Satira ed epigramma

La satira sideri ingannevoli che caratterizzano l essere umano. Con Giovenale (I-II secolo d.C.), che per noi chiude la grande stagione della satira, i toni divengono cupi e plumbei: la società descritta da Giovenale è grottesca e viziosa, e nulla si salva. Il pensiero del tempo antico e il conseguente confronto con il tempo moderno generano in lui disgusto e nostalgia per un passato non conosciuto (e, probabilmente, del tutto inesistente, se non nell animo dei Romani più tradizionalisti). Una scena dal film Fellini Satyricon, liberamente tratto dall opera di Petronio e diretto da Federico Fellini nel 1969. Satira ed epigramma pieno di espliciti attacchi personali a personaggi anche in vista del tempo, in Orazio (65-8 a.C.) la mordacità è sostituita spesso da un andamento più riflessivo e ironico, volto a smascherare vizi e difetti della società e, in generale, dell essere umano, più che di singole persone. Maggiore aggressività si ritrova in Persio (3462 d.C.), anche per l influsso delle filosofie stoica e cinica: la sua satira ha un respiro molto ampio e ingloba soprattutto la critica alle vane preoccupazioni e ai de- L eredità della satira viene raccolta anche da altri generi: l epigramma, per esempio, può in qualche maniera valere da sostituto. Se si guarda, tuttavia, ai componimenti del principale esponente del genere, Marziale (ca 40-104 d.C.), si nota come la brevità caratteristica dell epigramma non permetta, di solito, una riflessione approfondita: l epigrammista adocchia i vizi, li descrive e li dileggia; il poeta satirico opera la stessa analisi critica delle manchevolezze umane, ma generalmente propone anche una discussione e un modello positivo. L epigramma Scrivere sopra un supporto : questo il significato del verbo greco epigràfein da cui deriva la parola epigramma. Si trattava, in origine, di brevi versi di commiato per un defunto incisi sulla lapide; rapide celebrazioni di un evento o di una vittoria; formule di dedica per un dio o un eroe; semplici sigilli di appartenenza apposti a un oggetto: questa l origine dell epigramma, una forma mutevole e adattabile ai contesti entro i quali veniva realizzata. L elemento più caratteristico è la brevità: sebbene non manchino epigrammi più lunghi, quasi sempre un epigramma si racchiude in non più di quattro o sei versi (talora due). Nella sua forma letteraria, l epigramma affronta una serie di tematiche che non trovano posto nella contingenza dell iscrizione, ma che sono proprie piuttosto di altri generi letterari: per esempio l invettiva giambica e il lamento d amore. L epigramma diviene così il tipo di poesia più adatto a fornire l istantanea di un determinato momento o di una determinata sensazione, e spesso si caratterizza per la chiusa particolarmente efficace e incisiva (di solito una battuta di spirito o comunque una sorta di sorpresa rispetto a quanto precede). In Grecia il genere fiorisce soprattutto in età alessandrina e raggiunge con Callimaco (III secolo a.C.) una delle sue vette: nella sequenza dei suoi epigrammi, il poeta è ora mordace, ora riflessivo; ora incarna il canto d amore, ora ripiega sulla consueta e tradizionale forma funeraria. A Roma i principali esponenti del genere sono Catullo nel I secolo a.C. e Marziale nel I secolo d.C.: la loro produzione epigrammatica è dominata dalla vena mordace, ma si apre anche a un ampia varietà di toni e di argomenti. Edizione degli epigrammi di Marziale pubblicata nel 1490. 485

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale