LA TEBAIDE

L autore Stazio in breve pubblicazione risale con ogni probabilità a fasi differenti a partire dal 92 d.C. Stando alle testimonianze delle Silvae e ai versi di Giovenale (à p. 450), egli compose anche un De bello Germanico (poema storico relativo alle vittorie riportate dall imperatore Domiziano) e una pantomima intitolata Aga ve: entrambe queste opere non ci sono pervenute. PLUS LA TEBAIDE La trama della Tebaide Argomento e struttura La Tebaide, poema epico in dodici libri, la cui composizione è collocabile verosimilmente tra l 80 e il 92 d.C., narra le vicende della casa regnante tebana, ripercorrendo la lotta fratricida di Etèocle e Polinìce (à vedi sotto), e costa al poeta ben dodici anni di fatica. L opera fu oggetto, in tempi e con modalità differenti, di letture pubbliche. Il metro adottato è quello epico per eccellenza, l esametro, mentre il taglio mitologico utilizzato da Stazio costituisce un elemento di distinzione rispetto all Eneide di Virgilio e al Bellum civile di Lucano (à p. 183). Stazio narra infatti un mito tebano, che non riguarda la storia di Roma: né la storia mitica dell Urbe e dei suoi primordi da Enea, soggetto del poema virgiliano, né la storia vissuta , come le guerre civili che costituivano la materia dell opera di Lucano. I due fratelli Etèocle e Polinìce, figli di dipo, avevano stabilito di regnare su Tebe ad anni alterni, ma il primo aveva invece esiliato il secondo; quest ultimo chiama ad aiutarlo altri comandanti greci e muove guerra al fratello: moriranno entrambi, uccidendosi a vicenda nel corso di un duello. Il nuovo re Creonte proibisce di dare sepoltura ai nemici morti, ma il re di Atene Tèseo lo sconfigge e lo uccide, riportando infine la pace. Il racconto è organizzato in due blocchi, ciascuno di sei libri: nei primi sei sono narrati gli antefatti, i preparativi del conflitto e il viaggio di Polinìce e dei suoi alleati verso Tebe; nella seconda parte sono esposte invece le La Tebaide è un poema epico in 12 libri sul mito tebano e sul conflitto tra i fratelli Etèocle e Polinìce; i primi 6 libri (metà odissiaca ) presentano il viaggio dell esule Polinìce verso Tebe, gli ultimi 6 (metà iliadica ) la guerra vera e propria. gr ce loqui I Sette a Tebe nei tragici greci (e latini) La storia della famiglia dei Labdàcidi (i discendenti di Làbdaco, nipote del fondatore della città di Tebe, Cadmo) aveva alimentato una ricca produzione letteraria in Grecia. In particolare è con dipo, il figlio di Laio (quest ultimo figlio di Làbdaco), che il nefas ( delitto, nefandezza ) entra nella casata. Accanto al famoso mito di dipo (invaghito della madre Giocasta, assassino del padre e vittima egli stesso del fato), è la storia dei figli Etèocle e Polinìce e del destino della città a polarizzare l attenzione di poeti epici e tragici, molto più degli antichi miti di fondazione e degli antefatti relativi a Cadmo e alle sue imprese. I primi poemi greci (Edipodia, Tebaide, Epigoni) del cosiddetto ciclo tebano sono collocati dalla critica tra VIII e VII secolo a.C., mentre i testi più diffusi e sui quali si esercita la rielaborazione letteraria successiva sono le tragedie di Eschilo (Sette contro Tebe), di Sofocle ( dipo re, dipo a Colono, Antìgone), e di Euripide (Fenicie, Supplici). Questi sono i testi a noi pervenuti, ma testimonianze antiche indirette danno la misura della diffusione della rielaborazione letteraria del mito. In ambito latino, oltre ad Accio (ca 170-84 a.C.), del quale rimangono frammenti di drammi, l unico autore che prima di Stazio sviluppa il tema in maniera più estesa è Seneca nelle tragedie Oed pus e Phoenissae (à p. 70). L impostazione delle tragedie di Seneca e l impatto del devastante furor che muove l azione rendono il modello particolarmente caro a Stazio, il quale si confronta con molteplici fonti e con una tradizione molto antica e vasta, ma secondo gli studi della critica sembra privilegiare come referenti Euripide e Seneca. 335

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale