Personaggi e situazioni di un mondo paradossale

L ET IMPERIALE Personaggi e situazioni di un mondo paradossale T4 Ecco Crispino! tratto da Satire I, 4, 1-27 latino La quarta satira si apre con un attacco diretto contro l immoralità di Crispino, un egiziano che dal niente è riuscito a garantirsi con truffe e corruzione un notevole prestigio sociale, mettendosi in vista alla corte di Domiziano. Metro: esametri 5 10 Crispino in Marziale pe vo E cce te ru m Cr sp nu s, e t | e st m h sae ca ndu s Ecce iterum Crispinus, et est mihi saepe vocandus ad partes, monstrum nulla virtute redemptum a vitiis, aegrae solaque libidine fortes deliciae, viduas tantum aspernatus adulter. Quid refert igitur, quantis iumenta fatiget porticibus, quanta nemorum vectetur in umbra, iugera quot vicina foro, quas eme rit aedes? Nemo malus felix, minime corruptor et idem incestus, cum quo nuper vittata iacebat sanguine adhuc vivo terram subitura sacerdos. Sed nunc de factis levioribus. Et tamen alter si fecisset idem caderet sub iudice morum; 1-4. Ecce iterum aspernatus adulter «Ed ecco di nuovo (iterum) Crispino: devo spesso richiamarlo in causa (est mihi saepe vocandus), un mostro (monstrum) che nessuna virtù (nulla virtute) ha potuto affrancare (redemptum) dai vizi (a vitiis), un damerino rammollito (traduzione libera per aegrae deliciae: delicatezza infiacchita/malata ), forte solo nella sfrenatezza (sola libidine), un adultero (adulter) che disdegna (aspernatus) solo le donne senza marito (viduas) (trad. B. Santorelli). Giovenale introduce il personaggio di Crispino in maniera quasi teatrale, come se l avesse lasciato sulla scena da poco, e preannuncia un nuovo riferimento a quello che è definito un monstrum di perversione, soprattutto per la propensione all adulterio e il piacere smodato di commettere l illecito. Il riferimento generico viduas ( vedove , ma anche nubili ) vale per indicare più in generale tutte le donne non coniugate. mihi vocandus ad partes: perifrastica passiva con dativo d agente; vocare ad partes significa chiamare qualcuno all esposizione della propria parte, del proprio ruolo . monstrum: apposizione del soggetto (Crispinus), come anche i successivi 470 PLUS deliciae e adulter. Tutte e tre le apposizioni sono poste in forte rilievo dalla collocazione (monstrum tra due cesure, deliciae in enjambement* e prima di cesura, adulter in clausola). nulla virtute: complemento di causa efficiente dipendente da redemptum, participio perfetto di red mo. sola libidine: ablativo di limitazione. 5-10. Quid refert sacerdos Quid refert: che importa ; domanda retorica che introduce le quattro interrogative indirette che seguono, riferite tutte alle enormi ricchezze accumulate da Crispino, che si fa portare a passeggio sulla lettiga sotto immensi portici (per poter uscire anche quando piove), possiede invece di giardini dei boschi privati e ha acquistato in una zona vicina al Foro (e dunque di massimo pregio) terreni agricoli e proprietà immobiliari. quantis porticibus: iperbato* ed enjambement. iugera aedes: sono entrambi complementi oggetti di eme rit. Nemo malus incestus: questa sentenza di carattere gnomico introduce una constatazione che molto deve a un approccio di stampo stoico. idem / incestus: allitterazione* ed enjambement, che pongono in grande rilievo il secondo termine. cum quo sacerdos: l espressione terram subitura (participio futuro di sube o, sottoporsi a qualcosa, affrontare ) fa riferimento alla punizione rituale, ripristinata da Domiziano dopo le attenuazioni dei suoi predecessori: le Vestali che contravvenivano al voto di castità venivano calate e chiuse per sempre in una prigione sotterranea, in attesa di morire. La Vestale è vittata, cioè cinta dalle bende rituali portate dai sacerdoti e dalle vittime sacrificali. L ablativo assoluto sanguine adhuc vivo enfatizza il fatto che la Vestale fosse murata nella prigione da viva, perché la morte subentrava per sfinimento dopo parecchio tempo. 11-17. Sed nunc locuntur Sed nunc levioribus: è sottinteso un verbo come parlerò . Et tamen iudice morum: periodo ipotetico dell irrealtà; cade re sub iudice morum significa cadere in rovina per mano del censore , il giudice dei costumi . un allusione a Domiziano, che nell anno 85 d.C. aveva assunto la funzione di censor perpetuus (al censore spettava il compito di vigilare sul rispetto dei costumi di vita in ossequio alla moralità e alla tradizione del mos maiorum).

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale