T5 ITA - La potenza di Roma come garanzia di salvezza

DAL TARDOANTICO AL MEDIOEVO in breve Alla filosofia antica pagana viene però riconosciuta una dignità propria perché essa tende alla verità con le sole forze dell uomo; in ciò risiede la sua autorevolezza degna di rispetto e anche il suo fallimento, in quanto, senza il dono divino e la rivelazione, l uomo non è in grado di comprendere la verità. L apprezzamento per la filosofia pagana si accompagna alla predilezione per i modelli classici e per la ricerca di una perfezione stilistica e linguistica che fa di Lattanzio un Cicerone cristiano (definizione questa attribuitagli già dagli Umanisti e poi ribadita dalla critica). Il De ave Phoenice è un Il De ave Phoenice Per quanto riguarda la produzione poetica, la critica tende ormai ad poemetto in distici sul attribuire a Lattanzio un poemetto intitolato De ave Phoenice ( L uccello Fenice ), contestuamito pagano della fenice: lizzabile forse nel primo periodo di attività letteraria. Il componimento, a carattere elegiaco l uccello che rinasce in distici, si configura come una dimostrazione di capacità retorica nella trattazione di un dalle proprie ceneri diventa qui simbolo motivo mitologico condiviso da pagani e cristiani e dalla forte carica simbolico-allegoridella resurrezione di ca. La figura della fenice che risorge dalle proCristo e dell immortalità prie ceneri era infatti simbolo di sopravvivenza dell anima. dell anima per gli antichi e di resurrezione per i cristiani e come tale era motivo utilizzato anche in ambito iconografico. Il testo di Lattanzio, pur non facendo alcun riferimento alla simbologia cristiana, né mostrando elementi riconducibili al cristianesimo, è un esempio della simbiosi strettissima tra cultura antica e tradizione letteraria e testimonia l intersezione di motivi e strategie testuali tramite il riuso di motivi pagani applicati a contenuti cristiani. La Fenice in fiamme, dal Bestiario di Aberdeen, XII secolo. T5 La potenza di Roma come garanzia di salvezza tratto da Divinae Institutiones VII, 25 italiano Il settimo libro delle Divinae Institutiones tratta della vita beata e della felicità che l uomo può avere in terra ed è dedicato a Costantino. In linea generale, Lattanzio segue le orme di Tertulliano nella lettura provvidenzialistica dell impero di Roma: fino a quando dureranno Roma e la sua potenza non ci sarà fine dei tempi. Quando tuttavia debba compiersi tutto ciò lo insegnano coloro che hanno scritto riguardo ai tempi, ricavando dai sacri testi e da diverse storie il numero di anni passati dall inizio del mondo. Benché questi varino e le loro somme complessive risultino un po diverse, non sembra che l intera attesa sia superiore a duecento anni.1 La cosa 1. Benché questi duecento anni: Lattanzio nella prima parte del capitolo ha riportato l idea diffusa che il mondo abbia 744 una durata di sei millenni corrispondenti ai sei giorni della creazione, mentre il settimo millennio è sabbatico e portatore di quiete finale per la storia (per analogia con il settimo giorno nel quale Dio si riposò). Sulla base di questo computo, lo sviluppo

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale