Tua vivit imago - volume 3

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI MARZIALE struttura bipartita fulmen in clausula linguaggio solenne e ricercato L epigramma I, 24 è un ottimo esempio per comprendere le caratteristiche principali della poetica e dello stile di Marziale. Il componimento appartiene chiaramente al filone comico-realistico, con la messa alla berlina di un comportamento che il poeta considera ipocrita. L identità del personaggio descritto resta volutamente anonima, scelta che concorre a dare alla critica del suo comportamento una valenza generale, indirizzata appunto al vitium più che alla persona. Non si legge neppure una condanna esplicita: come spesso avviene nei suoi versi, Marziale si limita qui a descrivere la realtà lasciando ai suoi lettori il compito di giudicarla, una scelta che lo allontana per esempio da un poeta satirico di poco più giovane come Giovenale. Sul piano stilistico e formale l epigramma si lascia chiaramente dividere in due parti: la prima (Aspicis fronti credere, vv. 1-4) descrive l anonimo moralista facendo uso di un linguaggio alto e ricercato, che emerge da diversi elementi quali il nesso incomptis capillis (che riecheggia un passo oraziano, Odi I, 12, 41: incomptis Curium capillis, Curio dai capelli incolti ), il ricorso a termini solenni come supercilium e adsertores, la rarissima forma verbale Nol to; la seconda parte contiene invece il fulmen in clausula, la conclusione inattesa (il cosiddetto aprosdòketon*), che rovescia il quadro delineato in precedenza e si concentra tutta nelle ultime due parole dell epigramma, nupsit heri. In questo caso è dunque evidente la struttura bipartita che il poeta e filologo tedesco G.E. Lessing (1729-1781) ha individuato come elemento distintivo del genere epigrammatico e che consta di una sezione descrittiva (tesa a suscitare la curiosità del lettore) e una sezione esplicativa (à p. 408). I TEMI DI MARZIALE disvelamento dell ipocrisia ironia moralismo L ostentazione di una moralità e di un aspetto fisico arcaici aveva già al tempo di Marziale una storia piuttosto lunga nella cultura letteraria latina, così come l ironia che un simile atteggiamento spesso non supportato da un rigore all altezza delle apparenze suscitava. Infatti, fin dai tempi di Cicerone, che all inadeguatezza di un modello comportamentale ancorato al passato aveva dedicato pagine memorabili nella sua orazione Pro Caelio, passando per Orazio, Seneca e Quintiliano che nella lettera prefatoria alla sua Institutio oratoria si scagliava contro coloro che coprivano la loro immoralità con un espressione accigliata e un abito diverso da quello degli altri , questi anacronistici personaggi attiravano su di sé le risa, quando non l aperta ostilità, di chi trovava il loro comportamento del tutto inappropriato. L epigramma di Marziale trova inoltre un parallelo estremamente calzante nella seconda satira di Giovenale, i cui primi versi recitano: «Vien voglia di fuggire di qui fin oltre i confini dei Sarmati e l Oceano glaciale, ogni volta che si azzardano a dir qualcosa di moralità quelli che si fingono Curi e poi vivono in un continuo baccanale (Satire II, 1-3, trad. B. Santorelli; nota il riferimento al modello di Curio Dentato, che appare anche in Marziale). Anche in ambito greco, tuttavia, gli epigrammisti avevano preso a bersaglio l ipocrisia di un altra categoria che ben si prestava a simili accuse, quella dei filosofi: molti componimenti sul tema conservati nell Antologia Palatina mostrano significativi punti di contatto con Marziale. 384

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Età imperiale