Tua vivit imago - volume 3

L autore Stazio 15 valore italico e il greco,11 e per cui fiorisce a gara il doppio alloro,12 onor dei vati e dei condottieri (da tempo il primo si rammarica di dover cedere all altro), voglimi scusare e permettimi di cimentarmi, per qualche tempo, non senza trepidazione, in questa arena.13 Già da lungo tempo penso alle tue gesta, ma non ancora mi sento sicuro dei miei cimenti: il poema sul grande Achille sarà come il preludio al canto delle tue imprese.14 (trad. A. Traglia e G. Aricò) 11. il valore italico e il greco: la critica tende a vedere in questa espressione un allusione al concorso che Domiziano istituì nell 86 d.C. e che prevedeva anche una gara di produzione in prosa greca e latina. 12. il doppio alloro: l immagine del «doppio alloro si riferisce alla fama di Domiziano sia come abile soldato e condottiero, sia come letterato e protettore delle arti. La fama di Domiziano in ambito letterario è testimoniata per esempio da Tacito (in Historiae IV, 86, 2), ma si trova anche in Svetonio (nella vita di Domiziano, II, 2-4). Stazio approfondisce il dettaglio indicando tra parentesi come l imperatore abbia sempre coltivato questa attitudine in parte oscurata dall altra , cioè dalla gloria militare, che necessariamente è dominante per il ruolo che Domiziano ricopre. 13. voglimi scusare... arena: inizia qui la recusatio e al contempo l excusatio del poeta, il quale invoca il perdono dell imperatore perché ancora una volta non si dedicherà alle sue lodi, ma a quelle di un altro soggetto (in questo caso Achil- le). L impresa del canto è paragonata alla gara nel circo, cui Stazio allude con l immagine della polvere (cioè dell atleta che combatte nella polvere cercando a fatica la vittoria). 14. il poema... imprese: dichiarazione programmatica con la quale il poeta annuncia di voler mantener fede alla promessa di cantare le gesta di Domiziano: un opera per la quale l Achilleide è solo un esercizio preparatorio. Analisi del testo L incipit del poema Sin dal primo verso, Stazio indica al lettore il soggetto dell intera opera: Achille. A differenza della Tebaide, l autore dichiara che il poe ma è incentrato su un personaggio, del quale non si fa direttamente il nome, preferendo sottolineare, tramite una perifrasi, la natura eroica e il rapporto di parentela con Giove Tonante. In relazione alla natura semidivina e alla discendenza dell eroe da Giove, il poeta allude all impossibilità per Achille di succedere nel regno del cielo al padre, perché figlio della ninfa Teti che, secondo la profezia, Giove se non voleva essere privato del potere celeste non avrebbe dovuto sposare. Ci si può chiedere perché l autore abbia sentito l esigenza di far sfoggio di questo dettaglio del mito proprio nei primi versi nella sezione della protasi che ha una funzione programmatica specifica. Una possibile risposta è data dal fatto che Stazio intende «raccontare tutta la storia dell eroe e soprattutto le sue imprese; queste gli sarebbero valse senza dubbio la conquista del potere del regno del cielo per la sua natura di semidio e il suo valore. Il dettaglio erudito non è così fine a sé stesso, ma si in- tegra in maniera implicita agli intenti della narrazione sia perché è strettamente legato alla madre di Achille, Teti, e all impossibilità di una sua unione legittima con Giove per colpa della profezia, sia perché il coraggio e il valore che il giovane Achille dimostra fin da subito avrebbero senza dubbio avverato la successione al potere dell Olimpo. Il confronto con i poemi omerici Inizialmente il poeta insiste sul contenuto del testo, dando particolare risalto al confronto con l opera omerica. Il riferimento alla produzione del padre della poesia epica anticipa l esposizione della materia e consente a Stazio di porsi idealmente sullo stesso piano dell illustre predecessore, ma come primo autore a narrare l intera vicenda di Achille, rivendicando in maniera raffinata la novità della propria opera. Con tale rivendicazione inizia l esposizione dell argomento del canto, in linea con la struttura topica della protasi: un canto che non si fermerà a quanto narrato da Omero, ma andrà ben oltre. 359

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Età imperiale