8. I temi

L ET IMPERIALE in breve 8. I temi IL SAGGIO E GLI STOLTI Per Seneca l umanità Due categorie La filosofia stoica (à p. 75) suddivide l umanità in due categorie: il sagè divisa in due categorie: gio e gli stolti. La prima comprende individui unici, vicini alla perfezione, di cui si ricordano il saggio, un individuo pochissimi esempi nella storia (fra cui Socrate e Catone Uticense): comprendendo la vera che ha raggiunto essenza di ogni cosa, essi conducono un esistenza piena e inattaccabile da vizi e passioni, la perfetta conoscenza e dunque la perfetta non provano timore, speranza o attaccamento per ciò che è al di fuori di loro, al punto da felicità, e gli stolti, schiavi considerare indifferente persino il momento della morte, poiché hanno già raggiunto la delle passioni e perciò perfezione. Vivono dunque una condizione di perfetta felicità. Il saggio ha evidentemente infelici. caratteristiche divine: anzi, secondo Seneca è addirittura superiore al dio, perché questi è perfetto per natura, mentre il saggio lo è per merito personale; l unico aspetto che li differenzia è la durata nel tempo, eterna nel primo caso, limitata nel secondo. Tutti gli altri uomini appartengono alla seconda categoria, quella degli stolti, che si lasciano governare dalle apparenze, e sono perciò schiavi delle passioni, succubi del timore (della morte, in particolare) e dunque perennemente infelici. Il proficiens è lo stolto più una Il filosofo considera tuttavia anche una sorta di figura intermedia fra saggio che cerca di diventare e stolto, e cioè il proficiens o uomo in cammino , uno stolto che cerca di emergere dalle saggio, e a lui sono oppressioni del vizio valorizzando la ragione, aspirando dunque alla meta ideale della sagdedicati esortazioni gezza. A questa categoria, di cui egli stesso fa parte, Seneca dedica tutte le sue esortazioni. ed esercizi spirituali perché possa In particolare, gli esercizi spirituali allenano l uomo a demolire le apparenze (à p. 138 e riconoscere la vera à T15) e a riconoscere la vera natura delle cose, il che diminuisce la loro apparenza terrinatura delle cose. bile o la loro natura di stimoli alle passioni. Per esempio, imparare che la morte è solo un evento naturale, comune a tutti gli esseri viventi, ne demolisce l apparenza di evento eccezionale e terrorizzante; ancora, comprendere la natura effimera dei beni materiali ci aiuta a non consumarci nel desiderarne sempre di più (à T14). Infine, è importantissimo distinguere, anche all interno della filosofia stessa, ciò che ci è utile (tutte le riflessioni con una ricaduta etica) e ciò che costituisce al più un passatempo, quando non un occupazione deleteria (come le argomentazioni puramente teoretiche o le sottigliezze dialettiche fini a sé stesse). Il proficiens può essere agli inizi, oppure più o meno avanzato nel progredire, dunque gli esercizi si differenziano e si complicano in funzione del livello raggiunto, che peraltro non è lineare e costante, ma conosce arresti e retrocessioni (si pensi al personaggio di Sereno nel De tranquillitate animi à p. 64 e T6); alcuni sono più portati per la filosofia, altri fanno grande difficoltà a elevarsi spiritualmente. L opera senecana, dunque, presenta un mondo suddiviso in due categorie (il saggio e gli stolti), ma si rivolge a una terza categoria di uomini (i proficientes), nei confronti della quale l autore manifesta l atteggiamento del docente attento e comprensivo, ma anche esigente. IL DESTINO E LA MORTE Il destino è espressione Il fato Il destino, per uno stoico, è espressione del lògos, un principio razionale che goverdel principio razionale na l universo nel miglior modo possibile: a tal fine, trascura il benessere del singolo a favore che governa l universo, di una prospettiva collettiva. L esistenza degli uomini è governata dal fato, che assegna e non dipende dalla volontà dell uomo, il cui beni e mali del tutto indipendentemente dalla loro volontà: ciò che riescono a percepire è destino ultimo è la morte. il suo apparire quotidiano sotto forma di fortuna ( sorte ), ossia quell insieme capriccioso ed effimero di eventi che compone la nostra vita, e che comporta sempre, alla fine, la morte. 74

Tua vivit imago - volume 3
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Età imperiale