Tua vivit imago - volume 3

L autore Apuleio 15 6. Quae ego cum intellegerem non tam crimina iudicio quam obiectamenta iurgio prolata, ultro eos ad accusandum crebris flagitationibus provocavi. 7. Ibi vero Aemilianus cum te quoque acrius motum et ex verbis rem factam videret, quaerere occepit ex diffidentia latibulum aliquod temeritati. Quae: questo neutro plurale è un nesso relativo con valore riassuntivo di quanto appena detto e tutte queste cose , ed è oggetto di intellegerem. crimina prolata: il participio prolatus è concordato sia con crimina che con obiectamenta. ultro eos: l avverbio ultro in questo caso pur mantenendo un valore avversativo può tradursi con di mia iniziativa, a mia volta : Apuleio presenta il processo come conseguenza della sua scelta di porre fine ai sospetti nei suoi confronti, ricorrendo al giudizio di un tribunale: è soltanto perché li ha messi alle strette che i suoi accusa- tori hanno avuto il coraggio di formulare delle vere e proprie accuse. ad accusandum provocavi: l accusativo del gerundio con la preposizione ad ha, come di consueto, valore finale: li provocai a intentare la causa . Analisi del testo La parola alla difesa Apuleio è chiamato a difendersi dall accusa di aver adoperato filtri magici per convincere la ricca vedova Pudentilla a sposarlo e mettere così le mani sul suo ingente patrimonio. In linea con i principi retorici antichi, l orazione difensiva sviluppa una difesa che, sin dall exordium, cerca di disinnescare le principali contestazioni e ridicolizzare gli avversari (à T1). Apuleio, infatti, mette subito in chiaro che il processo è stato orchestrato da Sicinio Emiliano, fratello del defunto marito di Pudentilla, un vecchio di famigerata temerarietà (r. 2) che in un primo momento ha pubblicamente sollevato pesanti insinuazioni, ma poi, anziché dare seguito in tribunale alle proprie accuse, ha preferito tirarsi indietro ( si diede a cercare un nascondiglio per la propria audacia (rr. 14-15). Come verrà sostenuto più avanti nell orazione, sarebbe stato proprio Emiliano a istigare il giovane nipote Sicinio Pudente, figlio della vedova, convincendolo a presentare una denuncia per stregoneria contro Apuleio. Un caso molto complesso Apuleio, dunque, presenta sé stesso come la vittima di un intrigo ordito dal proprio rivale, Emiliano. Costui avrebbe colto l occasione fornitagli dalla partecipazione di Apuleio a un altro processo in qualità di avvocato di Pudentilla per far intervenire i propri legali, che avrebbero cominciato a sollevare davanti ai presenti una serie di accuse che andavano dalla stregoneria all omicidio con l in- tento di metterlo in difficoltà. Dal testo sappiamo che pochi anni prima Apuleio aveva preso in moglie Pudentilla su invito di Ponziano, figlio della donna e amico del retore, che temeva a detta di Apuleio che le ricchezze della madre finissero nelle mani sbagliate a seguito di un matrimonio avventato. Ponziano, però, morì poco tempo dopo, ed è proprio questa la morte che Emiliano imputa ad Apuleio. Non volendo incorrere, in caso di sconfitta, nelle sanzioni previste dalla legge per coloro che si fossero resi colpevoli di aver sollevato false accuse, Emiliano fa in modo che a citare in giudizio Apuleio sia il secondo dei figli di Pudentilla, Pudente, che, in quanto minorenne, in caso di esito avverso avrebbe goduto dell attenuante della giovane età. L importanza di una dispositio adeguata In questo breve passo, infine, osserviamo la strategia difensiva di Apuleio che prende forma. Dal momento che l accusa intende contestargli il ricorso a pratiche magiche, Apuleio articola la propria difesa in due fasi: in un primo momento si preoccupa di salvaguardare la propria onorabilità affrontando le insinuazioni relative alla sua dubbia moralità e all uso della magia, soffermandosi a spiegare le ragioni per le quali non sia possibile accusarlo di stregoneria; successivamente passa a elencare, smentendoli uno per uno, i singoli capi d accusa. , questa, una strategia che ha il merito di spostare l attenzione dove vuole Apuleio, che riesce 631

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Età imperiale