Tua vivit imago - volume 3

DAL TARDOANTICO AL MEDIOEVO 10 15 sed ipso furto et peccato. Arbor erat pirus in vicinia nostrae vineae pomis onusta nec forma nec sapore illecebrosis. Ad hanc excutiendam atque asportandam nequissimi adulescentuli perreximus nocte intempesta, quousque ludum de pestilentiae more in areis produxeramus, et abstulimus inde onera ingentia non ad nostras epulas, sed vel proicienda porcis, etiamsi aliquid inde comedimus, dum tamen fieret a nobis quod eo libe ret, quo non lice ret. Ecce cor meum, Deus, ecce cor meum, quod mise ratus es in imo abyssi. Dicat tibi nunc ecce cor meum, quid ibi quaerebat, ut essem gratis malus et malitiae meae causa nulla esset nisi malitia. Foeda erat, et amavi eam; amavi perire, amavi defectum meum, non illud, ad quod deficiebam, sed defectum meum ipsum amavi, turpis anima et dissiliens a firmamento tuo in exterminium, non dedeco re aliquid, sed dede cus appe tens. giustizia e dalla sovrabbondanza dell iniquità. Mi appropriai infatti di cose che già possedevo in maggior misura e molto miglior qualità; né mi spingeva il desiderio di godere ciò che col furto mi sarei procurato, bensì quello del furto e del peccato in sé stessi. Nelle vicinanze della nostra vigna sorgeva una pianta di pere carica di frutti d aspetto e sapore per nulla allettanti. In piena notte, dopo aver protratto i nostri giochi sulle piazze, come usavamo fare pestiferamente, ce ne andammo, giovinetti depravatissimi quali eravamo, a scuotere la pianta, di cui poi asportammo i frutti. Venimmo via con un carico ingente e non già per mangiarne noi stessi, ma per gettarli addirittura ai porci. Se alcuno ne gustammo, fu soltanto per il gusto dell ingiusto. Così è fatto il mio cuore, o Dio, così è fatto il mio cuore, di cui hai avuto misericordia mentre era nel fondo dell abisso. Ora, ecco, il mio cuore ti confesserà cosa andava cercando laggiù, tanto da essere malvagio senza motivo, senza che esistesse alcuna ragione della mia malvagità. Era laida e l amai, amai la morte, amai il mio annientamento. Non l oggetto per cui mi annientavo, ma il mio annientamento in sé stesso io amai, anima turpe, che si scardinava dal tuo sostegno per sterminarsi non già nella ricerca disonesta di qualcosa, ma della sola disonestà. (trad. C. Carena) pirus: apposizione di arbor. in vicinia : nelle vicinanze . onusta : è riferito ad arbor (femminile in latino). pomis: ablativo di abbondanza. forma nec sapore: ablativi di limitazione. illecebrosis: aggettivo di uso raro, concordato con pomis. excutiendam asportandam: accusativi del gerundivo con valore finale. nequissimi adulescentuli: apposizione del soggetto sottinteso nos; nequissimus è superlativo dell aggettivo indeclinabile nequam. nocte intempesta: nel cuore della notte . quousque: lett. momento fino al quale ; avevano, cioè, giocato fino a notte fonda, dopo di che erano andati a rubare le pere. de pestilentiae more: la traduzione letterale è secondo l uso della (nostra) pestilenza (l uso del genitivo di un sostantivo al posto di un aggettivo è tipico del latino biblico). abstulimus: perfetto indicativo del verbo aufe ro. onera ingentia: lett. grandi carichi . ad nostras epulas: complemento di fine. proicienda: gerundivo concordato con onera (vel ha il senso di come : rubano le pere come se 776 dovessero gettarle ai porci). dum tamen non lice ret: lett. anche se (etiamsi) qualcosa (aliquid) da lì (inde) mangiammo (comedimus), purché (dum tamen) venisse fatto da noi (fieret a nobis) ciò che (quod) per questo piaceva (eo libe ret), perché non era lecito (quo non lice ret) (eo quo sono correlativi; libe ret e lice ret sono al congiuntivo obliquo). dum: introduce una proposizione concessiva. fieret: è usato qui come passivo di facio. libe ret: [ci] piaceva . eo quo: per questo per il fatto che . non lice ret: non era permesso . Ecce cor meum: la ripetizione sottolinea quanto sia accorata la preghiera di Agostino che si rivolge a Dio. quod: pronome relativo riferito a cor (neutro in latino). miseratus es: perfetto del verbo deponente mise ror (da non confondere con il sinonimo misereor). abyssi: termine di derivazione greca e di marcato significato cristiano (ricorre con frequenza nei Salmi). Dicat: congiuntivo esortativo (reso con un futuro nella traduzione qui proposta). ecce cor meum: ancora una volta viene ripetuta la formula con cui si sottolinea la contrizione di Agostino. quid ibi quaerebat: interrogativa indiretta con l indicativo, secondo un uso diffuso nel latino tardo. ut: introduce una proposizione consecutiva. malus malitiae malitia: attraverso l allitterazione, la figura etimologica (malus malitiae) e il poliptoto (malitiae malitia) l autore vuole sottolineare la malvagità dell azione e la gratuità di tale malvagità; lett. non ci fosse alcuna causa (causa nulla esset) della mia malvagità (malitiae meae) se non la malvagità (nisi malitia) . Foeda: si riferisce a malitia (r. 14). amavi: il verbo è ripetuto in anafora*, per sottolineare ulteriormente la colpa. illud... deficiebam: lett. quello per cui mancavo ; ad quod è complemento di fine. turpis anima: apposizione del soggetto sottinteso ego. dissiliens: participio presente del verbo dissilio ( separarsi ). in exterminium: per l annientamento . dedeco re: ablativo modale-strumentale, ripreso con poliptoto da dede cus (come anche subito prima defectum deficiebam).

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale