IL DE CIVITATE DEI

DAL TARDOANTICO AL MEDIOEVO in breve L opera è chiusa da un invocazione alla pace del sabato senza tramonto, immagine e simbolo della vita eterna. L apparente diversità dell argomento degli ultimi quattro libri rispetto ai primi nove rientra, in realtà, in un progetto fortemente unitario, all interno del quale la seconda parte costituisce una spiegazione filosofica e teologica della prima. Le Confessiones sono Tra cultura classica, biblica e cristiana All origine di un opera tanto complessa c è una il frutto dell intreccio cultura straordinariamente ampia, che raccoglie tre tradizioni: classica, biblica e cristiana. di tre culture (classica, Si tratta di un patrimonio di conoscenze che è presupposto imprescindibile della speculabiblica e cristiana) nella zione agostiniana e, in definitiva, della sua stessa personalità. Tuttavia, la memoria di questa personalità di Agostino: cultura è anche un elemento che occorre superare per giungere a un incontro diretto con Dio, nel testo, ai riferimenti all Antico e al Nuovo come Agostino afferma in un passo delle Confessiones (X, 17, 26). Testamento si uniscono Densissima, comunque, è la trama dei riferimenti intertestuali, che mescola espressioni spesso reminiscenze bibliche in forma sia di citazioni esplicite sia di richiami indiretti a reminiscenze lettedi autori latini. rarie. Se il costante riferimento all Antico e al Nuovo Testamento è evidente anche a una lettura superficiale, i richiami agli autori classici possono rimanere più sotto traccia, ma non sono meno importanti. Nel raccontare la crisi che precede la conversione (VIII, 12, 28: «Quanto tempo ancora e ancora, domani e domani? Perché non subito? Perché non farla finita proprio ora con la mia turpitudine? à T6), Agostino si ricorda, per esempio, di un passo di Persio (« Lo farò domani . Ma domani sarà lo stesso. E come? Quasi fosse una gran cosa concedermi un giorno! . Ma quando il giorno seguente è venuto, abbiamo già consumato il domani di ieri: ecco che un altro domani si sarà portato via questi anni e sarà sempre un po più avanti , Satire 5, 66-69). IL DE CIVITATE DEI I ventidue libri del De La struttura e il contenuto Il De civitate Dei è un trattato in ventidue libri, composto fra civitate Dei mirano a il 412 e il 427, con un duplice intento: da una parte difendere la religione cristiana dagli difendere i cristiani e a attacchi dei pagani dopo il sacco di Roma da parte dei Visigoti di Alarico (410), la cui colpa dimostrare l eterna gloria veniva fatta ricadere, appunto, sul cristianesimo (à T8); dall altra, rassicurare i cristiani, della città di Dio; i libri I-X costituiscono la pars turbati dagli eventi storici, dimostrando che gli Stati terreni sono destinati a finire, ma la città destruens e criticano il di Dio durerà per sempre. paganesimo, mentre L opera si divide in due grandi blocchi: una pars destruens nei primi dieci libri, concepita per i libri XI-XXII sono la pars construens e celebrano demolire criticamente il paganesimo, e una pars construens nei successivi dodici, riguardante la la civitas Dei, opposta a teologia cristiana della storia. La confutazione del paganesimo è articolata a sua volta in due quella terrena. momenti: nei libri I-V Agostino dimostra come il culto degli dèi pagani non abbia contribuito al raggiungimento della felicità da parte dell uomo, portando solo corruzione morale; nei libri successivi (VI-X) si concentra invece sui culti idolatrici e sulla mitologia pagana. La pars construens tratta invece dell origine (libri XI-XIV), dello sviluppo (XV-XVIII) e della fine futura (XIX-XXII) delle due città : la civitas terrena (o civitas diaboli) è il regno del male, dominato dall egoismo e dalla cupidigia, mentre la civitas Dei, patria di coloro che sono predestinati alla salvezza, è fondata sull amore per Dio e per il prossimo. Al contrario dei regni Le due città e la vita dell uomo L obiettivo dell opera è la conferma dell assoluta verità terreni, la città di Dio del cristianesimo sul piano della filosofia della storia. Tutti i regni della terra si sono foraccoglie chiunque viva mati sulla violenza, sulla guerra, sulla rapina; essi sono realizzazioni della città terrena e, in la sua vita secolare quanto tali, sono ingannevoli e destinati a finire. Invece la città di Dio accoglie persone di secondo la virtù cristiana. ogni popolo e di ogni lingua e cultura, realizzando così un universalismo virtuoso. La vita del credente sulla terra è un pellegrinaggio che lo condurrà alla sua vera patria, la 764

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale