Tua vivit imago - volume 3

L INCONTRO CON L AUTORE LO STILE DI STAZIO enfasi esasperazione artificiosità Il passo costituisce un esempio dello stile epico di Stazio. In pochi versi si concentra infatti una serie di schemi retorici, ai quali l autore ricorre frequentemente nella sua opera per rendere l esasperato furor che muove tutta l azione tragica della lotta fratricida di Etèocle e Polinìce. Stazio introduce elementi che denotano il crescendo del desiderio di vendetta e di battaglia servendosi di similitudini con il mondo animale (ai vv. 15-16 gli avversari sono paragonati a tigri e leoni feroci, mentre più avanti, ai vv. 27-31 qui omessi, i Tebani che si slanciano per andare a recuperare il corpo di Tìdeo e vendicarsi sono come sciami di uccelli immondi che si precipitano per cibarsi di cadaveri) e movimentando la scena con un inserto dialogico nel quale il rex Etèocle incita a dar seguito ai propositi di vendetta (vv. 12-20). Anche grazie all inserimento di questo intervento di Etèocle, il tono d insieme tende all enfasi e, in generale, i versi mostrano l attitudine nella Tebaide a un esasperazione e a un artificiosità dell immagine. Il richiamo tematico all episodio dell uccisione di Melanippo e al gesto esecrabile di Tìdeo, che per vendetta divora il capo mozzato del nemico, avviene ai vv. 8-11, che racchiudono gli elementi chiave per comprendere l imminente inasprimento dello scontro: nel v. 8 campeggia l immagine del corpo profanato di Melanippo (profanatum Melanippi funus), quasi un padre eroe per i compagni, che reagiscono come se si trattasse di vendicare il corpo e il sepolcro dei padri dati in preda a mostri crudeli (v. 11). Furor e vendetta emergono dunque non come sentimenti individuali di commilitoni che cercano una rivalsa, bensì come sentimenti collettivi, e la vendetta di Melanippo diventa simbolicamente vendetta per tutta la patria che subisce l attacco nemico. In questo senso la selezione lessicale (insurgunt stimulis, v. 10; accendit, v. 12) enfatizza con un climax ascendente il ribollire d ira che sprona l esercito all azione, un azione resa ancora più drammatica perché condotta sì verso uno schieramento rivale, ma che appoggia Polinìce, altrettanto legittimato al regno di Tebe. L artificiosità di questi versi mira così a rendere chiaro al lettore come nella furiosa foga alle armi, innescata dalla volontà di vendicare l uccisione e il nefasto scempio del cadavere dell eroe Melanippo, si mescolino sentimenti personali e collettivi e un triplice odio: tra nemici (Tebani e Argivi), tra Tebani (esercito tebano contro il tebano Polinìce) e tra fratelli (Etèocle e Polinìce). I TEMI DI STAZIO violenza vendetta fascino per il mostruoso Nel passo sono concentrati i motivi fondamentali attorno ai quali Stazio sviluppa la trama. Al v. 8 la vendetta e l empietà a partire dalla rievocazione dell atto mostruoso di Tìdeo (narrato nell ottavo libro à T3) si combinano con l incredulità per lo scempio perpetrato: si enfatizza così, nella pronta reazione dei soldati, la presenza del terribile fascino del perverso e del mostruoso che caratterizza il piatto profilo psicologico dei protagonisti, ridotti al rango di bestie feroci. Questi perdono la loro identità e il furor che li muove contagia l intero esercito; in questo senso la reazione dei Tebani consente a Stazio di amplificare e deformare tutta la scena che, a sua volta, innesca un altra empia azione, quella della ricerca del cadavere dell avversario Tìdeo, dando inizio a una nuova sacrilega impresa. Quest ultima è suggerita da Stazio attraverso la similitudine con lo stormo di uccelli ricordata sopra. Nella sua brevità il passo offre un esempio del gusto macabro e dell orrido, che si nota in particolare nei vv. 18-19 con il dettaglio ripugnante del sangue dolciastro del quale Tìdeo si è cibato. Un altro elemento tematico è la potenza della persuasione attraverso grandi discorsi rivolti dai capi agli schieramenti: un dato sul quale il poeta insiste inserendo allocuzioni dirette (vv. 12-20) volte ad amplificare la spirale di violenza e ad accentuare l elemento patetico, che si accompagna all esasperazione del cieco odio che muove l azione. 346

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Età imperiale