PLUS - L’autenticità del Dialogus de oratoribus

L ET IMPERIALE in breve Messalla attribuisce tutta la responsabilità alla progressiva corruzione dell educazione dai tempi di Cicerone in poi: ormai i giovani non trovano un terreno adatto allo sviluppo dei loro talenti, né in ambito familiare dove sono ormai venute meno le consuetudini virtuose del passato né nelle scuole di declamazione, dove si spreca il tempo in futili esercizi. Chiude il dialogo l opinione di Materno, che sposta la questione dal piano educativo a quello eminentemente politico: la grande eloquenza si alimentava in età repubblicana delle violente contrapposizioni politiche, che non di rado degeneravano nel tumulto e nella guerra civile; ma, col passaggio a un sistema di governo stabile e ordinato come quello incarnato dall impero, era inevitabile che il fuoco alla base dell oratoria repubblicana venisse meno. Materno d altra parte non esprime nostalgia per il passato, e accetta di buon grado questo prezzo da pagare in cambio della tranquillità rappresentata dalla nuova forma di governo. Fra i temi più originali L originalità del Dialogus Il tema della decadenza dell oratoria, centrale nel dibattito indel Dialogus vi sono tellettuale del I secolo d.C., era stato tra gli altri affrontato dai due Seneca, da Quintiliano l apologia della nuova (à p. 414), da Petronio (à p. 216) e dall anonimo autore greco del trattato Sul sublime; ma le oratoria e la rinuncia posizioni dispiegate da Tacito nel Dialogus in particolare l appassionata difesa della nuoall eloquenza dell età repubblicana in favore va oratoria da parte di Apro e l interpretazione politica del declino dell eloquenza nell indella sicurezza del tervento finale di Materno si distinguono dalle altre per originalità e acume. Ci si è lungaprincipato (entrambi gli mente interrogati se nelle posizioni espresse da Materno in particolare vadano riconosciute aspetti rispecchiano forse il pensiero anche quelle di Tacito; per quanto il testo del Dialogus non contenga indicazioni esplicite in dell autore). questo senso, è però innegabile che il pragmatismo politico professato dal personaggio abbia molto in comune con le posizioni espresse altrove dallo storico sulla necessità del principato come unica forma di governo in grado di garantire la stabilità e il benessere dello Stato. Il giudizio di Apro sul nuovo stile inaugurato da Seneca, d altra parte, non appare del tutto estraneo alle corde dello stesso Tacito, data la sua attività come oratore e la sua indiscutibile capacità di ricorrere ai registri stilistici più disparati. Rispetto alle altre opere, Lo stile La duttilità di Tacito scrittore emerge del resto proprio dallo stile del Dialogus, che nel Dialogus lo stile di rappresenta un caso unico nella sua produzione: l influenza del genere del dialogo ciceroniano Tacito si avvicina a quello si riverbera infatti anche sulla lingua e sul periodare dell opera, che risentono fortemente del di Cicerone, con periodi modello neociceroniano propugnato da Quintiliano, caratterizzato da un periodare ampio ampi e armoniosi e gusto per la simmetria. e armonioso con una spiccata tendenza alla simmetria e alla corrispondenza delle parti, e sono dunque lontanissimi dallo stile concentrato ed ellittico delle opere storiche maggiori. L autenticità del Dialogus de oratoribus Le peculiarità dell argomento e dello stile del Dialogus de oratoribus lo rendono un caso unico all interno della vasta produzione tacitiana; non stupisce allora che, quando nel 1425 l opuscolo emerse dall oblio in un manoscritto dell abbazia di Hersfeld (che conteneva oltre al Dialogus anche l Agricola, la Germania e il De grammaticis et rhetoribus di Svetonio), gli studiosi cominciarono presto a dubitare della sua effettiva attribuzione a Tacito, ritenendolo quasi un corpo estraneo rispetto alle opere di argomento storico. I dubbi, che si fondavano prevalentemente su considerazioni di carattere stilistico, vennero però definitivamente accantonati all inizio dell Ottocento, quando il filologo tedesco A.G. 496 Lange si accorse che in una lettera di Plinio il Giovane allo stesso Tacito (Epistulae IX, 10: poemata quae tu inter nemora et lucos commodissime perfici putas, le poesie che tu ritieni si possano comporre col massimo agio tra le selve e i boschi ) si nasconde un allusione a un passo dello stesso Dialogus (capitolo 9, 6: poe tis deserenda cetera officia utque ipsi dicunt, in ne mora et lucos, id est in solitudinem, secedendum est, i poeti devono abbandonare tutte le altre incombenze e ritirarsi, come dicono loro, tra le selve e i boschi, cioè in solitudine ): Plinio dunque conosceva sicuramente il Dialogus e ne attribuiva i contenuti a Tacito, rendendo di conseguenza sicura la paternità tacitiana dell opera.

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale