Tua vivit imago - volume 3

L autore Tacito 30 35 40 45 sangue al dominatore straniero, furono, tuttavia, ai Romani più a lungo nemici che servi. 2. La paura e il terrore sono fiacchi vincoli d affetti; quando li avrai spezzati, coloro che avranno cessato di temere, cominceranno a odiare. Tutti gli stimoli che spingono a vincere sono dalla parte nostra; nessuna consorte è qui a incitare alla battaglia i Romani, nessun genitore può rinfacciare a essi la fuga; la maggior parte di essi non ha patria, oppure ne ha un altra diversa da Roma. 3. Pochi, malsicuri per l ignoranza dei luoghi, gli dèi li hanno consegnati a noi come rinchiusi, direi quasi legati, mentre guardano con sospetto ogni cosa intorno ignota: il cielo, il mare, le selve. Non vi spaventi l apparenza di un vano splendore che viene dallo scintillio dell oro e dell argento, che né difende, né ferisce. 4. Nello stesso campo nemico noi troveremo aiuti per noi. I Britanni riconosceranno nella nostra la loro causa, i Galli si rammenteranno dell antica libertà. Gli altri Germani li abbandoneranno, come testé li abbandonarono gli Usipi.3 Dopo la vittoria non vi sarà più nulla da temere; posti fortificati privi di difensori, colonie di vecchi, municipi difficili da tenersi o discorsi, poiché gli uni obbediscono malamente, mentre gli altri comandano ingiustamente. 5. Qui vi è un capitano, qui un esercito: là vi sono tributi, miniere, e tutte le altre punizioni dei servi; su questo campo sta la scelta, o soffrire tutto questo per sempre, o vendicarsi subito. Perciò, nell atto di scendere a combattere, pensate ai vostri antenati e a quelli che verranno dopo di voi. (trad. B. Ceva) 3. come testé gli Usipi: Calgàco allude a un episodio narrato nel capitolo 28 dell Agricola: una coorte di Usipi arruolata in Ger- mania aveva ucciso il proprio centurione e i soldati romani messi a guardia dell unità, e si era data al saccheggio e alla pirateria. FINO A NOI Analisi del testo Un discorso fittizio e un motivo letterario Di Calgàco non c è traccia nella Storia all infuori di questa fugace apparizione nell Agricola. Di lui non si conosce nulla, né luogo e data di nascita né il suo destino successivo alla battaglia. stato dunque ipotizzato che il capo dei Calèdoni possa essere un invenzione letteraria, utile a Tacito per bilanciare efficacemente il discorso di Agricola prima della battaglia decisiva; quel che è certo è che, al di là della effettiva consistenza storica del personaggio, la sua arringa ai ribelli è esclusivamente frutto della fantasia dello storico, per cui i contenuti della stessa vanno considerati alla luce della tradizione letteraria precedente. L esposizione del punto di vista dei nemici di Roma era infatti un motivo diffuso nella storiografia latina ben prima di Tacito: tra i precedenti più significativi di questo interessante rovesciamento di prospettiva si possono elencare senz altro il discorso di Critognato nel De bello Gallico di Cesare (VII, 77) e quello di Giugurta al Dove fanno il deserto, lo chiamano pace re di Mauritania Bocco (Sallustio, Bellum Iugurthinum 81, 1). Ma il principale modello letterario di Tacito è qui un altro, anch esso di origine sallustiana: tra i frammenti delle Historiae di Sallustio infatti si è conservata per intero una lettera fittizia del re del Ponto Mitridate VI al re dei Parti Arsace, nella quale viene espressa una condanna dell imperialismo romano che ha molto in comune, anche sul piano linguistico e formale, con quella che si legge nell Agricola. Non bisogna però lasciarsi sedurre dall abilità retorica dello storico e convincersi che il punto di vista di Calgàco sia anche quello di Tacito: come dimostra il successivo discorso di Agricola, infatti, anche in questo caso è il tradizionale sistema di valori romano a prevalere, e anzi il valore e la nobiltà d animo che vengono qui senz altro riconosciuti ai nemici non fanno che accrescere ulteriormente la portata della vittoria di Roma. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 519

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Età imperiale