Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 20 25 30 35 9. Ora, se non è lecito aggiungere qualche cosa a quel che è stato prima, come poter sperare nel perfetto oratore che ci proponiamo? Tanto più che tra i grandissimi finora conosciuti, non ce n è uno che non presenti qualche mancanza o menda. Ma anche quanti non si proporranno l eccellenza, dovrebbero fare a gara con loro più che imitarli pedissequamente. 10. Infatti chi gareggia per essere primo, anche se non sorpasserà il rivale, forse lo raggiungerà. Nessuno, invece, può eguagliare colui, del quale si limita in ogni caso a calcare le orme: giacché è necessario che chi segue stia sempre indietro. [ ] 12. [ ] Si tenga pure conto del fatto che i più importanti mezzi di un oratore, cioè il talento, l inventiva, la forza, la facilità di parola e tutto ciò che la tecnica non può insegnare, non possono essere imitati. 13. E per tale motivo i più, quando hanno trascelto dalle orazioni certe parole o alcune formule metriche fisse di composizione, credono di fare cosa magnifica riproducendo quel che hanno letto, mentre invece da una parte le parole cadono in disuso o diventano di moda seguendo i tempi, come quelle la cui regola più sicura consiste nell uso e che non sono buone o cattive per loro natura (si tratta, in realtà, soltanto di suoni), ma secondo che sono state usate con opportunità e proprietà o altrimenti, e dall altra la composizione non solo si adatta convenientemente ai fatti, ma è anche piacevolissima per la sua varietà. (trad. R. Faranda) Analisi dei testi Il confronto con il modello Quintiliano affronta la questione fondamentale dell imitatio, chiarendo quale valore debbano avere i modelli e quale sia il giusto modo di confrontarsi con essi: sebbene sia importante prendere a esempio chi è venuto prima, altrettanto importante è essere poi in grado di migliorare e superare il modello che si è scelto (à T7, rr. 13-16). Il rapporto con i grandi autori, infatti, deve essere inteso come una competizione costante; ci si deve confrontare con costoro senza scadere nell imitazione pedissequa, dal momento che, come dice Quintiliano, «nessuno [ ] può eguagliare colui, del quale si limita in ogni caso a calcare le orme: giacché è necessario che chi segue stia sempre indietro (à T8, rr. 23-25). Queste considerazioni acquistano pieno significato per il lettore contemporaneo soltanto a patto di tener presente che nel mondo antico la creatività artistica si esprimeva esclusivamente all interno di forme e modelli tradizionali, rigidamente consolidati. 442 Dialogare con i classici Il tipo di rapporto che Quintiliano propone di instaurare con i classici, dunque, è quello del dialogo alla pari , ovvero un rapporto in cui la voce del grande autore del passato abbia un peso corrispondente a quella dell autore che a essa si ispira. Questo modello ha il merito di valorizzare tanto l aspetto più propriamente nozionistico, che si acquisisce mediante lo studio dei testi sotto la guida del maestro, quanto le capacità più innate e istintive, ossia «il talento, l inventiva, la forza, la facilità di parola e tutto ciò che la tecnica non può insegnare (à T8, rr. 27-28), permettendo, quindi, agli intellettuali contemporanei di affermare la propria uguaglianza con i modelli classici. L equilibrio fra natura e arte Il peculiare modello di istruzione sostenuto da Quintiliano si rivela, così, in tutta la sua carica innovativa: di fianco a conoscenze che sono concepite come un sapere tecnico che può essere insegnato, troviamo delle abilità che non pos-

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Età imperiale