T2 ITA - Il dissidio interiore di Medea

L ET IMPERIALE T2 Il dissidio interiore di Medea tratto da Argonautica VII, 305-337 italiano In questo brano, tratto dal libro VII degli Argonautica, Medea, in un tormentato monologo interiore, si chiede se debba cedere alla passione amorosa che prova nei confronti di Giàsone o se sia preferibile, pur di non tradire il padre e la patria, abbandonarsi alla morte. 305 La fanciulla, lasciata sola, ha paura e si guarda intorno dappertutto e non riesce a lasciare la reggia. D altronde la incalza l amore crudele, il pensiero di Giàsone destinato a morire e le parole udite più gravi si fanno nel suo cuore. Che fare? Vede se stessa scellerata tradire il padre per un uomo 310 straniero e si prospetta la fama dei suoi misfatti e col suo pianto stanca i celesti, stanca gli dei degli inferi; batte la terra e tra le mani adunche emette rochi suoni, invocando Dite e la signora della notte, che finalmente le vengano in aiuto con la morte e facciano perire al tempo stesso 315 l uomo che l ha resa folle; ora chiede furiosa all assente Pelia perché voglia mandare in rovina il giovane, spinto da tanto odio. Spesso decide di promettere il suo aiuto allo sventurato, poi si pente e si risolve piuttosto a morire con lui; e proclama di non volersi assoggettare per sempre a una turpe 320 passione, che mai con le sue forze darà aiuto ad uno sconosciuto; e rimane prostrata sul letto, quando ancora le sembra di sentire un richiamo e, spinte le imposte, le porte cigolano. Poi, quando avverte d essere preda d un qualche nume, e che ogni senso di pudore che prima la frenava s è dissolto, 325 allora entra nel vano segreto della stanza, cercando quali magie conosca più efficaci per aiutare il re della nave emonia. E, appena da lontano le stanze che esalavano filtri magici e le porte sinistre si aprirono ed ebbe di fronte tutti i rimedi, quelli che aveva sottratto al mare, all Ade profondo, 330 e quelli strappati dal volto cruento della Luna, «Dunque seguiterai disse «o permetterai una simile infamia, mentre possiedi tanti filtri mortali e celeri rimedi per sfuggire a tale misfatto? . Così dicendo, scruta intorno con gli occhi, cercando invano il veleno che agisca più rapidamente, 335 esita e, proprio sulla soglia della morte, trattiene l ira. O luce troppo cara, quanto più cara proprio nell ora della morte. S arrestò e si stupì del suo delirio. (trad. F. Caviglia) 306

Tua vivit imago - volume 3
Tua vivit imago - volume 3
Età imperiale