Tua vivit imago - volume 3

L autore Tacito 25 30 35 chiedo , disse, «o Cesare, qual parte dello Stato tu vuoi ti sia affidata . Colpito dalla improvvisa domanda per poco tacque; quindi, ripreso animo, rispose che per nulla s addiceva alla sua modestia lo scegliere o il ricusare una parte di ciò a cui preferiva del tutto sottrarsi. 3. Allora Gallo, che nell espressione del volto di Tiberio aveva visto il dispetto, soggiunse che non lo aveva interrogato perché dividesse le cose che non si possono separare, ma perché dalla stessa confessione di lui si riconoscesse che uno era il corpo dello Stato e che doveva essere retto dalla mente di uno solo. Aggiunse la lode di Augusto e ricordò allo stesso Tiberio le sue vittorie e le opere civili che durante la pace aveva egregiamente compiuto per tanti anni. 4. Né per questo placò il rancore di Tiberio, poiché già da tempo gli era inviso per il fatto che, avendo sposato Vipsania figlia di M. Agrippa, che già era stata moglie di Tiberio,4 sembrava che avesse aspirazioni più alte di quelle consentite ad un semplice cittadino, e perché mostrava di ritenere in sé la fierezza del padre Asinio Pollione. (trad. B. Ceva) 4. poiché già da tempo Tiberio: nell 11 a.C. Asinio Gallo aveva sposato Vipsania Agrippina, figlia di Agrippa (braccio destro di Augusto) e prima moglie di Tiberio; il nuovo princeps dunque covava da tempo sentimenti ostili nei confronti di Gallo. Analisi del testo Ambiguità dell impero e ambiguità dell impera tore L ambiguità è sicuramente la caratteristica distintiva del Tiberio tacitiano, e lo storico si preoccupa di sottolineare fin da subito la natura quasi innata di un tale atteggiamento, al quale sembra che il princeps non riesca a sottrarsi nemmeno volendo (è questo il senso dell affermazione che si legge al capitolo 11, rr. 10-13: «Tiberio, anche quando non voleva nascondere il suo pensiero, sia per natura, sia per abitudine, usava sempre parole ambigue ed oscure; quando poi si sforzava particolarmente di occultare i suoi sentimenti, le sue parole erano quanto mai avviluppate nelle incertezze e nelle ambiguità ). La scarsa simpatia di Tacito per il successore di Augusto è evidente, qui come nel seguito degli Annales; tuttavia, c è da chiedersi se, nell enfatizzare questo aspetto fin dai primi capitoli dell opera, lo storico non voglia anche sottintendere un rapporto strutturale tra l ipocrisia del singolo e quella non meno odiosa della stessa istituzione imperiale, che mentre cercava di mantenere tutte le apparenze della vecchia res publica si era in realtà trasformata già con Augusto in una monarchia assoluta a tutti gli effetti. La gestione ottimale dello Stato romano è uno dei temi cruciali dell intera produzione di Tacito, che si sforza di difendere il principato come la migliore soluzione possibile; ma l ambiguità, la crudeltà e l inettitudine dei principes che si succedono negli Annales da Tiberio a Claudio a Nerone gettano più di un ombra sull effettiva validità di questa conclusione. Fonti storiche e scelte letterarie La decisiva seduta del Senato del 17 settembre del 14 d.C., nel corso della quale fu stabilita la successione di Tiberio ad Augusto, ci viene raccontata oltre che da Tacito anche da Svetonio (Vita di Tiberio, 24) e dallo storico greco Cassio Dione (Storia romana, 57, 2-3). Le numerose somiglianze reciproche rendono chiaro il fatto che i tre autori abbiano utilizzato delle fonti comuni, tra le quali figuravano probabilmente anche dei documenti ufficiali (per esempio gli acta senatus, i resoconti ufficiali delle sedute del Senato); al tempo stesso, è altrettanto chiaro come la caratterizzazione psicologica dei partecipanti alla seduta sia il frutto della scelta individuale di ciascun autore, che pur in presenza di alcuni elementi ricorrenti ha deciso nella propria opera di dare risalto a determinati aspetti, per ragioni di carattere letterario e politico. proprio il caso del resoconto di Tacito: nel primo libro degli Annales questo momento di capitale im- 541

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Età imperiale