Tua vivit imago - volume 3

Il contesto letterario La letteratura all'apogeo dell'impero 10 15 20 25 30 35 40 45 trattati alla stessa stregua degli adulti che hanno raggiunto il fiore della forza; se sia d uopo dimostrarsi indulgenti davanti al pentimento, oppure se a chi sia stato effettivamente cristiano non serva a nulla l avervi rinunciato; se si debba punire il nome in se stesso, anche quando sia immune da turpitudini, oppure le turpitudini connesse con il nome. Provvisoriamente, a carico di coloro che mi venivano denunciati come cristiani, ho seguito questa procedura. Li interrogavo direttamente se fossero cristiani. Se confessavano, li interrogavo una seconda volta e una terza volta, minacciando loro la pena capitale: se perseveravano, ordinavo che fossero messi a morte. Ero infatti ben convinto che, qualunque fosse l argomento della loro confessione, almeno la loro caparbietà e la loro inflessibile cocciutaggine dovevano essere punite. Ci sono stati degli altri, affetti dallo stesso genere di frenesia, che, nella loro qualità di cittadini romani, ho condannato ad essere trasferiti a Roma. Ben presto, siccome il rimestare tali questioni produsse automaticamente, come ovvia conseguenza, un accrescersi delle imputazioni, mi sono trovato dinanzi ad un certo numero di situazioni particolari. Si pubblicò un manifesto anonimo che conteneva un elenco di molti individui. Mi parve conveniente rimandare in libertà quelli che negavano di essere cristiani o di esserlo stati, quando invocavano gli dei ripetendo le frasi che io formulavo per primo e veneravano, con un sacrificio d incenso e di vino, la tua immagine che a questo fine avevo fatto portare insieme alle statue degli dei, ed inoltre quando lanciavano imprecazioni contro Cristo: sono tutti atteggiamenti ai quali è opinione comune che non si possano indurre quanti sono effettivamente cristiani. Altri, che erano stati denunziati da un delatore, dapprima proclamarono di essere cristiani, ma poco dopo lo negarono: lo erano bensì stati, ma avevano smesso di esserlo, alcuni da tre anni, altri da un numero d anni ancora maggiore, qualcuno addirittura da venti. Anche tutti costoro espressero la loro venerazione alla tua immagine e alle statue degli dei e lanciarono imprecazioni contro Cristo. Attestavano poi che tutta la loro colpa, o tutto il loro errore, consisteva unicamente in queste pratiche: riunirsi abitualmente in un giorno stabilito prima del sorgere del sole, recitare tra di loro a due cori un invocazione a Cristo considerandolo dio ed obbligarsi con giuramento, non a perpetrare qualche delitto, ma a non commettere né furti, né aggressioni a scopo di rapina, né adulteri, a non eludere i propri impegni, a non rifiutare la restituzione di un deposito, quando ne fossero richiesti. Dopo aver terminato questi atti di culto, avevano la consuetudine di ritirarsi e poi di riunirsi di nuovo per prendere un cibo, che era, ad ogni modo, quello consueto e innocente; avevano però sospeso anche quest uso dopo il mio editto con il quale, a norma delle tue disposizioni, avevo vietato l esistenza di sodalizi. Ciò tanto più mi convinse della necessità di indagare che cosa ci fosse effettivamente di vero, attraverso due schiave, che venivano chiamate diaconesse, ricorrendo anche alla tortura. Non ho trovato nulla, all infuori di una superstizione balorda e squilibrata. Pertanto ho aggiornato l istruttoria e mi sono affrettato a chiedere il tuo parere. Mi è parsa infatti una questione in cui valesse la pena di domandare il tuo punto di vista, soprattutto 323

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Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale