Il Dialogus de oratoribus

L autore Tacito Il Dialogus de oratoribus T7 La tesi di Messalla: il problema è l educazione tratto da Dialogus de oratoribus 28, 4-6; 29, 1-4 latino italiano L ultima coppia di discorsi del Dialogus de oratoribus è dedicata a un tema cruciale nella riflessione intellettuale del I secolo d.C., vale a dire le cause del declino della grande oratoria che aveva caratterizzato la Roma repubblicana. Il primo a esporre la sua opinione è Vipstano Messalla, importante oratore e uomo politico del suo tempo e portavoce nel dialogo di un punto di vista tradizionalista; Messalla individua nel peggioramento dell educazione impartita fin dall infanzia il motivo principale della decadenza dell oratoria. 5 10 4. Nam pridem suus cuique filius, ex casta parente natus, non in cella emptae nutricis, sed gremio ac sinu matris educabatur, cuius praecipua laus erat tueri domum et inservire liberis. Eligebatur autem maior aliqua natu propinqua, cuius probatis spectatisque moribus omnis eiusdem familiae subo les committeretur; coram qua neque dicere fas erat quod turpe dictu neque facere quod inhonestum factu videretur. 5. Ac non studia modo curasque, sed remissiones etiam lususque puerorum sanctitate quadam ac verecundia temperabat. Sic Corneliam Gracchorum, sic Aureliam Caesaris, sic Atiam Augusti praefuisse educationibus ac produxisse principes liberos accepimus. 6. Quae disciplina ac severitas eo pertinebat, ut sincera et integra et nullis pravitatibus detorta unius cuiusque natura toto sta4. Infatti in passato i figli nati da madre onesta non venivano allevati nella stanzetta di una schiava che faceva loro da balia, ma ciascuno nel grembo e al seno della propria madre; ed era anzi per costei il principale titolo di merito custodire la casa e prendersi cura dei figli. Si sceglieva poi una parente più anziana, alla quale affidare, in virtù dei suoi specchiati e irreprensibili costumi, tutta la prole della famiglia; e in presenza dei piccoli a nessuno era lecito dire o fare qualcosa che potesse apparire indecente o sconveniente. 5. E così essa, con quell aura di rispetto e quasi di sacralità che la circondava, teneva sotto controllo non soltanto gli studi e le diverse attività dei ragazzi, ma anche i loro giochi e i momenti di svago. in questo modo che, a quanto abbiamo appreso, Cornelia provvide all educazione dei Gracchi, come Aurelia a quella di Cesare, e Azia a quella di Augusto; e tutte allevarono figli destinati a primeggiare. 6. Una tale severa disciplina mirava a far sì che ciascuno, conservando un indole pura e schietta, e senza farsi traviare dalle cattive qualità, fin da subito volesse abbracciare con tutto sé stesso le discipline oneste; e sia che le sue inclinazioni 4. Nam pridem videretur Nam pri dem: dopo un breve preambolo in cui Messalla si propone di investigare i vizi che condizionano fatalmente l educazione dei giovani, il suo discorso prosegue con una convinta esaltazione dell educazione impartita dai maiores. emptae: cioè una schiava acquistata di recente, qui implicitamente contrapposta al verna, lo schiavo nato e cresciuto in casa; Messalla sottintende che della prima categoria non ci si può fidare. gremio ac sinu matris: in età imperiale invece le donne delle classi sociali elevate spesso evitavano di allattare personalmente i figli per non rovinare la propria bellezza. subo les: è un termine ar- caico e poetico, che non a caso Messalla utilizza per riferirsi ai rampolli delle austere famiglie romane di un tempo. dictu factu: supini passivi ( a dirsi a farsi ). 5-6. Ac non universum hauriret sanctitate ac verecundia: ablativi strumentali. temperabat: non è del tutto chiaro quale sia il soggetto della proposizione: dal punto di vista sintattico è più naturale immaginare che sia ancora la maior pro pinqua (r. 3), ma gli esempi che seguono spingono piuttosto a concludere che sia la mater. Corneliam Augusti: nota ancora una volta il perfetto equilibrio dei membri, con l anafora* di sic e la ripetizione delle coppie madre-figlio / accusativo-genitivo. I tre genitivi Gracchorum, Caesaris, Augus ti dipendono dal dativo educationibus. Corneliam: esempio proverbiale di virtù materna, è la figlia di Scipione l Africano (il celebre vincitore di Annibale nella seconda guerra punica) e madre di Tiberio e Gaio Gracco, i più grandi oratori della loro epoca. Aureliam: madre di Cesare, già secondo Cicerone (Brutus 252) ebbe un ruolo fondamentale nell educazione del figlio. Atiam: la madre di Augusto, figlia della sorella minore di Cesare. Tutte e tre le donne menzionate da Messalla rimasero vedove dei loro mariti. Quae: nesso relativo. eo ut: in correlazione. 525

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale