemici, contro i quali si deve difendere la città di Dio; molti di essi, tuttavia, cancellata la loro empietà, diventano cittadini sufficientemente degni in questa città; altri invece bruciano di tanto odio contro di essa e sono profondamente ingrati verso i benefici manifesti del suo redentore. Eppure oggi non potrebbero parlare in modo così ostile, se non avessero salvato la loro vita, di cui vanno così fieri, proprio nei luoghi sacri, mentre fuggivano il nemico. Non è forse vero che essi, ostili al nome di Cristo, furono risparmiati dai barbari proprio per questo nome? Ciò è testimoniato dai luoghi dei martiri e dalle basiliche degli apostoli, che durante la devastazione dell Urbe1 accolsero credenti e non credenti in cerca di scampo. Fin qui infuriava il nemico sanguinario, qui il furore dell eccidio trovava un limite; là erano spinti dalla compassione del nemico coloro che erano stati già risparmiati, perché non incappassero in nemici meno compassionevoli. E anche quelli, poi, che altrove si mostravano per tradizione di ostilità crudeli e violenti, una volta giunti presso quei luoghi, dove era stato proibito ciò che altrove il diritto di guerra permetteva, scoprivano contenuta la loro piena barbarie nel combattere e spezzata la loro brama di far prigionieri. In tal modo si salvarono molti, che ora contestano i tempi cristiani e attribuiscono a Cristo i mali che soffrì quella città; non attribuiscono invece al nostro Cristo, ma alla loro buona sorte, proprio quel bene della vita ottenuto per il rispetto di Cristo stesso. In realtà, se fossero veramente saggi essi dovrebbero ricondurre le sofferenze e le repressioni ricevute dal nemico alla provvidenza di Dio; essa normalmente riscatta e demolisce attraverso le guerre i costumi corrotti degli uomini e nello stesso tempo educa con queste sofferenze la vita giusta e lodevole degli altri o per farla giungere, così provata, ad una condizione migliore o per impegnarla ancora sulla terra per altri servizi. (trad. L. Alici) 1. devastazione dell Urbe: è il sacco di Roma del 410 d.C., per mano dei Visigoti di Alarico. 787

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale