Tua vivit imago - volume 3

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI QUINTILIANO chiarezza armonia stile ciceroniano Lo stile dell Institutio oratoria è, coerentemente con gli intenti di Quintiliano, chiaro e armonico. La struttura dei periodi ha un evidente carattere ciceroniano, come si vede dal dispiegamento ordinato degli argomenti, esposti in una lingua perspicua e comprensibile. Tale caratteristica è evidente già nel periodo con cui si apre il brano (par. 9): l autore prima enuncia il tema (Oratorem autem institu mus illum perfectum), poi lo definisce (qui esse nisi vir bonus non potest) e infine trae le conseguenze di tale definizione (ideoque non dicendi modo eximiam in eo facultatem sed omnis animi virtutes exig mus). La stessa definizione viene ripresa e ribadita più avanti (rr. 10-13), con la medesima struttura ( non solo ma anche ): Sit igitur ora tor vir talis qualis vere sapiens appellari possit, nec moribus modo perfectus [ ], sed etiam scientia et omni facultate dicendi. Frequenti sono anche i nessi correlativi, tesi anch essi alla massima chiarezza espositiva: nec modo sed (rr. 2-3); e in generale le espressioni volte a esplicitare il legame concettuali tra due o più proposizioni: fortasse sed non ide o minus (rr. 14-15); Quod si tamen (r. 20). I TEMI DI QUINTILIANO formazione del cittadino importanza della retorica critica dei filosofi Quintiliano scrive l Institutio oratoria nell 88 d.C. quando ha ormai alle spalle una lunga carriera, iniziata come avvocato e proseguita poi come insegnante di retorica. Il trattato propone un percorso dettagliato per la formazione dell oratore e si caratterizza per un approccio didattico graduale e progressivo, che va dalle prime basi dell istruzione fino all analisi stilistica dei grandi autori del passato, impiegati per mostrare agli studenti quali siano le soluzioni stilistiche da prediligere. La vera peculiarità del suo insegnamento, tuttavia, consiste nella centralità formativa della retorica: per Quintiliano, istruire i giovani a diventare oratori non significa soltanto creare degli specialisti della parola, ma individui dotati di una preparazione completa, in grado di padroneggiare una cultura ampia ed enciclopedica. L arte oratoria, dunque, non è una disciplina tecnica, prerogativa di pochi professionisti, ma costituisce la formazione necessaria per chiunque voglia definirsi vir bonus, un concetto che va declinato nell accezione morale di buon cittadino. Tutta la teoria quintilianea sull oratoria, pertanto, si basa sulla convinzione che sia questo il percorso di studi più adatto alla formazione dell individuo, sia per le capacità pratiche che esso permette di acquisire, sia per le doti morali che consente di sviluppare. Per questa ragione non deve stupirci il duro attacco che Quintiliano sferra contro i filosofi (rr. 4-6), accusati di essere portatori di false virtù, perché costoro sono i diretti concorrenti dell oratore nell insegnamento. Nel suo tentativo di contrapporre la figura dell oratore a quella del filosofo, dobbiamo dunque vedere il tentativo di proporre un diverso modello culturale di riferimento, maggiormente coinvolto nella società, ma nello stesso tempo organico al potere imperiale. Il ceto senatorio dell epoca era infatti fortemente imbevuto di stoicismo, e proprio in questo contesto culturale si annidava il cuore dell opposizione politica e morale alla dinastia dei Flavi, come dimostrano, per esempio, le condanne a morte comminate tanto da Vespasiano quanto da Domiziano contro personaggi quali Elvidio Prisco, Erennio Senecione, Giunio Arulenio Rustico (membri di spicco dell aristocrazia senatoria, nostalgici della Roma repubblicana). Se consideriamo che verso il 94 d.C. Domiziano promosse l espulsione da Roma dei filosofi, la posizione di Quintiliano appare decisamente vicina a quella imperiale, tanto più che aveva da poco ottenuto l incarico di precettore dei nipoti dell imperatore. 427

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Età imperiale