T3 ITA - Dialogo con la Musa

L ET IMPERIALE preventiva è tanto più necessaria per via dell importanza attribuita dal princeps alla morale pubblica: Domiziano aveva infatti personalmente assunto la carica della censura nell 85 d.C., dunque poco prima della pubblicazione del primo libro della raccolta maggiore di Marziale (86 d.C.), e proprio a questo ruolo allude il poeta nel penultimo verso con l impiego del termine censura. In qualità di censore Domiziano aveva vietato la pubblicazione dei pamphlet destinati a diffamare personaggi in vista dell alta società (è Svetonio a raccontarcelo nella sua Vita di Domiziano, cap. 8): evidentemente Marziale temeva che anche i suoi epigrammi potessero essere considerati alla stregua di questi scritti diffamatori. Precedenti illustri Marziale non è il primo poeta ad avvertire la necessità di stabilire una differenza sostanziale tra attività poetica e pratica di vita. Già Catullo, nel suo Liber, si era difeso dalle accuse di impudicizia con termini simili: nam castum esse decet pium po- etam / ipsum, versiculos nihil necesse est, infatti al poeta devoto si addice l essere casto, ma non è affatto necessario che lo siano i suoi versetti (carme XVI, 5-6). Qualche decennio più tardi Ovidio, ormai esule a Tomi, nella sua lunga apologia rivolta ad Augusto aveva provato a riscattarsi agli occhi del princeps con la stessa motivazione: crede mihi, distant mores a carmine nostro: / vita verecunda est, Musa iocosa mea, credimi, i nostri costumi sono distanti dalla nostra poesia: / la mia vita è irreprensibile, la mia Musa è giocosa (Tristia II, 353-354). Come il poeta di Sulmona, Marziale indirizza la sua apologia direttamente al princeps, nel suo caso Domiziano: è per questo che il tono utilizzato è molto più vicino a quello di Ovidio che all aspra invettiva rivolta da Catullo a due detrattori della sua poesia. Il controllo più stretto esercitato sulla produzione culturale dal potere imperiale influisce dunque inevitabilmente anche sulle modalità espressive. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE T3 Dialogo con la Musa tratto da Epigrammata VIII, 3 italiano In questo componimento di carattere proemiale Marziale, giunto ormai all ottavo libro di epigrammi, riflette sul senso della sua attività poetica ribadendo i punti cardine della sua arte e il suo rifiuto di dedicarsi a generi più alti e nobili come la tragedia e l epica. L epigramma, strutturato in forma di dialogo con la musa della commedia Talìa, rivela una complessa trama di debiti letterari e ideologici . 5 «Cinque libretti potevano bastare: sei o sette sono troppi:1 che ti giova, o Musa, aggiungere altri giocosi carmi? Trattieniti e fai punto: la fama non mi può dare più nulla in aggiunta. I miei libri sono letti ovunque, e quando le pietre di Messalla2 cadranno a terra consunte dalla muffa e i superbi marmi di Licino3 saranno polvere, vi saranno ancora bocche che mi leggeranno e moltissimi forestieri porteranno con loro in patria i miei carmi . Avevo appena finito di parlare, che la nona Musa,4 che aveva la chioma e la veste imbevute di unguento, così mi rispose: «E avresti il 1. Cinque libretti troppi: Marziale si riferisce ai libri precedenti della sua raccolta, considerando i primi cinque già un numero più che sufficiente e il sesto e il settimo un aggiunta indebita; per questo chiede alla Musa di fermare la sua ispirazione, anche perché ha già raggiunto il culmine della fama. 2. le pietre di Messalla: Marco Valerio Messalla Corvino, grande militare e in- 386 tellettuale dell età augustea e mecenate del cosiddetto circolo di Messalla , si era fatto costruire uno splendido monumento funebre a cui Marziale qui allude. 3. i superbi marmi di Licino: Licino era uno schiavo di Cesare che, dopo essere stato liberato, accumulò sotto Augusto enormi ricchezze; il suo monumento funebre sulla via Salaria era celebre quanto quello di Messalla. 4. la nona Musa: Talìa, la Musa della poesia comica; Marziale la considera nona , vale a dire ultima tra le nove Muse, probabilmente in riferimento al suo ruolo di protettrice dei generi letterari più umili, mentre nel «canone tradizionale esposto dal poeta greco Esiodo nella sua Teogonìa Talìa era terza dopo Clio ed Euterpe.

Tua vivit imago - volume 3
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Età imperiale