PLUS - Andare a scuola nell’antica Roma

L autore Quintiliano Andare a scuola nell antica Roma La scuola prima della scuola La più antica educazione romana era confinata nello spazio familiare: il bambino apprendeva prima i comportamenti e le tradizioni dalla madre e da una governante; poi era affidato al padre, che lo portava con sé nei suoi impegni quotidiani, in modo che potesse apprendere dal suo esempio e prepararsi a una vita pubblica. Questa modalità cambiò radicalmente quando Roma incontrò la civiltà greca, dalla quale riprese un nuovo approccio pedagogico. Imparare le litterae La fase iniziale dell insegnamento fu affidata quindi a un maestro (chiamato magister ludi litterarii o litterator) che curava l apprendimento della scrittura, delle prime nozioni di lingua greca e latina, e una prima informazione storico-mitologica. Questa fase preliminare poteva essere svolta privatamente (proseguendo dunque l antica usanza dell educazione all interno della casa) o in classe con altri studenti. Quintiliano, che viveva in un epoca in cui esistevano da tempo delle vere e proprie scuole pubbliche, discuteva ancora i vantaggi e gli inconvenienti delle due tipologie di insegnamento, indicando tuttavia la preferenza per un educazione condivisa: in una classe infatti si apprende non solo dalla voce del maestro, ma anche dagli errori e dai successi degli amici, e si costruiscono relazioni sociali. Le fasi avanzate Qualunque fosse la formazione elementare, verso i sette anni i giovani erano avviati alla scuola presso il grammaticus. Il grammatico si occupava di fornire, a partire dalla lettura di opere letterarie, gli strumenti per l analisi e la comprensione del testo, a livello linguistico e contenutistico. Le sue lezioni erano suddivise in quattro momenti: la lectio (da cui la nostra lezione ), in cui un testo (per esempio, un libro dell Eneide) veniva recitato dal maestro, che si soffermava a spiegare eventuali particolarità della pronuncia o del verso; l enarratio, in cui il grammaticus spiegava o parafrasava il contenuto del brano appena letto, indicando tutti gli elementi utili alla sua interpretazione; l emendatio, in cui il maestro si occupava di verificare con gli allievi che il brano letto non presentasse errori (si trattava pur sempre di una copia trascritta a mano!); lo iudicium, il momento in cui si dava una valutazione anche critica dell opera letteraria. Infine, verso i dodici anni, gli alunni che desidera- vano proseguire gli studi per intraprendere una carriera politica entravano alla scuola del rhetor, dove avrebbero approfondito sempre analizzando le opere dei grandi autori le nozioni retorico-stilistiche che avrebbero permesso loro di diventare dei perfetti oratori. La sopravvivenza del modello Questo metodo di insegnamento ebbe una grande influenza nella cultura occidentale: anche dopo la caduta dell impero romano d Occidente (476 d.C.) e l avvento dei regni romano-barbarici, quando le scuole pubbliche vennero chiuse e la missione educativa fu portata avanti nuovamente all interno delle famiglie o dalle istituzioni ecclesiastiche, il latino venne insegnato utilizzando i testi degli antichi autori, unitamente ai commenti lasciati dagli antichi maestri. E in fondo ancora oggi alcune modalità di avvicinamento ai testi letterari sono portate avanti con la stessa impostazione: il docente propone un testo, lo spiega o ne fa la parafrasi, mettendo in evidenza i punti salienti per capire il contesto più generale. Le difficoltà dell apprendimento Certamente, però, anche se questi antichi maestri sembrano in parte simili a quelli moderni, assai diversa era la loro severità: il poeta Orazio chiama il grammatico Orbìlio con l epiteto di plagosus (lett.: colui che causa ferite ; Orazio, Epistole II 1, 68-71), ricordandone il frequente ricorso alla bacchetta sugli allievi disattenti. Ma oltre al ricordo di un ex alunno, conosciamo anche la testimonianza di un anonimo maestro della fine di IV secolo d.C., il quale dovendo spiegare la differenza tra quatenus ( dove , quando , mentre ) e quatinus ( dal momento che ), non trova esempio migliore della frase quatinus hoc sine plagis non facis, en tibi plagas!, dal momento che non lo fai senza frustate, eccoti le frustate! . à Ragazza con in mano stilo e tavoletta cerata in un affresco di Pompei, I secolo d.C. 435

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale