INTRECCI FILOSOFIA - Seneca e lo stoicismo

L autore Seneca filosofia Seneca e lo stoicismo da chi è malvagio, dunque va classificato come Seneca si proclama seguace dello stoicismo, una indifferente, o addirittura controproducente ai fini scuola ellenistica nata nel III secolo a.C. con della felicità. Allo stesso modo, le disgrazie non i tre scolarchi, cioè capiscuola, Zenone, Cleante devono toccarci, perché si tratta di eventi esteriori e Crisippo (antica Stoà), poi proseguita con che non intaccano, o al più mettono alla prova, la Posidonio e Panezio (media Stoà, II-I a.C.), infine virtù. D altra parte, è dovere del saggio stoico rinata appunto a Roma in età imperiale (Seneca, impegnarsi nel governo della cosa pubblica, per Epitteto, Marco Aurelio, I-II d.C.). mettersi al servizio della collettività. Secondo gli stoici, l universo è interamente La filosofia stoica era già stata apprezzata e costituito da materia (dunque anche l anima è presentata ai romani da Cicerone. Questi, però, materiale) e retto da un principio razionale, il la considerava estremistica sul piano etico, lògos, che provvidenzialmente governa ogni cosa; perché puntava all indifferenza nei confronti di ne consegue che ogni evento, sia esso fisico o tutto ciò che si può definire esteriore, dai beni agli spirituale, è collegato ad altri e interdipendente. Per affetti; al contrario, Seneca la ritiene superiore a l antica Stoà, lo studio della struttura del linguaggio ogni altra, perché in grado di garantire all uomo (logica) e della natura (fisica) serve a fornirci gli un incredibile forza contro i rovesci della sorte. strumenti per raggiungere la serenità (etica). La D altra parte, egli ammette di accettare senza media Stoà si era concentrata prevalentemente pregiudizi anche precetti di altre scuole, in sull etica; così fa anche Seneca. L etica stoica particolare l epicureismo, principale antagonista dava grande importanza alla sopportazione del dello stoicismo fra le filosofie ellenistiche, che dava dolore e delle avversità, e allo sradicamento risalto al corpo e alle sue sensazioni e sosteneva delle passioni, nel tentativo di raggiungere la il rifiuto dell attività politica. Non va dimenticato serenità attraverso l accettazione del nostro che in questo periodo storico un certo sincretismo, destino (à p. 76). Secondo gli stoici, gli uomini si cioè una mescolanza di elementi tra diverse dividono in saggi e stolti: i primi sono rarissimi scuole, era pratica comune e diffusa. D altra esempi di chi ha raggiunto la serenità; i secondi parte, gli insegnamenti di vivono invece in balia delle apparenze e dei vizi. altri maestri vengono Tra i saggi e gli stolti, ci sono coloro che Seneca recepiti da Seneca chiama proficientes, gli uomini in cammino , solo a condizione avviati verso la perfezione, ma ancora lontani da che risultino utili allo essa: egli stesso si considera uno di questi. scopo principale Il fine supremo dell uomo, nello stoicismo come della vita, ossia in tutte le filosofie ellenistiche, è raggiungere combattere la felicità, intesa come serenità assoluta, la paura per cioè liberazione da ogni forma di turbamento. A eccellenza, quella questo fine bisogna concentrarsi sui beni propri della morte. dell uomo, che si riducono alla sola virtù: tutte le virtù specifiche, come la grandezza d animo (magnanimitas), la fermezza (constantia), il coraggio (fortitudo), sono solo aspetti diversi di quella che Seneca chiama mens bona, la retta ragione, e che si manifesta nell honestus, il bene. Al di fuori à Crisippo di Soli, della virtù, tutto il resto (ricchezze, bellezza, onori) uno dei fondatori non dipende da noi, è effimero e acquisibile anche dello stoicismo. 75

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale