Gli Annales

L ET IMPERIALE Gli Annales T12 L ipocrisia al potere: il discorso di Tiberio in Senato tratto da Annales I, 11-12 italiano Gli Annales si aprono con il racconto della delicata successione da Augusto a Tiberio, nel gestire la quale il nuovo princeps e il Senato dovevano provare a conciliare due diverse esigenze: il riconoscimento del principio dinastico come meccanismo di trasmissione del potere imperiale e il rispetto, almeno esteriore, della forma repubblicana. Fin dalle prime pagine dell opera, tuttavia, a emergere con forza sono soprattutto il servilismo dei senatori e l innata ipocrisia di Tiberio, di cui è qui descritto il comportamento nella decisiva seduta del Senato del 17 settembre del 14 d.C., circa un mese dopo la morte di Augusto. 11.1. Le preghiere si volsero subito dopo1 a Tiberio, ma questi si metteva a discor- 5 10 15 20 rere variamente della vastità dell impero e della sua mediocrità, affermando che la sola mente del divino Augusto poteva reggere tanta mole, e che egli, dallo stesso Augusto chiamato a partecipare alle cure dello Stato, con la sua propria esperienza aveva imparato quanto arduo e quanto soggetto ai capricci della fortuna fosse il grave compito del dominare. Proprio per questo, in uno Stato che s appoggiava su tanti uomini illustri, badassero a non trasferire tutto il potere nelle mani di uno solo; più persone, riunendo insieme i loro sforzi, con maggior facilità adempirebbero gli uffici inerenti alla cosa pubblica. 2. In tale discorso vi era più solennità di forma che sincerità; Tiberio, anche quando non voleva nascondere il suo pensiero, sia per natura, sia per abitudine, usava sempre parole ambigue ed oscure; quando poi si sforzava particolarmente di occultare i suoi sentimenti, le sue parole erano quanto mai avviluppate nelle incertezze e nelle ambiguità. 3. Tuttavia i senatori, che avevano una sola paura, quella di far vedere che lo capivano, si effondevano in lamenti, in lacrime, in voti; tendevano le mani agli dèi, alla statua di Augusto, alle ginocchia di Tiberio, quando questi ordinò che si portasse e si leggesse ad alta voce il quadro statistico su cui erano enumerate le forze dello Stato:2 4. quanti erano i cittadini e gli alleati in armi, quante le flotte, i regni, le province, i tributi e le tasse, le spese ordinarie e i donativi. Tutto ciò Augusto aveva scritto di suo pugno; aveva anche aggiunto, non si sa se per timore o per invidia, il consiglio di mantenere l impero negli attuali confini. 12.1. Mentre il Senato si abbassava alle suppliche più umilianti, Tiberio disse per caso che, poiché non si sentiva in grado di reggere tutto quanto lo Stato, avrebbe assunto il governo di qualunque parte gli fosse affidata. 2. Allora Asinio Gallo:3 «io ti 1. subito dopo: nei capitoli precedenti il Senato aveva discusso della deificazione di Augusto, mentre qui passa ad affrontare il problema della sua successione. 2. il quadro statistico dello Stato: Tacito parla di un libellus, Svetonio nella 540 sua Vita di Augusto di un breviarium totius imperii, compendio di tutto l impero : era un documento redatto da Augusto in persona che riassumeva la situazione generale dell impero prima della sua morte. 3. Asinio Gallo: figlio dello storico e politi- co cesariano Asinio Pollione e a sua volta importante uomo politico sotto Augusto (fu anche console nell 8 a.C.). Le ragioni dei suoi dissapori con Tiberio sono in parte esplicitate dallo stesso Tacito nel seguito del capitolo.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale