Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 20 25 « morto il pappagallo, la più grande gloria della stirpe alata, il re delle verdeggianti plaghe orientali, che non l uccello di Giunone6 avrebbe potuto vincere in bellezza, pur con la sua gemmata coda, non l uccello del freddo Fasi,7 né quegli alati che i Numidi prendono su quando soffia l austro;8 lui il salutatore dei re, che sapeva dire il nome di Cesare e che sapeva fare ora la parte dell amico melanconico ora il commensale spensierato, e che era tanto bravo nel ripetere le parole insegnategli, sicché tu, o diletto Meliore, non eri mai solo quand era fuori di gabbia. Ma non senza gloria egli è mandato verso le ombre. Le sue tenere piume sono impregnate di assirio amomo e respirano l incenso degli Arabi e lo zafferano dei Siculi, né più sontuosamente, sfinita dalla sua inerte vecchiaia, salirà sul rogo la fenice .9 (trad. A. Traglia e G. Aricò) 6. l uccello di Giunone: si tratta del pavone. Gemmata cauda («gemmata coda ) allude agli occhi che come gemme ornano il piumaggio dell uccello. Gli occhi presenti nelle penne del pavone, secondo il mito, erano stati posti da Giunone come ricompensa per l animale che aveva sorvegliato Ia concupita da Giove. 7. l uccello Fasi: si tratta del fagiano, originario della Colchide, una regione attraversata dal fiume Fasi, il cui nome qui, per metonimia, indica il luogo di provenienza dell uccello. 8. quegli alati l austro: riferimento alla gallina faraona originaria dell area africana, terra di uccellatori. 9. sfinita la fenice: allusione al mito della fenice, che si riteneva risorgesse sempre dalle proprie ceneri, dopo aver preparato un ricco nido con spezie ed erbe profumate. Il nido costituiva il luogo nel quale avveniva la morte e poi il passaggio alla nuova vita: in esso moriva la fenice e da esso spiccava il volo l uccello rinato. Analisi del testo La struttura e il tono del componimento L elogio del pappagallo morto improvvisamente è sviluppato da Stazio in maniera tripartita: alle rr. 1-7 è inserito il lamento e il compianto per la morte; alle rr. 8-19 campeggia l esternazione del lutto; alle rr. 20-29 è inserito il canto funebre che gli uccelli dovranno apprendere per celebrare la morte di un loro simile. All interno del componimento, si aprono poi singole scene, come il riferimento iniziale al banchetto allietato dal pappagallo o la piccola èkphrasis descrittiva sulla gabbietta del pappagallo, costruita con materiale pregiato e colta con tratti umanizzanti, nella tristezza dell esser rimasta vuota senza il suo gioioso abitante. L insistenza con toni quasi eroici sulla figura della bestiola e sul mondo dei morti che la attende non hanno funzione ironica o intento paradossale: si rintraccia una forma di genuinità nei toni affettuosi e nell intento di consolare Meliore della perdita dell amico che continuerà a vivere nell aldilà. Il riferimento alla leggenda della trasformazione in uccello dell amico di Fetonte, Cycnus, perché potesse rimanere 362 per sempre insieme a lui, è introdotto per creare una forma di confronto nobilitante tra il pappagallo e il cigno. L insistenza sull allegria portata dal pappagallo è funzionale, nell insieme, a creare un effetto di contrasto con il compianto che segue. Nel terzo quadro narrativo (rr. 20-29) infatti i toni eroici e il pianto per la morte della bestiola si sovrappongono all elogio delle sue capacità. Si inserisce qui un canto nel canto, perché il poeta invita gli uccelli (quelli più famosi per le capacità canore) a elogiare degnamente il loro consimile. quindi proprio il canto il motivo cardine della silva, che gioca sulla presenza/assenza di esso: il canto spento dalla improvvisa morte risuona ancora nella memoria dei convitati e sembra riecheggiare nella gabbietta lasciata vuota e ora muta, in silenzio perché ormai disabitata. Il canto è il mezzo con il quale si compiange il pappagallo che non potrà cantare più, ma è a sua volta lamento espresso dagli uccelli suoi simili, specie celebri e apprezzate proprio per la loro capacità canora.

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Età imperiale