Fino a noi - La fortuna di Tacito

L autore Tacito Fino a noi La fortuna di Tacito Tacito: maestro nell analisi dei meccanismi del potere. Nell antichità A dispetto degli entusiastici giudizi del contemporaneo e amico Plinio il Giovane (come quello di Epistulae VII, 33: «prevedo, e il mio presentimento non mi inganna, che le tue Historiae saranno immortali ), la fortuna di Tacito nell antichità fu sorprendentemente limitata: a influire negativamente sulla ricezione dello storico furono da una parte la sua esclusione dal canone degli autori studiati nelle scuole, motivata dall estrema complessità del suo stile, e dall altra il mutamento dei gusti letterari, che finì per favorire Svetonio sul piano dei contenuti (dal momento che le sue Vite dei Cesari coincidevano in larga parte col periodo narrato negli Annales e nelle Historiae) e Livio su quello linguistico e didattico. Già nel III secolo d.C. l imperatore Tacito se si dà credito a una notizia riportata dall Historia Augusta ordinò che le opere dello storico suo omonimo, del quale si vantava di essere un discendente, fossero copiate per essere salvate dall oblio; al di là della verosimiglianza dell episodio, esso rivela in ogni caso lo scarso interesse che Tacito suscitava già a quella altezza cronologica. Nella tarda antichità l unico tentativo programmatico di riallacciarsi al precedente di Tacito fu quello messo in atto nel IV secolo da Ammiano Marcellino, che nei suoi Rerum gestarum libri raccontò la storia di Roma a partire dal 96 d.C., vale a dire dal punto in cui si concludevano le Historiae, fino al 378. L oblio medievale e la riscoperta Le ultime testimonianze dirette della conoscenza di Tacito intorno alla fine del mondo antico ci giungono da autori come san Girolamo, Orosio e Sidonio Apollinare; da quel momento in poi Tacito sembra cadere in un oblio pressoché totale, e la sua lettura può essere soltanto ipotizzata sulla base di indizi indiretti. Questo oblio durò praticamente per tutto il Medioevo; unica (e per noi decisiva) eccezione è la copia di quei manoscritti che ancora oggi Pagina del codice Mediceo secondo contenente il capitolo 44 del libro XV degli Annales di Tacito. rappresentano le nostre uniche fonti dirette delle sue opere, come i due codici conservati presso la biblioteca Laurenziana di Firenze (tradizionalmente chiamati Mediceo primo e Mediceo secondo ) che contengono rispettivamente i libri 1-6 degli Annales e i libri 11-16 degli Annales più la porzione superstite delle Historiae: il primo fu copiato nel IX secolo in Germania, il secondo nell XI secolo nell abbazia di Montecassino. Fu proprio il Mediceo secondo a essere riscoperto per primo nel decennio 1360-1370, per merito di Boccaccio o forse più probabilmente di Zanobi da Strada; seguirono a distanza di tempo le opere minori (scovate nel 1425 in un manoscritto dell abbazia di Hersfeld, in Germania, grazie all interessamento di Poggio Bracciolini) e il Mediceo primo , portato a Roma nel 1508 e pubblicato dall umanista Filippo Beroaldo il Giovane su interessamento di papa Leone X. Il Tacitismo Nonostante la grandezza di Tacito e degli umanisti che per primi riscoprirono ed emendarono le sue opere, la temperie culturale dell Umanesimo 503

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale