VIVA VOX - LA MORTE DI SENECA NARRATA DA TACITO

L autore Seneca Seneca, visto il declino inarrestabile della situazione, decide di ritirarsi a vita privata; Nerone si oppone, ma il filosofo persevera nel suo proposito, adducendo motivi di salute ed età avanzata, e dedicandosi alla stesura di numerose opere filosofiche. L abbandono del potere e della politica, tuttavia, non è sufficiente a salvare la vita a Seneca: nel 65 d.C., quando Nerone scopre la presunta congiura ordita da Gneo Calpurnio Pisone (à p. 32), pur senza avere prove certe del coinvolgimento personale del filosofo, l imperatore gli dà ordine di uccidersi. Seneca obbedisce, ispirandosi al modello di Socrate (à vedi sotto). VIVA VOX LA MORTE DI SENECA NARRATA DA TACITO Dopo la scoperta della congiura dei Pisoni ordita contro di lui, Nerone fa uccidere tutti i personaggi coinvolti: Seneca è fra questi. Tacito (Annales XV, 61-64) ne descrive la morte con ammirazione. Il modello a cui Seneca si ispira nel momento estremo è evidentemente Socrate, il filosofo greco che, accusato ingiustamente, fu condannato a morte per avvelenamento: la sua vicenda è narrata in varie fonti, in particolare nel Fedone di Platone. Socrate, prima del momento supremo, aveva cercato di consolare i suoi amici; poi aveva bevuto senza esitazioni la cicuta e ordinato di fare un sacrificio di ringraziamento ad Asclepio, il dio della medicina, quasi fosse guarito da un male. Allo stesso modo, Seneca esorta i suoi amici a non soffrire per lui, affronta la morte con serenità e coraggio, e formula un ringraziamento a Giove Liberatore, come fosse un prigioniero uscito da un carcere. Nerone domanda se Seneca si preparava a morire volontariamente. Allora il tribuno assicurò che non aveva colto segni di paura, nessuna tristezza nelle sue parole o nel volto. Gli si ordina dunque di tornare indietro e di intimargli di morire. [...] Seneca, imperturbabile, chiede le tavolette per il testamento, e siccome il centurione oppone un rifiuto,1 rivoltosi agli amici, poiché gli è impedito di mostrare gratitudine per i loro meriti, lascia loro in eredità l unico bene che ormai gli resti, e tuttavia il più bello: l immagine della sua vita.2 Se ne avessero conservato il ricordo, avrebbero conseguito la fama della virtù come premio di un amicizia così fedele. Al tempo stesso frena le lacrime ora col ragionamento, ora con più energia, quasi a forza, richiamandoli alla fermezza, chiedendo dove fossero i precetti della saggezza, dove la norma per tanti anni meditata contro le minacce della sorte. Chi ignorava infatti la crudeltà di Nerone? Non gli restava, dopo l uccisione della madre e del fratello, che aggiungere l assassinio del suo educatore e maestro. Come ebbe ragionato con tutti di questi e simili argomenti, abbraccia la moglie e, un po intenerito in contrasto con la sua intrepida forza d animo, la prega e la scongiura di dominare il dolore e di non abbandonarvisi per sempre, bensì di sopportare il rimpianto del marito col giusto conforto del ricordo della sua vita vissuta secondo virtù. [ ] Poi, con uno stesso colpo, aprono col ferro le vene delle braccia. Seneca, poiché il suo corpo vecchio ormai e indebolito dal poco cibo offriva un lento deflusso al sangue, recide anche le vene delle gambe e delle caviglie; e prostrato dalle crudeli sofferenze, per non fiaccare col suo dolore l animo della moglie e per non essere indotto egli stesso a cedere alla vista dei tormenti di lei, la convince a passare in un altra stanza. E anche nel momento estremo, sostenuto dall eloquenza, chiamati a sé gli scribi, lasciò molti pensieri... Intanto Seneca, prolungandosi l attesa e tardando la morte, prega Anneo Stazio, apprezzato per la lunga e fedele amicizia e per la competenza medica, di somministrargli il veleno3 da tempo predisposto, col quale gli Ateniesi facevano morire i condannati in giudizio pubblico; portatoglielo, lo bevve, ma invano: le membra erano ormai fredde e il corpo insensibile all effetto del veleno. Alla fine entrò in una vasca di acqua calda e, spruzzandone gli schiavi più vicini, aggiunse che offriva quella libagione a Giove Liberatore;4 poi fu portato in un bagno a vapore e ne morì soffocato. Il suo corpo è cremato senza alcuna cerimonia funebre, come aveva prescritto nel suo testamento quando, al colmo della ricchezza e della potenza, dava già disposizioni per gli ultimi momenti. (trad. G. Baldo) 1. il centurione rifiuto: Seneca era stato condannato per tradimento e partecipazione a una cospirazione, dunque non poteva disporre autonomamente delle sue proprietà: spettava all imperatore decidere cosa farne. 2. immagine... vita: anche Socrate consolò personalmente i suoi amici per la propria morte, come racconta Platone nel Fedone (58e-59a). 3. il veleno: la cicuta, il veleno che causò la morte di Socrate. 4. libagione... Liberatore: anche questo gesto intende replicare l esempio di Socrate, che ordinò di sacrificare un gallo ad Asclepio, il dio della medicina, come si faceva in caso di guarigione. Seneca, a differenza di Socrate, non si considera un malato guarito, ma un prigioniero liberato dal dio Giove. 57

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale