T4 ITA - Il discorso di Calgàco

L ET IMPERIALE T4 Il discorso di Calgàco tratto da Agricola 30; 32 italiano La battaglia del Mons Graupius dell 84 d.C., in cui Agricola ebbe finalmente la meglio sui ribelli Calèdoni e sul loro capo Calgàco, è il momento culminante dell intera opera. Seguendo la tradizione storiografica, Tacito fa precedere il resoconto della battaglia dai discorsi contrapposti dei due generali ai rispettivi eserciti: quello di Calgàco è uno straordinario atto di accusa nei confronti dell imperialismo romano. 30.1. Tutte le volte che io considero le cause della guerra e la nostra ardua situa- 5 10 15 20 25 zione, nutro grande speranza che oggi la vostra concordia debba segnare per tutta la Britannia il principio della libertà. Infatti, voi siete tutti quanti qui uniti, ignari di ciò che sia servitù, e non ci sono terre alle nostre spalle, mentre neppure il mare è sicuro, poiché siamo sempre sotto la minaccia della flotta romana. In tali condizioni armi e combattimenti, ragione di gloria per i valorosi, sono nel tempo stesso la più sicura difesa anche per gli inetti. 2. Le precedenti battaglie, quando con varia fortuna si lottò contro i Romani, avevano nelle nostre braccia una speranza e un aiuto, perché noi, che siamo la stirpe più pura di tutta la Britannia, e che per ciò abitiamo proprio la regione più remota, noi che non scorgevamo neppure le spiagge dei popoli schiavi,1 avevamo persino lo sguardo libero da ogni contatto con l oppressore. 3. Noi che siamo al limite estremo del mondo e della libertà, fummo, fino a oggi, difesi dal nostro nascosto rifugio e dall oscurità della fama; si sa che tutto ciò che è sconosciuto è fonte di meraviglia.2 In questo momento, tuttavia, si vengono a scoprire i confini ultimi della Britannia; ormai al di là non v è più altra gente, non ci sono che gli scogli e le onde, e, flagello ancor più grande, i Romani, alla prepotenza dei quali invano tenterete di sottrarvi con la sottomissione e l obbedienza. 4. Rapinatori del mondo, i Romani, dopo aver tutto devastato, non avendo più terre da saccheggiare, vanno a frugare anche il mare; avidi se il nemico è ricco, smaniosi di dominio se è povero; tali da non esser saziati né dall Oriente né dall Occidente, sono gli unici che bramano con pari veemenza di possedere tutto, e ricchezze e miseria. Rubare, massacrare, rapinare, questo essi, con falso nome, chiamano impero e là dove hanno fatto il deserto, dicono d aver portato la pace. [ ] 32.1. Credete voi, forse, che i Romani abbiano tanto valore in guerra quanta baldanza in pace? Essi divengono famosi a prezzo delle nostre discordie, e si giovano degli errori dei nemici a vantaggio della gloria del loro esercito; ma questo, costituito dalle genti più disparate, come è tenuto unito dai successi, così si disgregherà nelle sconfitte, a meno che non crediate che dalla lealtà e dalla simpatia si sentano legati i Galli e i Germani, e, vergogna a dirlo, anche quei molti Britanni, che, per quanto offrano il 1. non scorgevamo schiavi: Calgàco deve riferirsi alle coste della Gallia e dell Iberia settentrionale, già sottomesse da tempo al dominio romano; esse erano visibili dal sud della Britannia ma non dalla 518 Caledonia (corrispondente all incirca all odierna Scozia). 2. tutto ciò meraviglia: in latino omne ignotum pro magnifico est, una tipica sententia a effetto . Ricorda che agli aspetti meravigliosi delle terre esotiche o sconosciute gli antichi avevano dedicato un intero genere letterario, la taumasiografia (dal greco thauma, meraviglia, portento ).

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale