T4 ITA - La natura matrigna: la fragilità dell’uomo

Il contesto letterario La letteratura all'apogeo dell'impero che è veramente suo, cioè alla sostanza espressiva della sua prosa. [ ] Plinio dimostra di essere qualcosa di più del compilatore dal gusto immaginoso che si dice di solito, e si rivela uno scrittore che possiede quella che sarà la dote della grande prosa scientifica: rendere con nitida evidenza il ragionamento più complesso traendone un senso d armonia e di bellezza (Il cielo, l uomo, l elefante, in Gaio Plinio Secondo, Storia Naturale, a cura di G.B. Conte, Einaudi, Torino 1982). Ciò induce noi moderni, molto distanti temporalmente dall autore latino, a riflettere sull importanza della divulgazione scientifica nella nostra epoca. Avvia un dibattito con i tuoi compagni di classe su questo argomento, servendoti delle seguenti domande come punto di partenza: ritieni che in Italia i mezzi di informazione sappiano catturare l interesse del pubblico comunicando in modo corretto, chiaro e persuasivo? Che cosa si potrebbe fare per migliorare la divulgazione scientifica e prevenire la diffusione di informazioni scorrette e di fake news? T4 La natura matrigna: la fragilità dell uomo tratto da Naturalis historia VII, 1-5 italiano Il brano che segue, con il quale Plinio il Vecchio apre il libro VII, dedicato all antropologia, è uno dei passi più famosi della Naturalis historia: l autore mette in luce come l uomo, alla nascita, sia l essere più fragile e indifeso tra tutti quelli creati dalla natura. 5 10 15 20 1. Cominceremo a buon diritto dall uomo, in funzione del quale sembra che la natura abbia generato tutto il resto. Ma essa ha preteso, in cambio di doni così grandi, un prezzo alto e crudele, fino al punto che non è possibile dire con certezza se essa sia stata per l uomo più una buona madre o una crudele matrigna. 2. In primo luogo lo costringe, unico fra tutti gli esseri viventi, a procacciarsi all esterno i suoi vestiti. Agli altri, in vario modo, la natura fornisce qualcosa che li copra: gusci, cortecce, pelli, spine, peli, setole, piume, penne, squame, velli; anche i tronchi degli alberi li protegge dal freddo e dal caldo, con uno e talora due strati di corteccia. Soltanto l uomo essa getta nudo sulla nuda terra, il giorno della sua nascita, abbandonandolo fin dall inizio ai vagiti e al pianto e, come nessun altro fra tanti esseri viventi, alle lacrime, subito, dal primo istante della propria vita; invece il riso, per Ercole, anche quando è precoce, il più rapido possibile, non è concesso ad alcuno prima del quarantesimo giorno. 3. Subito dopo il suo ingresso alla luce, l uomo è stretto da ceppi e legami in tutte le membra, quali non si impongono neppure agli animali domestici. Così lui, che ha aperto gli occhi alla felicità, giace a terra con mani e piedi legati, piangente lui, destinato a regnare su tutte le altre creature e inaugura la sua vita fra i tormenti, colpevole solo di esser nato. Che stoltezza quella di chi, dopo inizi siffatti, si ritiene destinato ad imprese superbe! Il primo barlume di vigore, il primo dono che il tempo gli concede lo rendono simile a un quadrupede. Quando comincia a camminare e a parlare come un uomo? Quando la sua bocca diventa adatta a prendere il cibo? Quanto a lungo resta molle la sua testa, segno della massima debolezza fra tutti gli esseri viventi! E poi le malattie, e le tante medicine escogitate contro i mali, ma anch esse vinte ben presto da nuove sciagure! 313

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale