Tua vivit imago - volume 3

L ET IMPERIALE 50 55 60 65 70 in considerazione del gran numero di coloro che sono coinvolti in questo pericolo: molti di ogni età, di ogni ceto sociale, perfino di entrambi i sessi vengono trascinati, e lo verranno ancora, in una situazione rischiosa. L epidemia di questa deleteria superstizione è andata diffondendosi non solo negli agglomerati urbani, ma anche nei villaggi e nelle campagne; però sono d avviso che si possa ancora bloccare e riportare sulla giusta via. Almeno risulta assodato che i templi, i quali erano ormai quasi ridotti all abbandono, hanno ricominciato ad essere frequentati, che le cerimonie sacre, da lungo tempo sospese, vengono di nuovo celebrate e che, un po dovunque, si vende la carne delle vittime, per la quale finora capitava assai raramente di trovare un compratore. Da questi fatti risulta facile pensare quale massa di gente possa essere ricuperata dall errore, qualora le si lasci la possibilità di ravvedersi. Traiano a Plinio. Caro Plinio, la pista che hai seguito nell istruire i processi contro quelli che ti sono stati deferiti come cristiani è proprio quella alla quale dovevi attenerti. Non si può infatti stabilire una norma generale che assuma quello che si potrebbe chiamare un carattere rigido. Non si deve prendere l iniziativa di ricercarli; qualora vengano denunciati e convinti, bisogna punirli, con quest avvertenza però, che, chi neghi di essere cristiano e lo faccia vedere con i fatti, cioè tributando atti di culto ai nostri dei, quantunque per il passato abbia suscitato sospetti, ottenga indulgenza in grazia del suo ravvedimento. Riguardo poi alle denunce anonime, non debbono essere prese in considerazione in nessun procedimento giudiziario: testimoniano una prassi abominevole che non s addice per nulla ai nostri tempi. (trad. F. Trisoglio) Analisi del testo La diffusione di una pericolosa superstitio Questo scambio epistolare è per i moderni una straordinaria testimonianza storica: a quanto sappiamo, infatti, Plinio il Giovane fu tra i primissimi autori della letteratura latina, probabilmente il primo in assoluto, a parlare di Cristo e della diffusione del suo culto. L epistola all imperatore Traiano venne composta da Plinio nel 112/113 d.C., quando egli ricopriva la carica di governatore della provincia di Bitinia, in Asia Minore, e costituisce un significativo indizio di una precocissima propagazione del cristianesimo nelle regioni orientali dell impero. Trovatosi di fronte alla necessità di giudicare i seguaci di quella che considera soltanto una malvagia superstitio, poiché a quel tempo le persecuzioni contro i cristiani si limitavano a processi intrapresi dai magistrati locali dietro de- nuncia di privati cittadini, Plinio si domanda se il suo operato sia legittimo, sottoponendo direttamente all imperatore i suoi dubbi, ovvero se si debba tenere in considerazione l età degli imputati e ritenere valida una loro eventuale abiura, se si debbano esaminare anche le denunce anonime e, soprattutto, se si debba giudicare e punire i cristiani se abbiano commesso dei crimini o per il solo fatto di essere cristiani. La risposta di Traiano che, per la sua concisione, manifesta forse una certa insofferenza nei confronti dell eccessiva scrupolosità di Plinio si distingue per l atteggiamento imparziale e misurato adottato dall imperatore, fermo restando il deciso divieto di professare la nuova religione. Mettiti alla prova Laboratorio sul testo ONLINE 324

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Età imperiale